Fondi in Svizzera, zero sconti
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fonte:
- Italia Oggi
Nessuno sconto sui capitali in Svizzera. Un eventuale accordo intergovernativo stipulato dall’ Italia non potrà prevedere condizioni più favorevoli rispetto alla voluntary disclosure. L’ autodenuncia spontanea resta quindi l’ unica strada possibile per chi, messo alle strette da uno scambio di informazioni automatico che si fa sempre più vicino, intende regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali detenute all’ estero in violazione delle norme sul monitoraggio fiscale. È quanto emerso dall’ incontro tenutosi ieri a Berna tra il ministro dell’ economia, Fabrizio Saccomanni, e la «collega» elvetica Eveline Widner-Schlumpf. Un accordo fiscale tra i due paesi, comunque, potrebbe essere più vicino di quanto potesse sembrare fino a poco tempo fa. «Non è vero che il dialogo è in stallo. L’ obiettivo del nostro governo è quello di chiudere l’ accordo prima della visita programmata a maggio del presidente della Repubblica italiana in Svizzera», ha dichiarato Saccomanni. Che ha aggiunto come la futura intesa tra i due Paesi non potrà in ogni caso introdurre forme di anonimato, né sconti sulle sanzioni amministrative e penali diversi da quelli previsti dalla legge nazionale italiana. Non si lavorerà quindi sul modello «Rubik» già utilizzato dalla Svizzera (si veda ItaliaOggi di ieri). Per chi intende rimettere in regola i propri soldi le uniche agevolazioni possibili passano dalla voluntary disclosure disciplinata dal dl n. 4/2014. Alle parole di Saccomanni hanno fatto eco quelle di Widmer-Schlumpf: «Svizzera e Italia concretizzeranno presto una road map dettagliata in vista di un accordo fiscale e finanziario. Ma Roma dovrà agire in modo non discriminatorio», ha avvertito il ministro elvetico, sottolineando il timore che imprese o persone italiane con conti in Svizzera siano trattate diversamente dai contribuenti con capitali detenuti in altri Paesi Ue. Immediata la replica del titolare del dicastero di via XX Settembre, secondo cui «la nuova legislazione sul rientro dei capitali dall’ estero non ha nulla di discriminatorio, ma prevede semplicemente una differenza tra paesi membri dell’ Ue e paesi non membri». O meglio tra i paesi che garantiscono una collaborazione amministrativa e quelli black list. La parola passa adesso a Jacques de Watteville e Vieri Ceriani, rispettivamente segretario di stato per le questioni finanziarie internazionali svizzere e consigliere economico del ministro Saccomanni, che si incontreranno a febbraio per muovere i passi successivi del negoziato. C’ è cautela, comunque, riguardo all’ importo che potrà essere recuperato attraverso la regolarizzazione spontanea. «Non abbiamo mai indicato nessuna cifra, sono capitali usciti illegalmente dall’ Italia, quindi non abbiamo un’ idea precisa, ma solo indicazioni informali dal sistema bancario italiano e da quello svizzero», ha ammesso Saccomanni, il quale ha ribadito che «i giorni per gli evasori sono oramai numerati». Una posizione che però non sembra convincere le associazioni dei consumatori, che hanno bollato le parole del Mef come proclami piuttosto che fatti. «Il ministro farebbe bene a intervenire con provvedimenti ad hoc che limitino la possibilità di trasferire le società in paradisi fiscali per poter evadere o anche solo eludere il fisco italiano», evidenzia il Codacons. Il tavolo negoziale riaperto ieri tra Roma e Berna è stato anche l’ occasione per ribadire la necessità di trovare una soluzione a numerosi temi ancora aperti, al di là dell’ accordo sul rientro dei capitali: dal trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri a quello dei residenti a Campione d’ Italia, dalla revisione dell’ accordo contro le doppie imposizioni alla black list, fino ad arrivare all’ accesso al mercato finanziario. «Abbiamo dato mandato alle nostre delegazioni di definire in tempi brevi un accordo complesso su questi temi ma anche sullo scambio delle informazioni», ha concluso Saccomanni, «l’ intesa sarà complementare e sinergica rispetto alla norma italiana sulla regolazione spontanea». Sempre in ottica di contrasto all’ evasione internazionale, intanto, ieri l’ Ocse ha messo in consultazione un nuovo documento sulle iniziative da mettere in campo in materia di transfer pricing. Nello specifico, si tratta del restyling della normativa sulla documentazione di supporto che le multinazionali possono predisporre per limitare l’ applicazione di sanzioni in caso di rettifica dei prezzi praticati da parte delle autorità fiscali. Per presentare commenti e osservazioni ci sarà tempo fino al 23 febbraio 2014. A margine dell’ incontro svizzero c’ è stato il tempo per fare il punto sulle nuove manovre di politica fiscale messe a punto dall’ esecutivo di Roma. «Adotteremo presto le norme che raccolgono l’ accordo con i Comuni sulla Tasi, che aumenta la soglia massima dell’ aliquota in cambio di maggiori detrazioni», ha anticipato il ministro italiano spiegando tuttavia, che nulla è stato ancora deciso sul veicolo normativo che verrà utilizzato. «Non è detto che si tratti di un nuovo decreto ma probabilmente di un emendamento». ©Riproduzione riservata.
tancredi cerne e valerio stroppa
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