4 Marzo 2012

«Fuori ambientalisti e consumatori. La Costa non è parte offesa»

«Fuori ambientalisti e consumatori. La Costa non è parte offesa»

GROSSETO – Per aprire la scatola nera della Concordia e conoscere i suoi segreti bisognerà attendere il 21 luglio. Ma ieri, in una Grosseto blindata e piena di ex passeggeri, avvocati, giornalisti e tanti curiosi, al Teatro Moderno è andato in scena il primo atto. Nel mezzo dell’ udienza dell’ incidente probatorio – durato oltre 8 ore – una guerra legale senza esclusione di colpi giuridici. Con alcuni colpi di scena: il procuratore Francesco Verusio e i suoi sostituti Alessandro Leopizzi, Stefano Pizza e Maria Navarro – titolari dell’ indagine – hanno formulato 50 quesiti ai consulenti di parte. Quesiti che sono stati integrati poi dal gip Valeria Montesarchio. Cinquanta domande alla scatola nera, insomma, per stabilire che cosa accadde quella notte sulla Concordia: gli inquirenti, ad esempio, vogliono sapere se la nave era stabile, se viaggiava – così come sembra – con le paratie di bordo aperte, se i sistemi d’ allarme erano funzionanti e anche se ci sono state eventuali modifiche al progetto originale volute dal committente. Domande che si portano dietro l’ ombra della società marittima di Savona che non è più parte offesa ma diventa parte danneggiata, «nella prospettiva di una fase processuale in cui la compagnia potrà configurarsi come responsabile civile», precisa l’ avvocato della Costa Marco De Luca. Ma sul comandante della Concordia Francesco Schettino – finito ai domiciliari per i reati di abbandono della nave, naufragio e omicidio colposo plurimo – pende una nuova accusa: distruzione e deterioramento colposi di habitat all’ interno di un sito naturale protetto. In pratica la nave è andata a finire contro un parco marino protetto, il che ha fatto scattare il reato di natura contravvenzionale. Per Bruno Leporatti, l’ avvocato di Schettino che ieri ha nuovamente riconosciuto «l’ indipendenza del gip» e ha lodato per la prima volta «l’ atteggiamento tranquillo della Procura», si tratta di «un nuovo punto da valutare nella sua formulazione che al momento non conosciamo». Sono queste le novità più importanti che rimbalzano tra i 200 avvocati, presenti in sala, e una cinquantina di superstiti. Non c’ è nessuno della Costa perché «qua non c’ era bisogno di esserci», fanno sapere fonti della Compagnia. Ma un membro dell’ equipaggio c’ è: si tratta di Salvatore Ursino che quella notte era nella plancia di comando e che è tra gli indagati dell’ inchiesta. «Sono qua perché non ho nulla da nascondere e perché io quella notte feci solo il mio dovere, aiutando le persone a salire sulle lance per mettersi in salvo», chiosa il quarto ufficiale della plancia che ha solo 24 anni. In quella sala, che doveva contenere 800 persone e che ha fatto cambiare il volto della città (una scuola chiusa e viabilità cambiata), c’ è stato lo snodo decisivo dell’ inchiesta: la lettura della scatola nera che permetterà di sapere che cosa è accaduto quella notte. Il gip Montesarchio ha fissato la prossima udienza il 21 luglio, dando così molto tempo ai consulenti chiamati a leggere i dati. Ma prima, il 9 marzo, ci sarà una riunione tecnica con tutti i consulenti e i periti di parte: una volta che sarà depositato il contenuto del Vdr, ovvero della scatola nera, gli esperti cominceranno a leggere quei dati. E di tempo ne avranno bisogno perché tra i quesiti si dovrà fare luce sulla dinamica del naufragio e sulle condotte degli indagati attraverso i dati del Vdr e dei dispositivi di bordo, ma anche sulla rotta, sulle carte nautiche, sulla conformità della progettazione della nave e sulle manovre del comandante prima e dopo l’ urto, sulle condizioni di manovrabilità della nave e sul sistema di rilevamento Ais, oltre che sulla prevedibilità delle conseguenze dell’ urto con il fondale e sui protocolli di emergenza. Ed è ovvio che una parte fondamentale degli accertamenti riguarderà le comunicazioni interne alla nave ma soprattutto tra nave e Unità di crisi della Costa, dato che tre manager della società – Roberto Ferrarini, Manfred Ursprunger e Paolo Parodi – sono indagati. Non solo: Il gip Valeria Montesarchio – grazie a un’ eccezione sollevata dagli avvocati Giulia Bongiorno e Bruno Leporatti – ha estromesso dall’ incidente probatorio tutte le parti diverse da familiari delle vittime, passeggeri ed equipaggio, istituzioni come Regione Toscana, Comune del Giglio, Provincia di Grosseto e i ministeri di Ambiente, Interni e Trasporti. In pratica diciannove associazioni sono state costrette a lasciare l’ aula, tra cui Legambiente, Lipu e Codacons, oltre al Comune di Capoliveri. Una decisione, questa, che ha sollevato diverse polemiche. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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