11 Settembre 2007

Gli Ogm possono servire nella lotta contro la fame?

Gli organizzatori: sei ragioni per opporsi
Le colture “Una battaglia per la qualità del cibo, e per tutelare la nostra agricoltura“
Gli Ogm possono servire nella lotta contro la fame?
Mangiare modificato L`uomo ha sempre modificato le piante?

Gli ogm (organismi geneticamente modificati) non solo non debbono comparire nei cibi commercializzati in Italia, come già avviene, ma in futuro non debbono neppure essere introdotti in agricoltura attraverso delle sementi importate. Un rischio latente dato che in Francia, Germania, Spagna e Portogallo ci sono alcune colture autorizzate, e visto che sia l`Europa che il nostro Paese si apprestano a regolamentare la materia. Intorno a questo obiettivo 28 organizzazioni dell`agricoltura, della piccola imprenditoria, della distribuzione moderna, del volontariato e dell`artigianato, si sono riunite ieri a Roma per dare inizio alla campagna “Italia-Europa: liberi da ogm“ che vuole raccogliere tre milioni di firme a vantaggio della causa. Le sigle più note sono quelle di Coldiretti, Confartigianato e Cna, delle maggiori associazioni dei consumatori (Adiconsum, Federconsumatori, Codacons), del mondo cooperativo (Legacoop), del volontariato (Libera), delle colture biologiche (Aiab, Res tipica), dell`ambientalismo (Legambiente, Greenpeace, Fondazione diritti genetici. “E` la prima volta – dicono gli organizzatori, che non hanno ancora un portavoce comune, anche se di fatto la funzione viene esercitata dal presidente della fondazione Diritti genetici, Mario Capanna – che la società civile organizzata impegnata sui temi dell`agricoltura e dell`alimentazione si riunisce compatta con lo stesso obiettivo: chiedere alle istituzioni di mettere il sistema agroalimentare al centro dello sviluppo del Paese, scegliendo un modello legato alla qualità, sicuro per la salute, rispettoso dell`ambiente e del clima e, soprattutto, libero da organismi geneticamente modificati“. Si vuole sfatare il mito – totalmente infondato secondo le organizzazioni – che gli organismi geneticamente modificati possano contribuire a sfamare il mondo. E` vero semmai – dicono i tecnici – il contrario. E soprattutto si vuole mantenere un rapporto tra cibo, terra, colture e culture locali. L`Italia, in questo senso, fa scuola, con i suoi 153 prodotti Dop e Ipgf, i 343 vino Doc e Docg, e i 117 vini Igt e i 4372 prodotti tradizionali e tipici. Ecco: questa esperienza – secondo Liberi-da-ogm – va salvaguardata sia per una ragione sanitaria che culturale: “Innanzi tutto chiediamo – dicono gli organizzatori – che nelle moderne economie postindustriali il settore agroalimentare assuma una centralità decisiva: non è semplicemente il comparto che produce e trasforma il cibo, ma un settore fondamentale che determina le condizioni che incidono sulla qualità della vita delle persone, e quindi sulla loro salute e serenità“. E allora il vasto schieramento agro-ambiental-biologico che cosa si propone? Di organizzare una grande campagna di sensibilizzazione dal 15 settembre al 15 novembre prossimo, attivando un migliaio di manifestazioni su tutto il territorio e raccogliendo, in questo modo, almeno tre milioni di firme (che vuol dire oltre 50 mila al giorno), espresse attraverso una scheda simile a quella realizzata per i referendum. Il consenso così catalizzato andrebbe poi speso politicamente nel momento in cui lo Stato italiano dovrà regolamentare questa materia e le Regioni dovranno attuarla con norme proprie. “L`idea – dicono i tecnici di Liberi-da-ogm – non è solo quella di non consentire le colture ogm che sono invece molto diffuse in tutto il continente americano, ma di non permettere neppure la “coesistenza“, cioè un sistema di colture parallele, che comunque non potrebbero mai metterci al riparo da eventuali contaminazioni. Tanto più che, una volta contaminata una semente, indietro non si può più tornare“. La soia Il prodotto Ogm più diffuso (quindici milioni di ettari coltivati) è la soia. Presenta la maggiore tolleranza all`erbicida e contiene più acido oleico nei semi.

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