ECCO PERCHE’ MORI’ IN CARCERE IL SINDACO DI ROCCARASO CAMILLO VALENTINI
IL CODACONS CHIEDE L’IMMEDITA SOSPENSIONE DAL SERVIZIO DEL MANCINI E DEGLI ALTRI DUE FUNZIONARI DI POLIZIA CIAMMAICHELLA E PICCIRILLI AUTORI DI TUTTI I FALSI FORMATI IN QUEL PROCESSO
RIENZI E URSINI ASSOLTI CON FORMULA PIENA DALL’ACCUSA DI AVERE CALUNNIATO I GIUDICI MARIA TERESA LEACCHE, AURA SCARSELLA, LUIGI D’ORAZIO E MICHELE RAMUNDO
Il pm Maria Teresa Leacche che ieri a tarda sera era insieme all’ex Presidente della Corte d’Appello dell’Aquila – ritenuto dal Sindaco Camillo Valentini il vero padrone del palazzo Edilmonte al centro della orrenda inchiesta che portò all’ingiusta carcerazione del sindaco e alla sua morte – ha portato le mani al capo in segno di disperazione quando il coraggioso GUP Maria Libera Rinaldi ha letto la sentenza che pone la prima pietra della verità sulla tragica morte in carcere di Valentini.
Il GUP Rinaldi dopo tre anni di udienze e tre ore di Camera di consiglio, e dopo le arringhe appassionate degli avvocati Arturo Messere, Bruno Leuzzi, Antonio Castiello, Claudio Coratella, Michele Lioi e due ore di dichiarazioni spontanee del Presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha letto il dispositivo che ribalta tutta la vicenda, mettendo al centro una orrenda macchinazione diretta a far conseguire ad un costruttore senza scrupoli il risultato di un colossale abuso realizzato sotto un costone franoso al centro di Roccaraso.
Dopo l’assoluzione dei Pm e Gip che disposero l’arresto, assoluzione che sarà ora rimessa in discussione il prossimo 16 dicembre davanti alla Corte d’Appello dell’Aquila, oggi si apre una nuova luce fosca su quella morte. L’ispettore Massimiliano Mancini, autore insieme a Ciammaichella e Piccirilli dello Sco dell’Aquila di centinaia di pagine di relazioni di indagini tutte infarcite di falsi e “anomalie investigative” e “spudorate calunnie”, sarà giudicato il prossimo 10 febbraio dal Tribunale penale di Campobasso per abuso aggravato di atti di ufficio. Ecco le gravi imputazioni a suo carico;
“reato p. e p. degli artt. 110 e 323 c.p. perché, in riferimento al proc. nr. 316/04 mod. 21 (poi nr. 443/04 R.G. G.I.P.), dopo che il P.M. di Sulmona dr.ssa Leacche aveva affidato le indagini alla Squadra Mobile, esso MANCINI, nella sua qualità di Ispettore di P.S. addetto alla Squadra Mobile di L’Aquila, espletava attività investigative connotate da un notevole grado di iniziativa, indirizzandole in malafede in odio al Sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, rivelando un anomalo intendimento di “persecuzione” inquisitoria ed assoluta mancanza di serenità ed imparzialità in quanto esso Isp. Mancini era mosso da risentimenti personali e da spirito di rivalsa, giacché sua madre BUCCI Ornelia, era inquilina in lite in un immobile appartenente al nonno del Sindaco Valentini; giacché la famiglia VALENTINI aveva attivato un procedimento di sfratto contro la predetta BUCCI; giacché la BUCCI era diventata affittuaria di locali destinati a negozio di abbigliamento, ma appartenenti al Comune di Roccaraso di cui era sindaco il VALENTINI; giacché il Sindaco VALENTINI si era attivato contro la BUCCI per recuperare svariati canoni di locazione; così esso MANCINI abusava delle sue funzioni, operando in violazione di norme di legge, omettendo di astenersi dallo espletamento delle indagini, omettendo fra l’altro, di espletare indagini anche a favore degli inquisiti (artt. 326 e 358 c.p.p.), così cooperando al fine di arrecare al sindaco VALENTINI un danno ingiusto, consistente nell’intento di acquisire risultanze probatorie a senso unico, articolate in una visione ricostruttiva persecutoria ed unilaterale che induceva, infine, il P.M. LEACCHE a richiedere il 15.07.2004 e ad ottenere il 13.08.2004 ordinanza di custodia cautelare che esso MANCINI si precipitava nella stessa notte a personalmente eseguire catturando il Sindaco VALENTINI, che il 16.08.2004 si suicidava in carcere”.
Egli è accusato in pratica di avere inventato una banda di criminali facenti capo al Valentini al fine di poter ottenere l’autorizzazione a intercettare i suoi telefoni, laddove si trattava di una montagna di fandonie e falsità.
Ora il coraggioso GUP Maria Libera Rinaldi – incurante del fatto di avere così rimesso in discussione le responsabilità anche dei giudici che recepirono senza alcun esame critico quelle conclusioni del poliziotto, nonostante fosse stata denunciata a loro con una missiva l’incompatibilità palese in cui versava – ha trascinato il Mancini davanti al Tribunale dove dovrà rispondere dei gravi reati ascritti. Il Codacons ha già chiesto al Ministero degli interni al Questore dell’Aquila di sospendere immediatamente il Mancini dal servizio.
Ma la parte più rilevante della pronuncia del Gup sta nella assoluzione piena dei Presidenti del Codacons Carlo Rienzi e Pino Ursini dall’accusa di avere calunniato e diffamato proprio tutti i giudici che hanno partecipato alla vicenda: il PM Leacche che chiese la cattura del Valentini, il gip D’Orazio che la dispose, la pm Scarsella che lamentava di essere stata offesa ingiustamente dall’accusa di avere il marito farmacista a Roccaraso e quindi di doversi astenere, e l’ex presidente della Corte d’Appello dell’Aquila Michele Ramundo la cui posizione fu archiviata perché nonostante il sospetto patrimonio milionario frutto tutto di case acquistate dalle società del gruppo facente capo al costruttore Federico Tironese (anche lui in attesa di rinvio a giudizio per calunnia davanti al gip di Pescara Campli) non avrebbe a suo carico prove certe di avere favorito il Tironese nella vicenda immobiliare più scandalosa degli ultimi decenni in Abruzzo.
Uguale assoluzione è arrivata dalla richiesta del PM di Campobasso Giovanna Immacolata Di Petti che nel suo atto ha chiesto di assolvere Rienzi e Ursini da analoghe accuse di diffamazione e calunnia per avere detto a questi poliziotti oggi a giudizio “delinquenti” e calunniatori.
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