“Il tuo fidanzato è africano, non ti assumo più”: il Web si scatena contro il negoziante
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fonte:
- TiscaliNet news
Chiara Del Gaudio, di Crescentino in provincia di Vercelli, ha 18 anni, è carina e intraprendente. Come molti della sua età pensa al futuro. Cerca un posto di lavoro, così posta una richiesta in una pagina Facebook dedicata all’incontro di domanda e offerta. Un commerciante la nota, analizza il curriculum vitae e decide che quella ragazza può fare al caso suo: può essere lei la commessa per il New my music, il suo negozio di prodotti musicali. Contatta Chiara e le offre il posto.
Passa però qualche ora, il tempo per un controllo sul profilo Facebook della giovane, e Claudio Annino, questo il nome del titolare del negozio, cambia idea. La comunicazione della retromarcia avviene con un messaggio su WhatsApp che spiega: “Per me puoi uscire anche con il mostro di Firenze ma non affido la cassa del mio negozio a chi divide la vita con un africano”. Chiara ha infatti pubblicato sulla sua bacheca Fb una foto dov’è ritratta insieme al fidanzato, un giovane nigeriano di 19 anni. Un ostacolo insuperabile, ad avviso del negoziante.
Lo sconcerto e la rabbia
Chiara racconta sui media di essere rimasta sconcertata, delusa profondamente e amareggiata, perché di quel lavoro aveva bisogno, visto che ha problemi in famiglia e deve occuparsi della mamma e della sorella, ma anche arrabbiata, tanto da rispondere al messaggio di Annino in maniera decisa. “Cosa crede, che rubo dal suo negozio per portare i soldi a lui? Io non le vengo a dire che non deve ‘abbracciare’ la persona nella sua foto nel profilo, quindi eviti simili commenti ignoranti nei miei confronti. Non si preoccupi, se solo guardando il mio profilo ha capito che non sono persona giusta, posso capire che lei è una persona molto superficiale e quindi il suo lavoro non l’avrei accettato ugualmente”.
I messaggi WhatsApp
Le reazioni
La storia della 18enne piemontese balza poi agli onori della cronaca, e sulla vicenda prende posizione anche il sindacato. “Ancora un lavoro negato per razzismo, ancora per il colore della pelle”, scrive la Filcams Cgil, citando il caso del commerciante torinese, “noto per la presenza di cimeli fascisti e croci celtiche tra cd e vinili”, secondo quanto riportano i giornali.
Qualche giorno fa era toccato a un cameriere vedersi negare il lavoro in un albergo di Cervia perché di colore. Davanti all’aumento pericoloso di questi casi “è nostro preciso dovere come sindacato – aggiunge la Filcams – contrapporre a questo rischio di deriva un’idea diversa di comunità, basata sul rispetto della diversità sulla accoglienza e sulla solidarietà”.
I rappresentanti sindacali stigmatizzano inoltre il fatto che in tutt’e due i casi le risposte definitive dei datori di lavoro sono giunte via chat. “Segno forse dell’incapacità di relazionarsi direttamente con gli interessati, temendo di non saper gestire emotivamente la reazione dell’interlocutore di fronte alla delusione, al rifiuto, allo sfumare di un piccolo sogno come può essere proprio quello di trovare finalmente un lavoro”, osservano.
La difesa
Dopo la diffusione della notizia Annino affida la sua difesa ad alcuni messaggi lasciati nelle bacheche di alcuni gruppi: “Senza alludere al colore della pelle le ho risposto che anche se avessi avuto necessità, lei non avrebbe risposto alle mie esigenze”, precisa. Poi cancella il suo profilo e quello del negozio dai social. “Stavano arrivando decine di messaggi privati in cui si augurava la morte a me e alla mia famiglia”, dichiara l’interessato su La Stampa. Anche il negozio di musica di Torino, il giorno successivo, rimane chiuso.
La dichiarazione del Codacons
Ma la vicenda ha davvero suscitato un vespaio di reazioni. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, dichiara che “un esercizio che incita al razzismo e pratica discriminazione sulla base del colore della pelle non risponde ai requisiti richiesti dalla legge per operare nel settore del commercio” e auspica la “chiusura del negozio da parte del Comune”. Il Codacons invita inoltre i cittadini a “boicottare l’esercizio commerciale protagonista del caso”.
Ascom e Confcommercio
Maria Luisa Coppa, presidente torinese dell’Ascom e vice presidente nazionale di Confcommercio, invece fa notare che “la storia delle nostre imprese è fatta anche da molti collaboratori immigrati, assunti per la loro voglia di lavorare e per le loro capacità professionali”, che “rispetto e integrazione sono valori che animano le nostre attività”.
Chiara riprende a cercare lavoro
Chiara intanto ha ripreso a cercare un posto e magari troverà sulla sua strada qualche altro datore di lavoro più aperto e pronto ad assumerla. “Mi sono resa disponibile anche a fare la cameriera, la dog sitter o ad aiutare i bambini con i compiti – spiega – Ho proprio bisogno. Ho anche precisato di non aver problemi a spostarmi e di poter impegnare tutti gli week end”.
Una disponibilità evidentemente apprezzata in prima battuta anche dal commerciante torinese, vanificata solo dalla colpa di essere innamorata di un ragazzo straniero. Di avere una storia d’amore, come tanti coetanei, e di aver postato, come fanno tutti i ragazzi, le foto sui social. Quelle che hanno fatto cambiare idea al datore di lavoro.
Chiara dice di aver voluto rendere pubblica la sua disavventura non per ritorsione ma per far conoscere a tutti una amara realtà. “Non credo che questa vicenda cambi nulla in Italia – afferma – ma doveva venir fuori per far capire che ci sono ancora tante persone che ti giudicano per chi frequenti”. Che, insomma, si lasciano condizionare dall’apparenza, dai luoghi comuni e, soprattutto, dai pregiudizi.
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