>>>ANSA/ LAVORO:SALE GAP SALARI-PREZZI,MAI COSI’POVERI DA 16ANNI
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fonte:
- Ansa
ISTAT,GIU’POTERE ACQUISTO;IN 4,1 MLN ASPETTANO RINNOVO CONTRATTO
ROMA
(di Marianna Berti) (ANSA) – ROMA, 26 GEN – Frenano i salari, crescono i prezzi, e l’Italia sembra essere tornata a metà degli anni ’90, agli albori della seconda repubblica, quando l’euro non era ancora moneta e si spendevano le lire. La crescita dei salari – rivela infatti l’Istat – ha toccato i livelli più bassi da dodici anni e il divario con il costo della vita si è allargato sempre di più, portando il Paese indietro di ben sedici anni. I numeri registrati dall’Istat parlano chiaro: le retribuzioni contrattuali orarie a dicembre salgono appena dell’1,4% su base annua e restano ferme rispetto a novembre: per trovare un dato peggiore bisogna tornare al marzo del 1999. E intanto i prezzi si mantengono su livelli alti (+3,3%). Ecco che la forbice tra stipendi e prezzi si allarga fino a raggiungere la distanza maggiore dall’agosto del 1995. Non è solo dicembre a riservare ‘brutti’ numeri: se si guarda a tutto il 2011 il risultato non cambia, con i record che coincidono perfettamente. I salari salgono solo dell’1,8%, come non accadeva dal ’99 e lo ‘spread’ con l’inflazione è ai massimi dal ’95. E le aspettative per l’anno appena iniziato non sono incoraggianti, con la fiducia dei consumatori che a gennaio rimane ai minimi dal 1996. La conseguenza diretta del deterioramento dei guadagni e del rincaro del costo della vita è la perdita del potere d’acquisto, ed è proprio per questa strada che avanza la povertà. D’altra parte non è solamente l’istituto di statistica a certificare uno stato di sofferenza nei bilanci delle famiglie italiane, giusto ieri la Banca d’Italia aveva stimato un rilevante calo dei redditi. La crisi ha portato a un raffreddamento dell’attività contrattuale che ha impedito molti rinnovi, congelando le buste paga in un momento in cui l’inflazione ha ripreso a galoppare, spinta dal rincaro del prodotti energetici, sui cui ha pesato anche il rialzo delle accise per i carburanti, e dall’incremento dell’Iva. Con riferimento a dati aggiornati a dicembre (resta incluso l’accordo per i bancari), l’Istat registra 4,1 milioni di lavoratori con il contratto scaduto, di cui ben 3 milioni sono dipendenti statali, toccati dal blocco del rinnovo. E chi continua a lavorare con un vecchio accordo, per vederselo aggiornare deve in media aspettare oltre due anni. Dai consumatori arrivano commenti preoccupati: secondo l’Osservatorio di Federconsumatori, per una famiglia media monoreddito che percepisce 1.500 euro al mese il calo del potere di acquisto è pari a 342 euro l’anno. Sulla stessa linea il Codacons, che lamenta come "i salari non siano stati salvaguardati dai rincari". Ai dati dell’Istat reagiscono anche i sindacati, con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che per far ripartire le buste paga propone "un patto sociale per la crescita, il lavoro e l’equità". In allarme anche l’Ugl: per il segretario generale Giovanni Centrella "L’Italia senza ceto medio non ce la può fare". (ANSA).
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