Esposti contro il Consorzio del Parmigiano
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fonte:
- Modena Qui
Non c’ è pace per il Consorzio del Parmigiano Reggiano. Dopo i continui attacchi ricevuti nell’ ultimo anno per mano di Coldiretti, ora l’ ente di tutelasi trova A dover fronteggiare anche l’ offensiva del Codacons. L’ associazione dei consumatori ha presentato un esposto alle Procure di Parma, Reggio Emilia, Bologna e Modena e un altro alla Corte dei Conti dell’ Emilia-Romagna, allo scopo di accertare eventuali conflitti d’ interesse e danni per il Made in Italy a seguito delle vicende che negli ultimi mesi hanno coinvolto i vertici del Consorzio. Nel mirino del Codacons, in pratica, ci sono i medesimi fatti che in precedenza hanno scatenato la furia di Coldiretti. Ossia: il provvedimento di arresto che lo scorso gennaio ha interessato l’ ex direttore dell’ ente Riccardo Deserti (peraltro per vicende riguardanti la sua passata attività al ministero dell’ Agricoltura) e la presenta partecipazione indiretta del presidente del Consorzio, Giuseppe Alai, in una scoietà ungherese produttricedi un formaggio concorrente del Parmigiano. «La Coldiretti Emilia -Romagna ha subito lanciato l’ allarme», sottolineano in una nota i consumatori, quasi a sancire un’ inedita alleanza con gli agricoltori ‘bianchi’. «Il Codacons – prosegue la notaha chiesto alle Procure di verificare eventuali conflitti di interesse in capo a quei soggetti che hanno il compito di difendere il prestigio del Parmigiano Reggiano e accertare quali controlli siano stati posti in essere dalle istituzioni nazionali, regionali e provinciali al fine di verificare il rispetto della normativa in materia di tutela del Made in Italy, aprendo una indagine anche alla luce del possibile reato di frode in commercio nonché possibili pratiche commerciali scorrette». «Alla Corte dei Conti dell’ Emilia Romagna – conclude la nota – il Codacons ha chiesto di accertare possibili danni all’ erario connessi al discredito per il Made in Italy e il grave danno per i consumatori italiani e per l’ economia del Paese, in relazione alla perdita di credibilità dei prodotti doc italiani e più ingenerale del Made in Italy».
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