E ora la guerra dei risarcimenti può mettere in ginocchio la Costa
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fonte:
- la Repubblica
E ora la guerra dei risarcimenti può mettere in ginocchio la Costa
DAL NOSTRO INVIATO GROSSETO – In una platea di teatro che si fa aula di giustizia perché così impongono i numeri dei superstiti (3.200) e delle vittime (32) di un naufragio, comincia una nuova storia. Che a ben vedere non ha più a che fare con la ricerca delle responsabilità di quella notte – oggi già sostanzialmente definite nelle carte della pubblica accusa – ma con la loro qualificazione (dove fini la colpa e cominciò il dolo la notte del 13 gennaio?) e dunque con il prezzo che i responsabili, se ritenuti tali, saranno chiamati a pagare. Da oggi, il disastro della Concordia si svela per quello che sarà di qui in avanti: una partita processuale a otto zeri. Perché se hanno un senso le stime tarate sulle prime richieste affacciate dagli studi legali americani (come quello di John Arthur Eaves che difende 70 dei passeggeri per i quali si è detto pronto a domande risarcitorie per 140 milioni di dollari), in questo processo ballano potenzialmente danni per almeno 300 milioni di euro. Dieci volte la cifra offerta sin qui a titolo di transazione dalla Costa ai passeggeri della Concordia (10 mila euro a sopravvissuto). E suonano allora di grande sincerità le parole che un avvocato di lungo e brillante corso come Roberto Ruggiero pronuncia in piazza Tripoli, osservando lo spettacolo di decine di suoi colleghi che insieme a lui infilano l´ingresso del teatro per sostenere le ragioni di clienti (associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste, cittadini dell´isola del Giglio) che chiedono di stare nel processo quali “danneggiati dal reato”, al pari di vittime e superstiti. «È come in piazza san Marco a Venezia. Hai presente quello che succede con i piccioni quando tiri una bella manciata di becchime?». Già, «il becchime». Il naufragio della Concordia può diventare un assalto alla diligenza capace di trascinare in un abisso finanziario la Costa, e convincere la sua proprietaria, la statunitense Carnival, ad abbandonarla al suo destino. E non è un caso allora che l´incidente probatorio resti impiccato al nodo delle due parti in commedia che la società armatrice si trova a recitare: responsabile civile in solido per il danno dei suoi dipendenti (il comandante Francesco Schettino e gli altri cinque ufficiali indagati con lui, come i tre manager di prima fascia della sua unità di crisi) e “parte danneggiata” per la perdita della nave. Non è questione da poco. Perché la Costa è il solo forziere in grado di garantire un risarcimento del danno. E potrebbe fare una qualche differenza se in questo processo, alla fine, dovesse risultare semplice vittima o, al contrario, corresponsabile penale del disastro. L´avvocato Giulia Bongiorno, legale della class action di una cinquantina di passeggeri italiani, contesta dunque che la società possa essere ritenuta in questa fase “parte offesa”. «Parti offese – dice – sono i passeggeri». Sono parole che annunciano un´accusa privata che lavorerà perché il processo accerti la responsabilità anche penale della Costa. Ma sono parole che, per lo spazio di un mattino, dividono, sorprendono e allarmano gli altri legali di chi si prepara a chiedere il danno. Perché un´esclusione della Costa dall´incidente probatorio significherebbe l´impossibilità di poter utilizzare contro la società armatrice i risultati che l´esame della scatola nera consegnerà ai giudici. Il gip Valeria Montesarchio sceglie con buon senso. Lascia la Costa nel processo e dunque nell´incidente probatorio, ma non si sbilancia sulla sua veste giuridica. Marco De Luca, legale della società, se ne rallegra. In aula, assicura che la compagnia «non si sottrarrà agli obblighi risarcitori imposti al responsabile civile del danno». Ma intanto considera «un buon risultato» che, «allo stato degli atti la Procura abbia ritenuto di non dover contestare alla compagnia una responsabilità penale amministrativa». Il processo dunque è cominciato. Il “becchime” è in terra. E gli esclusi di oggi, a cominciare da Codacons e Legambiente, promettono che torneranno alla carica per potersi sedere da parti civili al tavolo dei risarcimenti.
carlo bonini
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