19 Luglio 2019

Furbetti a Oncologia: ‘Così lasciavano sguarnito il reparto’

 

Più che furbetti ormai li considerano dei ‘professionisti del cartellino’. Che per fortuna ogni tanto devono fare i conti con la giustizia: ieri mattina in due diverse regioni del Sud la magistratura e le forze dell’ ordine hanno assegnato un duro colpo ai peggiori tra tutti gli assenteisti, quelli che oltre a farsi beffe della legge e di chi lavora, lo fanno sulla pelle dei malati. La prima operazione è scattata a Napoli dove i nomi di 62 persone sono finiti nel registro degli indagati. Non manca quasi nessuno: infermieri, centralinisti, personale amministrativo in forza al ‘Cardarelli’, il più grande ospedale del Meridione. Nell’ elenco anche un sindacalista, un consigliere comunale, e persino due medici, uno dei quali in servizio ad Oncologia, reparto dove mancavano all’ appello quasi una decina di dipendenti al giorno. Dalle indagini è emerso pure che un’ infermiera mandava il proprio figlio minorenne a timbrare il marcatempo. Insomma, un’ altra brutta giornata per la sanità campana dopo l’ inchiesta di due anni fa nel ‘Loreto Mare’, nosocomio di frontiera i cui disservizi sono regolarmente ospitati nelle pagine di cronaca. Un blitz che si concluse con 55 arresti e 94 indagati: chi lavorava come chef in un noto ristorante, chi andava a giocare a tennis e chi si cancellava le ore di lavoro da recuperare e si aggiungeva straordinario mai fatto. Uno scandalo più volte denunciato dal presidente del Codacons Carlo Rienzi: «Il danno per i cittadini è duplice: da un lato i servizi hanno subito un peggioramento a causa dell’ assenza dei lavoratori e dall’ altro un evidente spreco di soldi pubblici». Ma a destare ulteriore indignazione è la periodica constatazione che si tratta di un fenomeno antico e senza confini: stesso scenario e storie analoghe infatti anche nell’ inchiesta pugliese che ieri ha portato a 9 arresti (domiciliari), 20 obblighi di dimora e un totale di 46 indagati al ‘San Giacomo’ di Monopoli. Un piccolo terremoto che ha fatto saltare alcune sedute operatorie. I carabinieri hanno scoperto che i dipendenti se ne andavano nella casa al mare a prendere il sole, in giro per fare la spesa, o più banalmente, piuttosto che accudire un malato preferivano intrattenersi al bar. Inoltre, pure qui si è stagliata la figura un’ infermiera indefessa che si faceva timbrare il cartellino, in questo però a prestarsi alla bisogna non era un parente ma il parcheggiatore abusivo ‘ufficiale’ dell’ ospedale. A finire nei guai ben 18 medici (dei 33 totali), oltre a operatori, tecnici e amministrativi, 5 infermieri e, dulcis in fundo, 3 autisti che con grande tranquillità utilizzavano le ambulanze «per esigenze personali». E nessuno che notasse la sia pur momentanea sparizione del mezzo di soccorso. Dalle video-registrazioni è emerso pure un curioso via-vai di persone estranee al nosocomio dinanzi ai segna-tempo, alla fine l’ arcano è stato svelato: erano tutti amici e parenti che andavano a timbrare al posto del dipendente. In Puglia come in Campania (come negli altri casi) si è riproposta la stessa domanda: dov’ era chi doveva controllar e?
valeria d’ autilia

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