7 Maggio 2010

GIUSTIZIA. Milano, rinviato processo derivati: Consumatori e Comune si costituiscono parte civile

Il giudice Carmen D’Elia del Tribunale di Milano ha rinviato al prossimo 19 maggio il processo in relazione alla stipula di contratti derivati sottoscritti dal Comune che vede coinvolte 13 persone (11 funzionari delle banche estere Ubs, JP Morgan, Deutsche Bank e Depfa Bank, più l’ex dg di Palazzo Marino Giorgio Porta e il consulente Mauro Mauri), per responsabilità oggettiva sulla presunta truffa aggravata per uno swap (scambio di flussi di sacca tra due controparti) trentennale del 2005 stipulato tra Palazzo Marino e i quattro Istituti di credito su un bond bullet (obbligazione di emittente estero) da 1,68 miliardi di euro in scadenza nel 2035, che ha causato ingenti perdite allo stesso ente locale.

Nel corso dell’udienza odierna di carattere tecnico – seguita in mondovisione dalla stampa internazionale – per permettere l’assegnazione ad altro giudice (è stato nominato Oscar Magi, lo stesso delle vicende Google e Abu Omar), si sono costituiti parte civile il Comune di Milano tramite l’avvocato Carlo Federico Grosso e le principali associazioni dei consumatori.

Nel commentare l’operazione lanciata nel 2005 che ha esposto Palazzo Marino a ingenti perdite finanziarie, il sindaco Letizia Moratti ha ammesso che il Comune – che di si è costituito parte civile anche contro sé stesso, visto che due imputati sono suoi funzionari – “è stato ingannato dalle banche che avevano detto che era un’operazione vantaggiosa quando invece non lo era”.

A fianco del Comune, si sono quindi costituite parte civile contro tutti gli imputati le associazioni di consumatori e difesa dei diritti dei cittadini come FEDERCONSUMATORI con gli avvocati Zamagni e Benenti, e CODICI con l’avvocato Strazzeri. L’avvocato Marisa Costelli rappresenterà invece le associazioni ADUSBEF (nazionale e Lombardia), ADICONSUM (nazionale, Lombardia e Milano), ADOC, ALTROCONSUMO, CITTADINANZATTIVA ONLUS (nazionale e Lombardia), CODACONS Lombardia, CONFCONCONSUMATORI (nazionale, Lombardia e Milano), CO.N.I.A.C.U.T; LA CASA DEL CONSUMATORE, LEGA CONSUMATORI (nazionale e Lombardia), MOVIMENTO CONSUMATORI Milano, UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI (comitato regionale lombardo e provinciale di Milano) e il MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO-MDC nazionale e della Lombardia.

“E’ la prima volta che una cordata così numerosa di associazioni dei consumatori si presenta compatta in un processo penale dopo la vicenda di Parmalat – ha dichiarato a Help Consumatori l’avvocato Costelli – .Ma la novità è rappresentata dal fatto che in questo processo tutte le associazioni dei consumatori hanno rivendicato il loro essenziale ruolo di presidio a difesa degli interessi collettivi che vengono lesi quando attraverso comportamenti delittuosi, gli Enti locali si indebitano in prodotti tossici e creano danni che paga tutta la comunità”.

Va ricordato a questo proposito che le associazioni dei consumatori hanno ottenuto il riconoscimento del legislatore e della giurisprudenza per la tutela degli interessi collettivi e diffusi, e intrattengono da tempo rapporti con varie amministrazioni sul territorio lombardo, compreso il Comune di Milano, e sono inoltre impegnate concretamente con iniziative e progetti riguardanti la correttezza dell’informazione sugli strumenti finanziari e il contenimento dell’indebitamento pubblico e privato.

“In attesa di sapere se il Tribunale ammetterà la loro richiesta di danni, le associazioni dei consumatori sanno di avere già ottenuto un successo”, ha aggiunto l’avvocato Costelli.

Per Davide Corritore – vicepresidente del Consiglio comunale e consigliere d’opposizione (Pd), che ha presentato l’esposto contro le banche e le operazioni sui derivati al Comune di Milano – l’avvio del processo è stato l’occasione per fare il punto sull’estrema leggerezza ai limiti dell’irresponsabilità con cui sono state gestite negli ultimi anni le finanze cittadine, che risalgono al 2005 e alla giunta guidata dall’allora sindaco Gabriele Albertini.

“Con i tassi variabili al 2% (i livelli più bassi dal dopoguerra) l’indebitamento venne trasformato da tasso fisso a variabile, esponendo il Comune a rischi futuri di rialzo dei tassi, allungando addirittura la scadenza del debito da 15 a 30 anni per un importo da capogiro: 3.500 miliardi di vecchie lire – ha spiegato il vicepresidente Corritore – Anche chi non è esperto di finanza avrebbe dovuto capire, con lo sguardo rivolto al futuro, che correre questo rischio era dissennatezza pura, ma forse questo non interessava chi guidava la città inseguendo alchimie di finanza creativa che proponevano liquidità immediata a fronte di restituzioni e rischi da scaricarsi sui governi futuri, obbligati a stringere la cinghia per restituire quanto i predecessori avevano potuto spendere nel proprio mandato”.

La leggerezza nell’utilizzo dei derivati non è stata comunque una prerogativa della sola giunta Albertini, di cui Letizia Moratti era peraltro ai tempi assessore alle Finanze: le operazioni in derivati costruite nel 2005 sono state ristrutturate per ben tre volte dall’attuale sindaco di Milano che ha successivamente venduto alle banche estere le polizze Cds (credit default swap), che assicurano contro rischi di default dello Stato italiano, sostituendosi di fatto a quest’ultimo per i prossimi 30 anni in caso di difficoltà nel rimborsare cedole o titoli di Stato in circolazione, un’operazione non prevista dalle normative sulla finanza pubblica, nel tentativo di generare cassa e fare maquillage di bilancio per coprire la perdita contabile generata dalle precedenti operazioni in derivati. Queste presunte alchimie finanziarie hanno costretto qualche giorno fa il Consiglio comunale milanese ad appostare a bilancio un accantonamento di 50 milioni perché il valore di mercato dei Cds in essere è negativo per un importo vicino ai 150 milioni.

Così, per sviscerare le sofisticate e complesse alchimie finanziarie in cui Milano si è gettata a capofitto negli ultimi anni (seguita peraltro da molti altri Comuni italiani, mentre è solo di poche ora fa l’allarme per i 2,5 milioni di euro in obbligazioni Goldman Sachs spuntate nel portafoglio di Finlombarda, la cassaforte del Pirellone), il procedimento rinviato al 19 maggio prossimo, si preannuncia un processo dai tempi lunghi e dovrebbe vedere sfilare i primi testimoni solo nel mese di settembre (per le sole difese delle banche ci sarebbero da citare circa 30 persone). Il processo comunque non avrà un calendario di udienze molto ravvicinate per cui secondo stime attendibili potrebbe durare almeno un anno e mezzo.

“L’Italia e’ stata coperta a tappeto da questo genere di contratti – ha concluso il pm Alfredo Robledo, titolare dell’inchiesta sui derivati a margine dell’udienza di oggi – .Se il giudice accogliesse le tesi della Procura, si potrebbe determinare un effetto domino in tutto il territorio italiano”.

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