E la sindrome Cofferati divide il fronte dei consumatori
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fonte:
- Corriere della Sera
E la sindrome Cofferati divide il fronte dei consumatori
Quei legami tra le organizzazioni di tutela e le confederazioni Cgil, Cisl e Uil
ROMA – Si scioglie sotto la luce dei riflettori il fronte delle associazioni consumeristiche italiane, sceso in campo contro l?inflazione. All?incontro del 4 settembre, convocato sul tema dal ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, i nipotini italiani di Ralph Nader, pioniere americano della «difesa del cittadino», ci saranno tutti. Ma divisi. La spaccatura, maturata nelle ultime ore all?interno del Cncu (la consulta delle 13 associazioni autorizzate) tra l?«Intesa dei consumatori» da una parte e la «Coalizione» dall?altra, non è rientrata. Anzi. La ribalta conquistata sulle barricate estive ha fatto esplodere diffidenze e vecchie ruggini. E un sospetto: che dietro la rottura si celino le ragioni della politica e il tentativo di guadagnare visibilità.
IL DECLINO – Su una cosa sembrano tutti d?accordo: il Cncu, organo voluto nel ?98 dall?ex ministro dell?Industria, Enrico Letta, con funzione consultiva, paragonabile al Cnel, espressione del momento di massimo fulgore raggiunto dalle associazioni durante la battaglia sulle polizze Rc auto, ha perso ruolo. Con esso è svanito il collante che legava tra loro espressioni della società civile molto diverse tra loro.
La situazione è precipitata prima dell?estate: Marzano, che aveva già diradato le convocazioni dell?organismo, non ha nominato i due rappresentanti dei consumatori, individuati dal Cncu, per partecipare al Comitato economico e sociale europeo. Un gesto che ha provocato le dimissioni del presidente, Anna Bartolini: «Una ingiustizia – protesta la decana del consumerismo -, la goccia che ha fatto traboccare il vaso». Perché un segnale forte era già arrivato nell?autunno scorso, quando erano saltati i 3 miliardi che sarebbero dovuti essere assegnati al Cncu nella Finanziaria. Dei 700 miliardi di lire della multa comminata dall?Antitrust alle compagnie assicurative, promessi alle associazioni, poi, neanche a parlarne.
L?INTESA – «Marzano ci convoca solo ora e vorrebbe parlare di prezzi – dice Carlo Pileri dell?Adoc (nata da una costola della Uil nell?88, oggi 32 mila iscritti) -. È sbagliato: prima doveva convocare il Cncu e riorganizzarlo. Poi, per parlare d?inflazione, doveva chiamare le singole associazioni. Il ministro del Lavoro in trattativa non chiama il Cnel ma i sindacati». Obiezioni che non impediranno all?Adoc di essere presente il 4 settembre. È questa la scelta fatta dall?«Intesa dei consumatori» che raccoglie, oltre all?Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori. Le quattro associazioni, spesso critiche nei confronti del governo, hanno appena lanciato un nuovo sciopero dei consumatori, invitando le altre sigle a associarsi.
LA COALIZIONE – «Non aderiremo. Le loro sono posizioni minoritarie assunte soltanto per guadagnare visibilità» attacca a testa bassa Lorenzo Miozzi, giovane presidente del Movimento dei consumatori (nato nel 1985 da un?iniziativa dell?Arci), una delle sette sigle della «Coalizione dei consumatori». Tra i due schieramenti è ormai guerra aperta. «Se vogliono venire nella nostra Intesa la porta è aperta. Ma devono cambiare musica: tra loro c?è gente che preferisce chiamare direttamente il ministro per mettersi d?accordo…» sbotta Carlo Rienzi del Codacons. «È esattamente l?opposto – replica per la “Coalizione“, Paolo Landi di Adiconsum (nata nel 1987 dalla Cisl) -, l?unico obiettivo dell?Intesa è interrompere qualsiasi dialogo con questo governo. Una scelta a priori che non condividiamo. È vero, finora i consumatori sono stati trascurati. Ma adesso c?è una convocazione: noi andiamo a vedere».
LE ANALOGIE – Dialettiche diverse che lo stesso ministero delle Attività produttive ha accostato a quelle che produssero la spaccatura tra sindacati sul Patto per l?Italia, con la Cgil indisponibile al dialogo e la Cisl nel ruolo di «pontiere». Al dicastero di Marzano si è fatta strada l?idea che l?Intesa dei consumatori voglia riprodurre la chiusura praticata da Sergio Cofferati, in una sorta di sindrome del «signor no».
«L?Intesa quindi sarebbe ideologizzata dalla sinistra?» sorride Rosario Trefiletti di Federconsumatori, nata nel 1988 con il contributo della Cgil. «Forse – dice – è un discorso che può valere per me. Ma il Codacons dialoga con An e Lega, l?Adusbef di Elio Lannutti (candidatosi con Antonio Di Pietro) sta al centro, e l?Adoc cammina con la Uil, firmataria del Patto. Di cosa parlano?».
LE PROSPETTIVE – «Parliamo di faziosità», ribatte, per la Coalizione, Paolo Landi di Adiconsum. Che aggiunge: «Un esempio è l?accordo che l?Intesa ha appena firmato con Confesercenti per controllare i prezzi». Allude al fatto che Confesercenti è vicina alla sinistra? «Preferisco guardare i fatti – continua Landi – quell?accordo ridà la verginità a ai negozianti e sposta il problema dell?inflazione sul livello delle tariffe. Quindi sul governo. L?Intesa agisce sempre e solo contro il governo».
Accuse pesanti, posizioni forse troppo distanti per essere ricomposte sotto l?esile bandiera della tutela dei consumatori. «La situazione attuale – commenta Gustavo Ghidini, pioniere italiano del consumerismo – denuncia una crisi di crescita. Serve un livello di preparazione maggiore e una migliore organizzazione. Per essere ascoltati bisogna essere credibili». Un suggerimento? «Creare un unico ufficio studi e evitare come la peste i finanziamenti pubblici. Sempre che l?obiettivo sia preservare la propria libertà…».
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