«Evento eccezionale» La Procura scagiona la casa di cura don Ziglio
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fonte:
- Corriere del Trentino
Lunghi mesi con il fiato sospeso, divisi tra i timori comprensibili di un’indagine penale e la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per difendere i propri ospiti. Ora la disanima articolata della Procura sul fenomeno pandemico, all’inzio sottovalutato o poco compreso dal punto di vista scientifico a livello globale, offre una lettura chiara anche sulla gestione della pandemia da Covid- nelle Rsa del Trentino che non può non tenere conto degli innumerevoli Dpcm e circolari che si sono susseguiti nel tempo e della carenza di dispositivi che hanno caratterizzato la prima ondata del Covid- «Il fenomeno pandemico è stato affrontato “in corsa”», ricorda il pm Marco Gallina che evidenzia «il ritardo con cui si è proceduto, peraltro parzialmente, limitare l’accesso ai visitatori». Una riflessione che allarga lo sguardo all’intero Paese, in Trentino «tutte le Rsa avevano chiuso qualsiasi accesso parentale dal 4 marzo 2020», ben prima della circolare del 18 marzo del Dipartimento salute della Provincia. È uno dei passaggi salienti della richiesta di archiviazione del procuratore Sandro Raimondi e del sostituto Marco Gallina sulla casa di cura don Ziglio di Levico Terme finita al centro di dell’inchiesta sui decessi nelle case di riposo. Tutti ricorderanno il blitz dei carabinieri del Nas di Trento in 13 strutture del Trentino del maggio scorso e i numerosi Procura da parte del Codacons e di alcuni familiari di anziani deceduti in Rsa. Per la don Ziglio ora i pm chiedono l’archiviazione tracciando la via anche per altre strutture coinvolte. Sono una decina i fascicoli aperti, ma è ragionevole pensare che la riflessione giuridica seguita dai pubblici ministeri per la don Ziglio potrebbe essere la stessa anche per le altre ancora sotto indagine. Sarà poi il gip a decidere se archiviare o meno. Sono tre gli indagati per epidemia colposa, omicidio colposo e violazione dell’articolo 272 del decreto legislativo 81/ sulla valutazione dei rischi nella casa di cura di Levico, un atto dovuto a loro garanzia. Negli atti si ipotizzava una condotta omissiva delle figure apicali della struttura. Per quanto riguarda il reato di epidemia colposa il pm, però, ricorda «l’assoluta eccezionalità del fenomeno pandemico, le incertezze di approccio scientifico», ma anche la carenza di presidi. Tutto questo avrebbe causato interventi tardivi e frammentari, ma è difficile imputarli a singole persone. È chiaro che le Rsa hanno pagato il prezzo più alto, ma va considerato cosa si poteva concretamente fare a fronte dell’eccezionalità della situazione. L’articolata indagine dei carabinieri del Nas non avrebbe rilevato omissioni particolari o tali da configurare il reato di epidemia colposa. Per quanto riguarda il reato di omicidio colposo il pm rimarca l’importanza dell’autopsia Un tema più volte affrontato durante questi mesi. morti di Covid non sono mai stati sottoposti ad un esame autoptico ertanto non c’è certezza sulla causa della morte, «è noto co- esista un nutrita casistica pari al 30% di discrepanza tra le diagnosi cliniche e le diagnosi anatomopatologiche». Non c’è quindi certezza sul nesso causale tra il virus e la morte degli ospiti, già affetti da altre patologie. In sintesi l’incertezza e le scarse conoscenze della prima ondata hanno inciso molto sulla gestione anche se — rimarca ancora il pm — i dati della seconda ondata testimoniano come nonostante la maggiore conoscenza e disponibilità di dispositivi la pandemia ha continui a mietere vittime. Negli atti vengono analizzati i dati dell’epidemia in Trentino che conferma come il 76% delle persone ammalate di Covid- che hanno perso la vita erano ospiti delle Rsa. Raffrontando le due province, quella di Trento e quella di Bolzano si può vedere come la percentuale di aumento della mortalità sia pressoché identica anche se il numero di decessi in Trentino è più alto. Tra il 20 febbraio e il 31 marzo in Alto Adige sono morte 767 persone, in Trentino 864, i decessi per Covid nello stesso periodo sono stati 125 in Alto Adige e 156 in Trentino. Anche per quanto riguarda il numero di decessi tra il 2015 e il 2019 tra le due province resta più alto quello di Trento. La decisione della Procura è arrivata come una boccata d’ossigeno a Levico: «La richiesta, importante sul piano personale e professionale, conferma la loro convinzione di aver agito, in una vera emergenza sanitaria, sempre e solo nell’interesse degli ospiti — spiega l’avvocato Andrea de Bertolini, che difende i tre indagati — . Con una iscrizione nel registro indagati che riconosco come apprezzabile perché autenticamente da intendersi come atto di garanzia. Così, d’altra parte, una decisione che attesta il grande sforzo di Upipa nel cercare di agire in modo coordinato nell’esclusiva direzione del proteggere chi nel contesto della pandemia era ed è più fragile».
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