Famiglie sempre più povere e indebitate
-
fonte:
- La Stampa
ìChe «non ci sono soldi» lo sa ognuno di noi, a partire dalle esperienze della vita di tutti i giorni. Stavolta, a certificare e documentare con numeri questa sensazione, ci pensa Banca d’ Italia, che ieri ha diffuso un rapporto su «Moneta e banche» che fa comprendere come in questo inizio di 2011 gli italiani siano in difficoltà a far fronte alle spese correnti, impossibilitati a risparmiare, e addirittura costretti a indebitarsi per far quadrare i conti. A gennaio sono aumentati del 5%, su base annua, i prestiti richiesti dalle famiglie, mentre sono calati dell’ 1,7%, sempre su base annua, i depositi dell’ intero settore privati, che include anche le famiglie. Nel dettaglio, il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato, corretto per le cartolarizzazioni cancellate dai bilanci bancari, è salito al 4,8% rispetto al 3,6% di dicembre. Il quadro è completato dai dati relativi ai crediti che famiglie e imprese non riescono ad onorare. Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze – non corretto per le cartolarizzazioni ma tenendo conto delle discontinuità statistiche – rimane sostanzialmente stabile al 30,0% dal 29,9% di dicembre. Anche in questo caso, anche se la crescita è costante, l’ indicazione è che non si arrestano ancora gli effetti della crisi sulla qualità del credito. Brutte notizie anche sul fronte dei tassi d’ interesse da pagare per i finanziamenti. Se a gennaio i tassi sui nuovi prestiti alle imprese sono leggermente diminuiti (al 2,69%), si comincia a fare pesante l’ aria per chi ha sottoscritto un mutuo per una casa. E’ infatti già iniziata la risalita, destinata ad accentuarsi con il rialzo dei tassi di riferimento che con ogni probabilità la Bce deciderà al prossimo Consiglio del 7 aprile, dei tassi di interesse sui mutui per l’ acquisto di case. A gennaio per quelli erogati nel mese alle famiglie sono aumentati al 3,36% dal 3,18% di dicembre, mentre quelli sulle nuove operazioni di credito al consumo sono aumentati all’ 8,78% dall’ 8,33% di dicembre. Pressochè stabili i tassi passivi sui depositi in essere (0,69% contro 0,70% del mese precedente). In pratica la remunerazione dei soldi lasciati in banca è quasi nulla. E anche per le imprese non ci sono buone notizie. Secondo i dati diffusi ieri dall’ Osservatorio del Cerved, anche nel corso del 2010 è continuato a crescere il numero di società che hanno dichiarato fallimento: l’ anno scorso sono state 11.000, con un incremento del 20% rispetto al 2009 (che già aveva visto un più 25% rispetto al 2008). E’ il dato più elevato da quando, nel 2006, è stata riformata la disciplina dei fallimenti. Negli ultimi due anni sono state oltre 5.000 le imprese del manifatturiero ad aver alzato bandiera bianca, con un tasso di insolvenza (numero di fallimenti ogni 10.000 imprese) pari a più del doppio della media dell’ intera economia italiana. Tutta colpa del governo, dice il Pd. «E’ l’ inevitabile conseguenza dell’ elevata disoccupazione, dell’ assenza di indennità di disoccupazione per il lavoratori precari, dei tagli ai servizi pubblici, degli aumenti delle tariffe, degli effetti dell’ inflazione sul potere d’ acquisto», commenta il responsabile Economia e Lavoro Stefano Fassina. Ma si lagnano anche le associazioni dei consumatori. Il Codacons dice che «anche il ceto medio italiano ha sempre meno soldi». Le banche, sostengono Adusbef e Federconsumatori, «fanno pagare alle famiglie i costi delle operazioni spregiudicate alle imprese e di allegri finanziamenti erogati senza alcuna meritorietà di credito come dimostra l’ aumento delle sofferenze bancarie arrivate al 30%».
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- BANCA
- ECONOMIA & FINANZA