Governo, colpo di mano sui rifiuti
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fonte:
- Italia Oggi
Allarme rifiuti. Per poche righe inserite nella legge di stabilità che non avevano dato nell’ occhio. Ad accorgersene sono stati i sindaci dell’ Emilia-Romagna, che hanno deciso la rivolta. Primo passo: una lettera indirizzata al presidente del consiglio e ai ministri allo Sviluppo economico e all’ Ambiente. Secondo passo: la sollecitazione a Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna ma anche a capo della Conferenza Stato-Regioni, affinchè affronti il problema con l’ urgenza imposta dalla discussione in parlamento, già avviata, della legge di stabilità. Ancora: la chiamata alle armi degli altri sindaci italiani. Infine, se non si otterranno attenzione e risultati, una marcia sul parlamento perché «quel provvedimento non deve passare», affermano i sindaci, i quali aggiungono che si tratta di una rivoluzione della monnezza, quindi qualcosa di assai rilevante che non può essere approvata sottobanco e senza coinvolgimento di Regioni e Comuni. In pratica oggi ogni Regione, raccordandosi coi Comuni, emana le direttive sullo smaltimento dei rifiuti nel proprio territorio, ovvero decide sulle discariche, sugli inceneritori, sulla raccolta differenziata ma anche , come spesso avviene, delibera di trattare solo i rifiuti prodotti entro i propri confini. L’ articolo 20 del collegato ambientale alla legge di stabilità, approvato dal consiglio dei ministri e all’ esame del parlamento cancella tutto questo, toglie il potere decisionale alle Regioni per centralizzarlo in capo allo Stato e consente la libera circolazione dei rifiuti. Ovvero una multiutility o un imprenditore privato potrà accogliere (e bruciare) tutti i rifiuti che vuole, provenienti da qualsiasi regione e magari anche dall’ estero, senza che la Regione e il Comune in cui l’ impianto si trova possano intervenire. Spiega il sindaco di Misano Adriatico, Stefano Giannini: «in questo modo chi è virtuoso nella raccolta differenziata e ha realizzato impianti di smaltimento diversi dalle discariche, come nella maggior parte dei Comuni della nostra zona, dovrà farsi carico, pro quota, del rifiuto di chi virtuoso non è». Giannini è uno dei firmatari della lettera al veleno inviata ai ministri ma anche al presidente del consiglio. Insieme ai suoi colleghi assicura che impedirà che passi questo strappo sull’ immondizia. E ha un diavolo per capello perché la sottrazione della sovranità locale è impacchettata in un concetto altisonante: «la realizzazione di una rete integrata di inceneritori». «Questa rete- scrivono i sindaci – che prevede flussi di rifiuti sovraregionali appare improponibile, se non la si riferisce a situazioni di emergenza o a fasi transitorie, non per protezionismo o mancanza di solidarietà nazionale, ma perché romperebbero il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità, che sostiene i risultati e i comportamenti dei cittadini». Continua la lettera-denuncia: «Una programmazione nazionale degli inceneritori richiederebbe una gestione pubblica degli impianti (mentre ora sono per lo più delle multiutility, ndr) per evitare che gli utili derivanti da investimenti pubblici siano a beneficio di capitali privati». I primi cittadini propongono l’ alternativa di un piano nazionale di finanziamento di impianti di recupero, in grado di rappresentare anche un business per l’ economia. «Un caso emblematico è quello della carta – sottolinea la lettera. – Le aziende italiane acquistano 1.3 milioni di tonnellate di carta riciclata dall’ estero, inoltre 1.6 milioni di tonnellate di carta raccolta in forma differenziata, su un totale di 6.2 milioni, vengono inviate all’ estero per trattamento e recupero». Un primo risultato i sindaci l’ hanno ottenuto. Alcuni parlamentari si stanno muovendo, per esempio il deputato Pd (stesso partito del ministro all’ Ambiente) riminese Tiziano Arlotti: «le preoccupazioni espresse dai sindaci richiedono una risposta adeguata da parte del governo. Il piano nazionale non potrà prescindere dal riconoscere ambiti regionali di politiche dei rifiuti e del loro trattamento e dall’ incentivare e sostenere i territori virtuosi affinché abbiano un adeguato riconoscimento dei risultati raggiunti, diversamente dalle realtà territoriali e regioni che non rispettano i tempi e le norme». L’ iniziativa dei sindaci sta mobilitando le associazioni ambientaliste e stanno sorgendo pure comitati antispazzatura. «Una montagna di rifiuti proveniente da ogni parte d’ Italia», dice Liana Barbati, presidente del gruppo Idv alla Regione Emilia-Romagna, «è in partenza per gli inceneritori emiliani, pronta a riempire le tasche delle multiutility Hera e Iren. In pratica il ministro all’ Ambiente dice: usiamo e potenziamo gli impianti di incenerimento esistenti. Ancora una volta chi ha fatto il proprio dovere viene punito, in questo caso diossinificato» La querelle cementa a livello locale le larghe intese. Concorda Marco Lombardi, consigliere regionale Pdl: «la norma prevede un nuovo e più ampio utilizzo degli inceneritori presenti sul territorio nazionale, penalizzando la virtuosità dei cittadini dei comuni vicini agli inceneritori i quali, anziché incentivati verrebbero ripagati con maggiori rifiuti provenienti da altre parti d’ Italia senza alcun vantaggio tariffario o ambientale». L’ affaire-immondizia fa passare, per un attimo, in secondo piano il caos delle tariffe dei rifiuti, coi Comuni che non sanno che pesci pigliare tra Tarsu, Tares, Tasi, Tari, Tuc. Ognuno va per la sua strada, Roma ha deciso per la Tares, così come Milano che però chiede il conguaglio rispetto alla vecchia tassa, al Sud invece prevale la Tarsu. In ogni caso il Codacons stima che, indipendentemente dal nome, ogni famiglia dovrà pagare 77 euro in più. Davvero un rebus. Se poi si aggiungerà la guerriglia tra Stato e Comuni sulle norme per lo smaltimento, apriti cielo, la monnezza diventerà un’ emergenza nazionale. Conclude Gabriele Folli, assessore grillino all’ Ambiente del Comune di Parma: «per il nostro territorio quanto previsto nella legge di stabilità sarebbe deleterio perché porterebbe ad ingessare gli impianti di incenerimento ancora per decine di anni proprio mentre si sta avviando una proficua discussione che va verso il progressivo spegnimento. Le pare sia possibile accettare una cosa del genere?». © Riproduzione riservata.
giorgio ponziano
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