23 Marzo 2015

Gli enti inutili costanom oltre 10 miliardi all’anno

Gli enti inutili costanom oltre 10 miliardi all’anno

Le stime del Codacons e i casi più emblematici in giro per l’Italia L’autodenuncia di un commissario: «Si sbrighino a chiuderci»

ROMA – Almeno cinquecento “car –
rozzoni” e uno spreco di denaro
pubblico per dieci miliardi all’anno.
La contabilità degli enti inutili in
Italia continua a restituire dati e sto-
rie paradossali. Come dimostra una
“autodenuncia”, raccolta dall’Ad –
nkronos. «Sogno di andare a casa, di
lasciare l’ente autonomo Fiera
dell’Ascensione, è medievale. Si
sbrighino a chiuderlo», si sfoga il
commissario straordinario Donato
De Carolis dell’ente autonomo Fie-
ra dell’Ascensione di Francavilla
Fontana nel brindisino, finito più
volte negli elenchi, sempre ufficio-
si, degli enti “inutili”. «Il mio inca-
rico era per sei mesi – racconta De
Caroli
s – è durato sei anni e sono an-
cora qui. Non ci sono più dipenden-
ti, perché sono andati in pensione,
ma il patrimonio resta ed è inutiliz-
zato. Va chiuso, non ha più ragione
di vita».
È solo uno degli oltre cinquecento
casi che, stando alle stime del Coda-
cons, pesano sulle casse dello Stato
per circa dieci miliardi di euro
all’anno. Dall’Unione italiana tiro a
segno fino al Centro piemontese di
studi africani, passando all’Istituto
di sviluppo ippico per la Sicilia e a
quello per la conservazione della
gondola e la tutela del gondoliere a
Venezia.
Le prima legge taglia-enti risale
addirittura al 1956. Ma dopo la “ghi –
gliottina” di Calderoli, Monti e il
passaggio di Cottarelli, molti di loro
sono ancora in vita. Due anni fa l’al –
lora ministro per gli Affari Regiona-
li Graziano Delrio, oggi sottosegre-
tario alla presidenza del Consiglio,
ne auspicava il taglio, dopo quello
delle Province. Ora, qualcosa sem-
bra muoversi, con la soppressione
del Cnel, il promesso e discusso ac-
corpamento delle forze di Polizia
con il taglio della Forestale.
«Paura? Solo di morire», risponde
con filosofia un orgoglioso dipen-
dente dell’Ente per l’incremento ip-
pico della Sicilia miracolosamente
scampato alla sfoltita del governa-
tore Crocetta che definì gli enti inu-
tili «un pozzo di San Patrizio». «So-
no stufo di vederci finire sempre agli
onori della cronaca, di essere citati
come sanguisughe dei contribuenti.
In realtà il nostro centro è utile – di-
chiara chiedendo di restare anonimo
-. Manteniamo razze autoctone, noi
alleviamo gli stalloni di puro sangue
orientale e li forniamo agli allevato-
ri, sennò per loro è antieconomico».
Il parco equini è ampio. Anglo ara-
bo, puro sangue inglese, Sanfratel-
lana, sella italiana e francese, oltre
all’asino ragusano. «Soldi dei con-
tribuenti? Abbiamo delle entrate
proprie, quelle delle aste, ma non
riusciamo a coprire tutte le spese.
Con quel “poco” che ci danno man-
teniamo in buona salute un patrimo-
nio immobiliare da cinquanta milio-
ni di euro, ci guadagnano, altroché –
aggiunge -. Qua a Catania siamo
nella casa degli Esercizi spirituali
dei Gesuiti, è antica, l’abbiamo re-
staurata noi. E poi siamo in trenta-
nove a lavorarci, mica poi tanti».
Dalla Sicilia a Venezia, dove è an-
cora “vivo e vegeto” l’Istituto per la
conservazione della Gondola e la tu-
tela del Gondoliere. «Siamo impie-
gati comunali, ci occupiamo delle
pratiche – risponde uno dei dipen-
denti -. Per vedere le gondole? Se
vuole l’accompagno ai cantieri, ma
il museo poi alla fine non si è fatto.
Nello stabile c’era l’amianto». A lu-
glio dell’anno scorso il bando per la
partecipazione al corso per diventa-
re gondoliere. Il prossimo? «Non lo
so quando lo faremo, richiami tra
qualche mese – aggiunge – Il costo?
L’iscrizione cinquanta euro, poi la
scuola sui mille euro a testa. Si trova
lavoro? Sì e poi lo stipendio non è
mica come il nostro. Si guadagna
più che bene. Magari avessi fatto il
gondoliere».
Resta ancora in vita l’Istituto re-
gionale per le Ville Tuscolane.
«Paura della soppressione? Non
credo che la faccenda ci riguardi» ri-
sponde una dipendente. L’ente è
chiamato, scrivono sul sito, a «pro-
muovere, divulgare e incentivare la
conoscenza delle Ville», oltre a cu-
rarne la manutenzione, dello stabile,
e anche dei giardini. Le colline ro-
mane non sono i “Castelli della Loi-
ra”, però. «Le vuole visitare? Subi-
to? Alcune aprono solo qualche
giorno all’anno in occasioni specia-
li, altre sì il giardino, altre ancora si
possono vedere solo su appunta-
mento. Sono private» ci rispondono
al numero indicato per le visite.
Tra gli enti miracolosamente
scampati ai diversi tentativi di rior-
dino c’è anche l’Unione nazionale
per la lotta contro l’analfabetismo.
Un problema, quello dell’analfabe-
tismo, che “resta” secondo, gli ulti-
mi dati Istat, ma in modo estrema-
mente ridotto. Se nel 1961 riguarda-
va l’8,7% degli italiani nel 2011 cir-
ca l’1% della popolazione. «Siamo
una sorta di università della terza
età, organizziamo anche conferenze
e concerti gratuiti» dice l’impiegata
quasi stupefatta di fronte alla nostra
richiesta di un corso base di lettura e
scrittura.

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