11 Novembre 2015

«Formaggi taroccati» La lotta si sposta nei supermercati

«Formaggi taroccati» La lotta si sposta nei supermercati

Il fronte si è spostato, ma la guerra per “il latte giusto” continua. Le bandiere della Coldiretti da ieri sventolano davanti ai supermercati delle grandi città italiane, da nord a sud. Per denunciare le irregolarità di un mercato che strozza gli allevatori e provoca l’ abbandono delle stalle, con effetti negativi sull’ occupazione, sul territorio e sulla qualità di ciò che finisce sulle tavole, e per informare i consumatori, vittime – secondo l’ associazione – di un grande inganno. «Siamo qui al Carrefour di Parabiago – spiega il direttore di Coldiretti Mantova Giovanni Roncalli, al presidio con una sessantina di allevatori e cerealicoltori da tutta la provincia – per denunciare le storture del mercato, che stanno facendo morire il nostro settore e che la grande distribuzione organizzata italiana dovrebbe aiutarci a fare emergere. In primis c’ è la mancata applicazione delle legge, nella quale siamo riusciti a far scrivere che sui prodotti alimentari il prezzo non può essere inferiore al costo medio di produzione. E poi ricordo l’ anomalia di cui i consumatori sono vittime quando fanno la spesa, credono di acquistare formaggi Made in Italy, ma comprano latticini che hanno marchi italiani finiti in mani straniere, prodotti con cagliate o polveri di latte provenienti dall’ estero». Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia, ad esempio, sono di origine straniera, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’ estero, ma nessuno lo può sapere perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. In questo modo, sul mercato il latte viene pagato sempre meno, al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi di oltre il 20% rispetto al 2014. I prezzi, però, non calano: nel passaggio dalla stalla allo scaffale – riferisce Coldiretti – per il latte fresco i prezzi si moltiplicano fino a quattro volte. Il risultato è che a rimetterci sono proprio i due anelli più deboli della catena: allevatori e consumatori (la protesta è sostenuta da Codacons, Movimento consumatori, Federconsumatori e Adusbef). Agli allevatori non rimangono nemmeno gli spiccioli per dare da mangiare agli animali. «Il latte me lo pagano 33, a volte 34 centesimi al litro – racconta Paolo Rosa, 49 anni, titolare di un allevamento con 50 vacche a Bozzolo – ma produrlo me ne costa 40. E la spesa maggiore è quella per l’ alimentazione. Produco io cereali e foraggio, però ho molti costi fissi, come l’ irrigazione, e i conti non tornano». Al presidio anche molti allevatori che producono per le due Dop: «Sono qui per solidarietà – afferma Carlo Mori, 48 anni di Borgo Virgilio, socio di una latteria che produce Grana Padano – e perché penso che non si possa continuare con questa corsa al ribasso». «Siamo tutti sulla stessa barca – aggiunge Fausto Longhi, 37 anni, cerealicoltore di Borgo Virgilio – perché il mercato dei cereali e dei foraggi è strettamente legato a quello del latte». Voglia di gettare la spugna? «Mai».

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