Fonsai, 2,5 milioni sequestrati a Paolo Ligresti
TORINO Era tutto pronto, 2,5 milioni di euro stavano per prendere la strada della Svizzera destinati su un conto corrente di una banca di Lugano riconducibile a Paolo Gioacchino Ligresti. La guardia di finanza. ha sequestrato la somma. E oggi a Torino, inizia il processo per una delle figlie di Salvatore, Jonella Ligresti, chiamata in causa, come padre, fratelli e alcuni manager, per i trucchi del bilancio di Fonsai. Il sequestro dei 2,5 milioni lo ha disposto il gip Paola Boemio, del tribunale di Torino, su richiesta del pm Marco Gianoglio. Si tratta del sequestro preventivo di un tesoretto destinato a Paolo Gioacchino Ligresti: contanti e azioni Unipol-Sai (dopo la fusione con Unipol, i titoli Fonsai, Milano e Premafin hanno questo nome). Una società fiduciaria, dietro la quale, per le Fiamme Gialle, ci sono Paolo e Salvatore Ligresti, stava per dare il via. Destinazione, un conto di Lugano intestato alla lussemburghese Limbo Invest SA, di cui Paolo Ligresti, cittadino svizzero, che per questo, a luglio, ha evitato l’ arresto, è socio e membro del cda. «È doveroso sottolineare», avverte Davide Sangiorgio difensore di Paolo Ligresti, «che qui non è contestata l’ illiceità del trasferimento dei fondi». Non si tratta di un nuovo filone di indagine o di un’ altra ipotesi di reato, ma di un sequestro cautelare a tutela dell’ Erario e degli azionisti che, in caso di condanna di Paolo Ligresti, andranno rimborsati. Jonella Ligresti dovrà affrontare il tribunale dopo il no del gip Sandra Recchione alla proposta di patteggiamento a tre anni e quattro mesi e 30mila euro di multa. I pm erano d’ accordo ma il gip ha detto che la pena non è adeguata: non solo quella detentiva, metà del massimo previsto, ma anche quella pecuniaria, vicina al minimo «malgrado la gravità del fatto». Il gip ha sottolineato che Jonella non merita le attenuanti generiche nella massima estensione: «L’ imputata», si legge nell’ ordinanza, «ha reso confessione scritta tanto generica quanto tardiva». «Si rileva infine», scrive il gip, «l’ assenza di gesti risarcitori». Il provvedimento, firmato il 28 gennaio, rivoluziona le consuetudini, ma non per il caso Jonella. Il gip su invito di alcune associazioni di consumatori fra cui il Codacons, patrocinato dall’ avvocato Tiziana Sorriento, ha sancito che le persone offese hanno diritto di partecipare all’ udienza di patteggiamento: non possono costituirsi parte civile e chiedere rimborso, ma possono dare un parere sul patteggiamento, in quello che la prassi delle aule di giustizia aveva trasformato in un affare fra imputato e pubblica accusa.
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