1 Giugno 2016

Ecco l’ etichetta made in Italy anche per il latte e tutti i suoi derivati

Ecco l’ etichetta made in Italy anche per il latte e tutti i suoi derivati

• il decreto del governo già inviato a bruxelles per l’ ok: sarà obbligatorio far sapere ai consumatori la provenienza
Carlo Grossini «Da decenni chiedevamo un simile provvedimento e finalmente, dopo anni in cui i consumatori hanno totalmente ignorato la provenienza del latte bevuto e del formaggio mangiato, sarà possibile garantire piena trasparenza». Se ci voleva una qualche certificazione di garanzia questa volta a fornirla al governo sono stati direttamente i consumatori che tramite il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, hanno (finalmente) applaudito alla decisione di rendere trasparente e quindi conoscibile la carta di identità di uno degli alimenti più amati dagli italiani: il latte e i suoi derivati. Da oggi, infatti, non più solo il latte fresco: anche tutti gli altri prodotti lattiero -caseari, dal latte a lunga conservazione, ai formaggi, burro, e latticini dovranno indicare la provenienza della materia prima e consentire al consumatore di sapere dall’ etichetta dove il latte è stato munto, confezionato e trasformato. Questo è quanto ha stabilito il decreto che introduce l’ indicazione obbligatoria dell’ origine (come la Doc e Docp per il vino che fu uno dei frutti più positivi della dannata stagione dell’ etanolo) per i prodotti lattiero caseari in Italia, firmato dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, e annunciato dal premier Matteo Renzi non a caso nella giornata nazionale del latte promossa da Coldiretti a Milano. Il premier ha parlato di «una storia che richiama giustizia, sapere che cosa sto bevendo», mentre il ministro Martina ha spiegato che il decreto va in aiuto di «un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di ancora più strumenti per competere. Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori a pagare anche dal 5 al 20% in più per un prodotto che sia d’ origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà pos sibile sfruttare questi spazi». Soddisfatti anche gli allevatori ovviamente che in questo modo potrannio meglio difenbdere il latte italiano da quello di importazione. «Con l’ etichettatura di origine si dice finalmente basta all’ inganno del falso Made in Italy – spiega il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’ estero». Una lettera con le misure contenute nel decreto è stata ricevuta a Bruxelles dalla Commissione europea e, sottolinea il portavoce della Commissione europea per Ambiente e Salute Enrico Brivio, «verranno analizzate nei prossimi giorni». Le previsioni sono per un iter autorizzativo veloce e positivo stante che la linea italiana sull’ etichettatura ha autorevoli alleati come la Francia e che il 12 maggio scorso l’ Europarlamento ha approvato una risoluzione per l’ introduzione dell’ etichettatura di origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari a base di carne, ma anche latte e prodotti caseari. Il decreto in particolare prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’ origine della materia prima in etichetta con queste diciture: «Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”; “Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato”; «Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte». Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero -caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l’ indicazione di origine può essere assolta con l’ utilizzo di una sola dicitura: ad esempio «Origine del latte: Italia». In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte. La misura – ha osservato Alessandro Bezzi, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – spingerà a consumare più latte italiano, tutelandolo dai produttori stranieri, alcuni dei quali «hanno aumentato la loro produzione a doppia cifra». Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, ha commentato il decreto con tre parole: «Finalmente, trasparenza, speranza», sottolineando tra l’ altro il danno economico del falso cibo Made in Italy: «che, solo per il Grana Padano, vale 1 miliardo di euro». Insomma un aiuto anche a incrementare i consumi. «Nel 2015 c’ è stata una flessione dei consumi pari al 9,5% con un prezzo al ribasso della materia prima che oggi è arrivato a soglie addi rittura di 20 centesimi al litro. Questa è una situazione insostenibile per gli allevatori italiani» spiega Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo. Secondo Granarolo, «è necessario intervenire con urgenza e forza. Bene la campagna di comunicazione lanciata dal Ministero a sostegno del valore nutrizionale del latte fresco, bene anche l’ etichettatura dei prodotti italiani per rafforzare il rapporto tra i consumatori e i produttori, ma per essere efficace dovrà in prospettiva diventare una misura europea. Non va dimenticato che quando illatte 100% italiano si fa pagando i produttori 20 centesimi non si consente loro di sopravvivere. Occorre valorizzare anche l’ etica del prezzo».

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