“Eventi emissivi si ripetono serve una nuova ordinanza”
Il Codacons annuncia una «diffida urgente» al sindaco di Taranto con la quale chiederà «di svolgere una nuova istruttoria su tutti gli eventi che negli ultimi mesi si sono registrati in città e che hanno prodotto danni sul fronte sanitario e ambientale, nonché decessi riconducibili all’inquinamento dell’aria connessi all’attività dell’acciaieria, allo scopo di emettere una nuova ordinanza, stavolta suffragata da adeguata istruttoria, che ordini la chiusura dell’area a caldo dell’industria siderurgica». L’associazione dei consumatori fa presente che «il Consiglio di Stato ha rilevato nella sua sentenza come l’istruttoria alla base dell’ordinanza del Sindaco di Taranto oggetto di ricorso sia risultata carente, ma ha al tempo stesso salvaguardato il potere di intervento in materia di salute pubblica da parte dei sindaci». Il Codacons parla di un «importante giudizio possibilistico» dai giudici di Palazzo Spada che «consente ora una nuova ordinanza e lascia spazio a provvedimenti adeguati e ben motivati volti a prevenire ulteriori danni per i cittadini e decessi e malattie legate all’inquinamento». Dalle motivazioni della sentenza, viene puntualizzato, «si evince che il provvedimento risulta emesso senza che vi sia stata un’univoca individuazione delle cause del potenziale pericolo e senza che sia risultata acclarata sufficientemente la probabilità della loro ripetizione. […] Le carenze istruttorie evidenziate non possono essere colmate neppure attraverso il riferimento al principio di precauzione […] Facendo applicazione di questi principi al caso di specie, è conseguenziale riILevare come sia mancata una previa valutazione scientifica del rischio direttamente riconnesso agli eventi emissivi di cui si teme la ripetizione. Alla luce delle motivazioni sinora articolate, il potere di ordinanza non risulta suffragato da un’adeguata istruttoria e risulta, al contempo, viziato da intrinseca contraddittorietà e difetto di motivazione». L’associazione dei consumatori si era costituita in giudizio sia dinanzi al Tar che al Consiglio di Stato. «Valuteremo con attenzione – osserva il presidente Carlo Rienzi – le motivazioni della sentenza ai fini di un possibile ricorso per revocazione o di appello alla Cassazione. Ci aspettiamo ora che la Procura di Taranto, cui abbiamo inviato un esposto nelle settimane scorse, provveda con urgenza a dare esecuzione alla sentenza della Corte d’Assise nel processo Ambiente Svenduto e si attivi per confiscare l’area a caldo e salvaguardare la vita di migliaia di cittadini tarantini».
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