La Procura di Arezzo apre un’ inchiesta per bancarotta sulla «vecchia» Banca Etruria. È il quinto fascicolo per i magistrati guidati da Roberto Rossi, avviato ieri dopo che il tribunale fallimentare ha dichiarato insolvente la banca, rigettando le eccezioni presentate dalla difesa dell’ ultimo presidente Lorenzo Rosi e accogliendo invece la ricostruzione del commissario liquidatore Giuseppe Santoni. Al momento il fascicolo è senza indagati, ma i magistrati potrebbero presto iscrivere i nomi degli ex amministratori, tra cui i componenti degli ultimi Cda. La difesa di Rosi ha già annunciato che ricorrerà in appello e i consumatori del Codacons che si costituiranno parte civile, mentre l’ Ad della Nuova Banca Etruria, Roberto Bertola, si è detto «soddisfatto per la rapidità con cui il Tribunale si è pronunciato». L’ apertura del fascicolo per bancarotta apre un fronte politico importante, e non sembra un caso che il governo abbia «sfilato» dal decreto legge sul sistema bancario il provvedimento con i criteri per rimborsare i risparmiatori di Banca Etruria. Rinvio di qualche giorno, garantiscono dall’ esecutivo, e soluzione affidata a un decreto ministeriale e a un decreto della Presidenza del Consiglio che eviteranno di passare dal Parlamento, dove certo non sarebbero mancate le polemiche, soprattutto nell’ ipotesi che il padre della ministra Maria Elena Boschi, Pierluigi, ex vicepresidente di Etruria, possa venire indagato per bancarotta. Dal canto loro i risparmiatori beffati hanno aperto alla possibilità di ritirare le denunce per truffa in cambio di azioni delle nuove banche: una soluzione, spiega la presidente del comitato vittime del Salvabanche Letizia Giorgianni, che «non graverebbe sulla fiscalità generale e permetterebbe ai risparmiatori di recuperare il capitale investito. Se anche dovessero volerci 10 anni, una parte dei guadagni potrebbe andare alle vittime». Silvia Ognibene (ha collaborato Chiara Calcagno)
silvia ognibene

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