Esame avvocati, Codacons: «Il sistema va cambiato» I candidati: parole assurde
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fonte:
- Corriere della Sera
Un membro della commissione che invita i colleghi a non «promuovere troppo», il microfono che resta aperto e i candidati che ascoltano in diretta la discussione. Continua a scatenare reazioni il caso della prima prova orale per conseguire l’abilitazione da avvocato, che venerdì scorso ha visto protagonista una quarantina di futuri legali bresciani, davanti alla quarta sottocommissione di Lecce. «Dopo quella conversazione ai candidati sono state rivolte domande molto più difficili, che hanno portato a una serie di bocciature».A denunciarlo è il presidente nazionale del Codacons, Marco Donzelli, che definisce «inqualificabile» quando successo. «In migliaia stanno studiando con modalità di esame inedite e rischiano di vedere vanificati i loro sforzi per ragioni indipendenti dalla mera preparazione». Quindi, per il Codacons, «vanno fermati gli esami e cambiate in toto le loro modalità, prevedendo una forma identica per tutti i ragazzi» o, a monte, «una laurea abilitante all’esercizio della professione: chiederemo al ministro Cartabia di intervenire immediatamente». Corte d’appello di Brescia, presidente di commissione distrettuale a Lecce e ministero si stanno muovendo: gli accertamenti sono in corso. Ma che questa vicenda sia l’occasione «per rivedere lo svolgimento di questi esami,e prevedere maggiori controlli», è l’auspicio degli stessi candidati collegati alla prova «incriminata» sulla piattaforma Teams. Una di loro — che preferisce restare anonima visto che il suo esame non l’ha ancor sostenuto — ricorda tutto benissimo.«I primi due interrogati hanno risolto il quesito, a fatica o meno,e sono passati con 18 e 22. Mi sono tranquillizzata». Poi è toccato al terzo, che se la caverà a sua volta con un 18 dopo la Camera di consiglio a microfoni aperti. «Si è accomodato ed è arrivato anche il magistrato, fin lì sostituito da un supplente perché in udienza. Ha chiesto subito il nome al ragazzo e mi è parso strano: tutti noi abbiamo un codice». Durante lo svolgimento della traccia «gli ha fatto una domanda»: in teoria non potrebbe, l’esposizione — da linee guida — dovrebbe essere un «monologo». E proprio quando, in camera di consiglio,gli altri due commissari gliel’hanno fatto notare, «ha risposto che una insidiosa lui la poteva fare». Poco prima, «l’avevamo sentito chiedere ai colleghi come fossero andati i candidati precedenti, dire che non si poteva promuovere tutti e che tanto si sa, al secondo orale passano, appunto, tutti. Ma quando mai!». Non solo. Avrebbe anche «deciso»i voti da dare ai due esaminati dopo e bocciati («uno era stato bravo»), salvo poi aggiungere: «Se li facciamo passare tutti adesso, quelli che arriveranno alla fine li dobbiamo bocciare». «Sentire queste parole è stato assurdo, purtroppo sappiamo che funziona così, ma sono demoralizzata: più di così ora che posso fare?». Le fa eco una collega, certa che proprio perché «è così che vanno le cose anche se non dovrebbero», il commissario pizzicato «sia stato sfortunato: ha pronunciato la frase sbagliata al momento sbagliato». Ma «il di-scorso è più ampio: non siamo adeguatamente formati per sostenere simili prove, è il percorso di studi che va rivisto. Come gli esami: in alcune Corti d’appello i candidati pescano le domande. Perché non farlo ovunque?».Un concetto su tutti: «Ben venga la selezione, ma sia basata sui meriti. Che questo caso inviti a ragionare e serva a fare chiarezza».
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