14 Febbraio 2019

Ex popolari, prova del nove a Roma «Fondo banche, niente correzioni»

rimborsi, la linea del sottosegretario villarosa per il vertice di oggi sui decreti attuativi
VENEZIA I decreti? «Niente anticipazioni rispetto al tavolo con le associazioni». Ma ci saranno correzioni in rapporto alla linea tenuta nella Manovra di bilancio e confermata sabato a Vicenza dai vicepremier Salvini e Di Maio? «Nessuna correzione. Non ci sono correzioni». Taglia corto, Alessio Villarosa, il sottosegretario all’ Economia che sta seguendo i decreti attuativi del fondo di risarcimento banche inserito nella Finanziaria. Salvo una dichiarazione rivelatrice della linea su cui potrebbe scorrere oggi il vertice al ministero dell’ Economia con la Cabina di regia delle associazioni sui decreti attuativi del fondo di risarcimento da 1,5 miliardi. Vertice atteso come la prova del nove rispetto all’ attuazione, dopo le promesse fatte nell’ assemblea di sabato scorso a Vicenza dai due vicepremier di Lega e Cinque Stelle, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Che avevano annunciato la riunione sui decreti attuativi per questa settimana, sostenendo che le richieste di chiarimento giunte per lettera dall’ Unione europea al direttore generale del ministero dell’ Economia, Alessandro Rivera, non avrebbero cambiato l’ impianto del Fondo, basato su un risarcimento generalizzato del 30% con un tetto del 100% del valore investito in azioni di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ma intanto nei giorni scorsi erano giunte notizie sulla trattativa a Bruxelles tra Rivera, il ministro dell’ Economia, Giovanni Tria, e i tecnici Ue sugli aspetti più problematici del Fondo così come impostato dalla manovra di Bilancio, a partire dalla mancanza di un arbitro che decida sul diritto al rimborso. Per questo la presa di posizione di Villarosa non è priva di significato. E le associazioni? «Noi ci aspettiamo concretezza e coerenza con quanto detto sabato – dice per parte sua Luigi Ugone, leader di ‘Noi che credevamo nella Bpvi’ che ha portato nell’ assemblea dei propri iscritti Salvini e Di Maio -. Siamo stati chiamati da persone influenti del governo che ci hanno assicurato che si vedrà la coerenza rispetto a quanto detto sabato. Servono tempi certi e non fanno bene l’ ostruzionismo e le critiche di altre associazioni secondo cui non bisogna risarcire tutti i risparmiatori ma solo quelli che hanno eseguito gli aumenti di capitale tra 2012 e 2014. A Vicenza c’ è un processo in corso (riprenderà il 21 marzo a Mestre, ndr) per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Mi pare ovvio che tutti i soci siano vittime generalizzate, all’ oscuro com’ erano della gestione reale. Una trattativa parallela con l’ Europa? Non vedo questo rischio. Per il 99% il Fondo sta entro le norme europee». E se alla fine invece con i decreti attuativi ci fossero cambiamenti? «Saremo coerenti e criticheremo. Ma a me interessa portare a casa il risultato». Resta un dubbio fondamentale, fatto balenare anche dalle opposizioni al governo. E cioè che il fondo risarcimento sia stato costruito per andare a sbattere contro il no dell’ Europa e risparmiare 1,5 miliardi nell’ ambito dei fondi da tagliare per chiudere l’ accordo con l’ Europa sul rapporto deficit-Pil al 2%, dando la colpa a Bruxelles, utile comunque per le elezioni europee. «Sarebbe un suicidio politico – chiude Ugone -. E non credo che Salvini e Di Maio vogliano suicidarsi». Fin qui la linea dei favorevoli al fondo. Sull’ altro fronte le associazioni schierate invece per correggerne l’ impianto. Come nel caso di Franco Conte del Codacons, che ieri ha scritto al presidente della Regione, Luca Zaia, chiedendo l’ appoggio per superare lo schema del risarcimento del 30% fino centomila euro e tornare a quello iniziale del fondo Baretta del risarcimento del 100% del danno ingiusto. «Paletti sbagliati. La invito a sostenere il risarcimento al 100%: non temiamo il filtro di un arbitro sia esso l’ Anac o l’ arbitro Consob – scrive Conte -. A Vicenza i capi dei due partiti al governo hanno usato una platea di risparmiatori assetati di fatti, per fare campagna elettorale e rinviare ancora le indicazioni concrete di come arrivare al ristoro totale del danno ingiusto. La promessa di cambiamento ha portato al dato oggettivo che gli indennizzi non arriveranno prima di dicembre, con un anno e mezzo di ritardo, che pesa tragicamente su persone per due terzi oltre i 65 anni».
federico nicoletti

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