30 Aprile 2011

>>>ANSA/ FIAMME DIVENTANO HACKER, SI BLOCCA SERVER ARUBA

PRINCIPIO INCENDIO OSCURA MIGLIAIA SITI,MA ‘SALVO’ ROYAL WEDDING

(ANSA) – AREZZO, 29 APR – Una parte della rete è stata
oscurata. Non dalla censura, non da un attacco di hacker. Il
‘mostro’ che ha mandato in tilt migliaia di siti e bloccato la
posta elettronica, causando un blackout record per la rete
italiana, è il surriscaldamento di un gruppo di continuità
elettrica che ha generato un principio di incendio. E’ accaduto
nella ‘server far’ di Aruba primo provider di servizi internet
in Italia.
Tutto è cominciato la scorsa notte, intorno alle 4,30,
quando i vigili del fuoco sono intervenuti nella sede aretina di
Aruba, in via delle Biole. E il risveglio per molte aziende e
siti d’informazione locale è stato da incubo. Impossibile
aggiornare i siti, impossibile usare la posta elettronica. Tutto
fermo, tutto bloccato e la notizia del guasto è corsa sulla
parte della rete non gestita da Aruba. E’ stata la stessa
azienda, comunicando attraverso Twitter, a informare i clienti
di ciò che stava accadendo. Un principio d’incendio ha
coinvolto la zona delle ‘ups’ (le periferiche), “ma le sale
dati non hanno subito danni. E’ stato attivato l’ energit power
off togliendo energia alla struttura. I tecnici stanno lavorando
per ripristinare la situazione”.
Il blackout ha però risparmiato i siti dei principali mass
media e così i ‘naviganti’ hanno potuto assistere al royal
wedding di William e Kate sfruttando quella parte di rete che
non è ‘gestita’ da Aruba, con contatti da primati. Poi,
lentamente, ma in modo costante e progressivo, i tecnici di
Aruba hanno ripristinato la funzionalità del server e prima due
delle tre sale dati hanno ripreso a funzionare, poi – intorno
alle 16 – tutto ha ripreso a funzionare. E l’ annuncio è stato
dato dalla stessa Aruba, sempre attraverso Twitter.
Avevano lavorato per tre ore i vigili del fuoco di Arezzo per
spegnere le fiamme che erano divampate nella ‘server farm’. E
per 12 ore hanno lavorato i tecnici dell’azienda per ridare
normalità a buona parte della rete.
Quello di oggi per Aruba non è il primo incidente di questo
tipo. Un fermo di minore rilevanza era avvenuto il 6 ottobre del
2010 a causa di un errore umano.
Per spiegare quanta parte del mondo internet è rimasto
coinvolto nell’ incidente basta elencare alcuni numeri di Aruba,
azienda fondata nel 1994 col nome Technet.it e al primo posto
non solo in Italia, ma anche nella Repubblica Ceca e nella
Repubblica Slovacca per numero di siti in hosting e di domini
registrati. Complessivamente ha 1.650.000 domini registrati e
mantenuti, 1.250.000 siti attivi in hosting, 5.000.000 caselle
e-mail gestite, oltre 10 mila server gestiti, circa 3000 metri
quadri di data center.
Utenti e aziende infuriate per il disagio subito e il
Codacons sta studiando “la possibiilità di intentare una class
action in favore dei clienti di Aruba. Si tratta di un danno
economico enorme, soprattutto per chi lavora con la posta
elettronica e per chi gestisce la propria attività attraverso
il web”. (ANSA).

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