8 Giugno 2021

Esame avvocati, Codacons: «Il sistema va cambiato» I candidati: parole assurde

  Un  membro  della  commissione  che  invita  colleghi  non  «promuovere  troppo»,  il  microfono  che  resta  aperto  candidati  che  ascoltano  in  diretta  la  discussione.  Continua  scatenare  reazioni  il  caso  della  prima  prova  orale  per  conseguire  l’abilitazione  da  avvocato,  che  venerdì  scorso  ha  visto  protagonista  una  quarantina  di  futuri  legali  bresciani,  davanti  alla  quarta  sottocommissione  di  Lecce.  «Dopo  quella  conversazione  ai  candidati  sono  state  rivolte  domande  molto  più  difficili,  che  hanno  portato  una  serie  di  bocciature».A  denunciarlo  è  il  presidente  nazionale  del  Codacons,  Marco  Donzelli,  che  definisce  «inqualificabile»  quando  successo.  «In  migliaia  stanno  studiando  con  modalità  di  esame  inedite  rischiano  di  vedere  vanificati  loro  sforzi  per  ragioni  indipendenti  dalla  mera  preparazione».  Quindi,  per  il  Codacons,  «vanno  fermati  gli  esami  cambiate  in  toto  le  loro  modalità,  prevedendo  una  forma  identica  per  tutti  ragazzi»  o,  monte,  «una  laurea  abilitante  all’esercizio  della  professione:  chiederemo  al  ministro  Cartabia  di  intervenire  immediatamente».  Corte  d’appello  di  Brescia,  presidente  di  commissione  distrettuale  Lecce  ministero  si  stanno  muovendo:  gli  accertamenti  sono  in  corso.  Ma  che  questa  vicenda  sia  l’occasione  «per  rivedere  lo  svolgimento  di  questi  esami,e  prevedere  maggiori  controlli»,  è  l’auspicio  degli  stessi  candidati  collegati  alla  prova  «incriminata»  sulla  piattaforma  Teams.  Una  di  loro  — che  preferisce  restare  anonima  visto  che  il  suo  esame  non  l’ha  ancor  sostenuto  — ricorda  tutto  benissimo.«I  primi  due  interrogati  hanno  risolto  il  quesito,  fatica  meno,e  sono  passati  con  18  22.  Mi  sono  tranquillizzata».  Poi  è  toccato  al  terzo,  che  se  la  caverà  sua  volta  con  un  18  dopo  la  Camera  di  consiglio  microfoni  aperti.  «Si  è  accomodato  ed  è  arrivato  anche  il  magistrato,  fin  lì  sostituito  da  un  supplente  perché  in  udienza.  Ha  chiesto  subito  il  nome  al  ragazzo  mi  è  parso  strano:  tutti  noi  abbiamo  un  codice».  Durante  lo  svolgimento  della  traccia  «gli  ha  fatto  una  domanda»:  in  teoria  non  potrebbe,  l’esposizione  — da  linee  guida  — dovrebbe  essere  un  «monologo».  proprio  quando,  in  camera  di  consiglio,gli  altri  due  commissari  gliel’hanno  fatto  notare,  «ha  risposto  che  una  insidiosa  lui  la  poteva  fare».  Poco  prima,  «l’avevamo  sentito  chiedere  ai  colleghi  come  fossero  andati  candidati  precedenti,  dire  che  non  si  poteva  promuovere  tutti  che  tanto  si  sa,  al  secondo  orale  passano,  appunto,  tutti.  Ma  quando  mai!».  Non  solo.  Avrebbe  anche  «deciso»i  voti  da  dare  ai  due  esaminati  dopo  bocciati  («uno  era  stato  bravo»),  salvo  poi  aggiungere:  «Se  li  facciamo  passare  tutti  adesso,  quelli  che  arriveranno  alla  fine  li  dobbiamo  bocciare».  «Sentire  queste  parole  è  stato  assurdo,  purtroppo  sappiamo  che  funziona  così,  ma  sono  demoralizzata:  più  di  così  ora  che  posso  fare?».  Le  fa  eco  una  collega,  certa  che  proprio  perché  «è  così  che  vanno  le  cose  anche  se  non  dovrebbero»,  il  commissario  pizzicato  «sia  stato  sfortunato:  ha  pronunciato  la  frase  sbagliata  al  momento  sbagliato».  Ma  «il  di-scorso  è  più  ampio:  non  siamo  adeguatamente  formati  per  sostenere  simili  prove,  è  il  percorso  di  studi  che  va  rivisto.  Come  gli  esami:  in  alcune  Corti  d’appello  candidati  pescano  le  domande.  Perché  non  farlo  ovunque?».Un  concetto  su  tutti:  «Ben  venga  la  selezione,  ma  sia  basata  sui  meriti.  Che  questo  caso  inviti  ragionare  serva  fare  chiarezza». 

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