30 Ottobre 2009

E il costo del carburante vola a 1,33

 Il rincaro peggiore del 2009: per il pieno servono oltre 4 euro in più il mese

 ROMA. La benzina rompe quota 1,33, tornando a valori non più toccati da un anno, e monta nuovamente la rabbia dei consumatori.  Se nei giorni scorsi c’era chi era arrivato a chiedere la testa del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, oggi il Codacons si arrischia a invocare «l’aiuto della Chiesa, affinchè intervenga con un esorcismo per liberare i listini della benzina dal "male" dei continui rincari». Ieri è dunque arrivato il nuovo aumento targato Shell, che si conferma il marchio più "caro" sul mercato: un rialzo di 0,5 centesimi che ha portato la verde a 1,334 euro. Il gasolio più caro è ancora quello di Shell, a 1,174 euro, mentre i prodotti Agip si attestano rispettivamente a 1,323 e 1,169 euro al litro. Gli 1,334 euro al litro di Shell rappresentano il valore più alto raggiunto da oltre un anno, quando nella settimana dal 6 al 13 ottobre 2008 la benzina era salita fino a 1,352 euro, per poi scendere a 1,293 in quella successiva e imboccare una parabola discendente che si sarebbe fermata solo agli inizi di gennaio, quando la verde e il gasolio viaggiavano solo qualche centesimo sopra la soglia di un euro. E anche se nei prossimi giorni è previsto un rallentamento della corsa, complice una frenata delle quotazioni del greggio che trascinano con sè anche i prezzi internazionali dei carburanti, le associazioni dei consumatori tornano all’attacco.  «Gli aumenti registrati in queste ore nei listini dei carburanti portano un pieno di benzina a costare 4,3 euro in più rispetto ad appena un mese fa e 4 euro in più per un pieno di gasolio», sottolinea il Codacons, prima di scegliere la strada dell’ironia e invocare un esorcismo per fermare i rialzi. Federconsumatori e Adusbef insistono invece sul tema del differenziale fra andamento del greggio e quello dei carburanti. «Il petrolio scende ma la benzina continua a salire. È caduta ogni logica – dicono i rappresentanti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti -, si tratta di una vera e propria presa in giro». E sono ancora Trefiletti e Lannutti a chiedere «un immediato intervento da parte di chi è preposto al controllo dei costi e dei prezzi dell’intera filiera». Sulle barricate anche l’Adoc, con il presidente Carlo Pileri che parla di «un danno enorme agli automobilisti che ogni anno spendono oltre due mila e 500 euro solo per i carburanti. È necessario e urgente un taglio di 10 centesimi sia delle tasse sia del prezzo del prodotto industriale». Perchè, insiste Pileri, una sforbiciata di 20 centesimi equivarrebbe a un risparmio di 360 euro l’anno per chi ha un auto a benzina e di 180 euro per un diesel. Secca e polemica la risposta dell’Unione petrolifera. «Legare l’andamento dei prezzi dei carburanti a quelli del petrolio greggio tale e quale e non a quelli internazionali di benzina e gasolio (Platts), come si ostinano a fare le associazioni dei consumatori – scrive l’Unione -, è sbagliato sotto tutti i punti di vista e serve solo a giustificare un ruolo che andrebbe svolto con maggiore serietà e responsabilità».

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