"GOMORRA" il film, il giorno dopo la sconfitta. Lo schiaffo ha fatto male specie a chi non lo metteva in conto. A chi, già fregiandosi del titolo, vedeva strade aperte per il cinema italiano. Insomma il lieto fine era previsto anche se l’ annunciato duello finale con "Valzer con Bashir" si presentava tutto in salita data la drammatica attualità del film israeliano. Non erano previste invece strampalate reazioni. A parte l’encomiabile, oltre che dignitoso, silenzio di Garrone (consapevole della forza dei concorrenti al punto di averne lodato in pubblico alcuni, l’austriaco "Revanche" per esempio) non pochi hanno perso l’occasione del riserbo. Cecchi Gori va giù duro accusando il film d’essere un servizio televisivo buono per "Annozero";  non è un film assicura il Codacons (e perché no l’associazione inquilini?). Sulla stessa lunghezza d’onda la perfida penna di Gramellini che, sulla Stampa, aderisce alla scelta dell’Accademia, causa mancanza di "the story", l’ingrediente principe. Assenza che pure non aveva turbato, a Cannes, i sonni di Sean Penn. Ma c’è sempre chi ha bisogno di eroi, fosse anche il capo dei capi, e non si rende conto che l’entroterra di Napoli è la nostra striscia di terra maledetta dove violenza e sofferenza di ciascuno sono "la storia". Da altre parti (il Ministero dei beni culturali) ci si affretta ad assolvere l’ente proposto alla difesa del cinema italiano lodando, senza ironia, la sua proverbiale alacrità. Comprensibile l’amarezza del produttore, il coraggioso Procacci; un po’ meno l’euforia di ritorno di molti che puntano (come chi, avendo perso a poker, compra fiducioso un biglietto della lotteria) sull’Oscar vero senza nemmeno conoscerne le rigide regole. Nessuno, invece, ha mostrato alcuna curiosità per i nove film selezionati, colpevoli di lesa maestà. E a guardar bene, a parte i film usciti in Italia, qualche sorpresa c’è.
 

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