3 Gennaio 2002

Euro: il Codacons scatenato!

Aumenti fino al 10 per cento per alcuni dei generi più popolari: pane, pizza, caffè e biglietti del cinema. Vanno su anche le tariffe

Molti rincari, ma il bollo auto costa meno

Le associazioni dei consumatori accusano: troppi prezzi salgono con gli arrotondamenti

ROMA – Che il “gioco“ degli arrotondamenti sia insidioso per i prezzi e che il debutto dell?euro comporti un rischio-rincari tutti lo avevano messo in conto. Ma la realtà potrebbe rivelarsi addirittura peggiore delle previsioni. Il debutto della moneta unica si accompagna a una autentica valanga di proteste di comuni cittadini, che ieri si sono trovati a pagare di più per parecchi beni o servizi. A parziale compensazione, il passaggio dalla lira all?euro fa guadagnare qualche centinaio di lire sul bollo auto: dalle 180 per una Seicento alle 430 per una Mercedes. Ma lo “sconto“ non scatta dovunque, perché nelle Marche e nel Veneto ci saranno invece rincari tra l?8 e il 10%.
Scottati dagli aumenti e non sapendo con chi prendersela, tanti italiani, legittimamente infuriati, hanno telefonato alle associazioni dei consumatori. Investito da centinaia, o forse migliaia di proteste, il Codacons ha messo sul banco degli imputati bar e negozi, rei di avere effettuato troppi ritocchi al rialzo. «I commercianti – accusa l?associazione – fino a qualche giorno fa hanno continuato a rassicurare i cittadini, ma ora sono stati smentiti dai fatti».
Altri motivi di forte disagio le code chilometriche per riscuotere (come alle poste), ma anche per pagare (come ai caselli autostradali). E qui il Codacons si spinge a consigliare un rimedio radicale: ritirare il bene senza dare i soldi subito. Ovviamente non si tratta di tornare ai vecchi “espropri proletari“, ma anzi di utilizzare correttamente il Codice civile. «Se c?è una fila che supera la tollerabilità umana – ricordano i rappresentanti dei consumatori – è possibile prendere il bene non pagandolo, purché si lasci al commerciante una copia del proprio documento di identità, in modo da poter essere rintracciati e chiamati a corrispondere la somma dovuta». Che i negozianti siano d?accordo su una simile soluzione è lecito subitare, ma pare proprio che gli articoli 1183, 1227 e 1460 del Codice consentano questo rimedio estremo.
Chilometrica la lista dei rincari denunciati dai cittadini con il passaggio dalla lira all?euro. Vediamo quelli più ricorrenti.
PANE. In certi casi gli aumenti hanno raggiunto il 10%.

PIZZA. Un trancio di “rossa“, prima venduta mediamente a 3.000 lire, in molte pizzerie costa ora 1,80 euro (3.485 lire).

CAFFÈ, CIOCCOLATA, BRIOCHES. La nera bevanda tanto amata dagli italiani da 1.300-1.400 lire è passata in molti bar a 0,88 euro (1.704 lire). Brioches e cornetti da una media di 1.200 lire a 0,80 euro (1.549 lire). Ciccolata al tavolo da 4.000 lire a 2,60 euro (5.034 lire).

PARRUCCHIERI E BARBIERI. Segnalazioni di rincari medi dell`8%.

CINEMA. Dilagano gli arrotondamenti per eccesso dei biglietti e costano di più anche bibite, pop corn e gelati.

RISTORANTI SELF SERVICE. In alcune catene i primi piatti sono passati da 6.500 lire a 3,50 euro (6.777 lire), i secondi con contorno da 14.000 lire a 7,50 euro (14.522 lire). E le critiche del Codacons non risparmiano i Mc Donald?s dove sembra che il «Mc Chicken» da 9.900 lire sia andato a 5,50 euro (10.650 lire).

CONCESSIONARIE AUTO. Alcune hanno cambiato il costo della manodopera, passato da 45.000 lire a 25 euro (48.406 lire).

MUSEI. Hanno rialzato i ticket in 58, tra cui Uffizi, Galleria Borghese, Pompei e Terme di Caracalla. Quasi una stangata con il biglietto cumulativo per Colosseo, Palatino, Museo nazionale romano e Villa dei Quintili, che da 33.000 lire sale a 30 euro (38.725 lire).

Se il Codacons punta il dito specialmente sugli esercenti, un?altra associazione di consumatori, l?Adiconsum, sposta il tiro contro lo Stato, colpevole di avere spostato in su le tariffe in molti settori direttamente controllati, come tabacchi, lotto e lotterie, medicinali, canone Rai, trasporti. Per una parte di questi aumenti è partita una denuncia alla Prefettura di Roma.
E le polemiche diventano anche politiche. Pierluigi Bersani, responsabile economico Ds, accusa di «troppo distacco» e di disimpegno il governo, che invece dovrebbe «alzare la soglia d?attenzione dal lato dei prezzi». Confidare nell?assorbimento spontaneo delle punte inflazionistiche – avverte – «potrebbe rivelarsi pericoloso».

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