2 Settembre 2010

E’ confermato che noi avevamo ragione anche dal punto di vista giuridico.

La nostra tenacia è riuscita a far cancellare un balzello odioso che penalizzava l’ area della capitale  Prendiamo atto che Tar e Consiglio hanno cominciato a legiferare

ROMA Nuovo stop dei giudici all’ introduzione dei pedaggi nelle strade Anas. Dopo il primo giudizio di sospensione del Tar del Lazio e la conferma del Consiglio di Stato, la quarta sezione dello stesso Consiglio di Stato ieri ha rigettato il ricorso del governo contro il primo no del Tribunale amministrativo. In sostanza: è confermato il blocco dei sovrapprezzi introdotti dal primo luglio su tutte le strade gestite dall’ Anas, sui raccordi autostradali (compreso il raccordo anulare di Roma) e sulla Salerno-Reggio-Calabria. In realtà, spiegano i giudici, lo stop al pedaggiamento dovrebbe riguardare solo gli enti locali che hanno presentato e vinto il ricorso. Ma la società pubblica e il suo presidente, Pietro Ciucci, hanno ribadito la decisione presa il 4 agosto: il blocco, fino a nuovo ordine, vale per tutte le tratte. Per capire bene l’ accaduto occorre riavvolgere il nastro di questa intricatissima vicenda. Tutto inizia con la decisione del governo di garantire da subito risorse proprie all’ Anas introducendo una norma nell’ ultima manovra correttiva. Non c’ è tempo di installare Telepass dedicati o caselli dedicati, e così si sceglie una strada apparentemente semplice: l’ introduzione del sovrapprezzo di uno o due euro ai caselli di entrata e uscita delle autostrade adiacenti le statali. L’ idea non tiene conto di un dettaglio, e cioé che non sempre gli ingressi delle autostrade portano automaticamente sull’ asfalto di una statale. E così i Comuni della cintura romana, i primi a muoversi contro la decisione, ricorrono e dimostrano senza difficoltà che i propri cittadini sono costretti a pagare il dazio anche quando non entrano nel grande raccordo anulare. La sentenza fa scuola, e in pochi giorni il Tar del Piemonte accoglie il ricorso della Provincia di Torino. L’ Anas ora attende di vedere se i giudici amministrativi, in sede di giudizio di merito, confermeranno il loro no al pedaggio. La giustizia amministrativa nel Belpaese è complicatissima, ma tant’ è: fino ad allora la battaglia legale non è conclusa e anzi, rischia di complicarsi. Basti citare il caso della Regione Toscana, che attende il giudizio del suo Tar e minaccia di ricorrere alla Corte Costituzionale. Nel frattempo esultano tutti i nemici dei rincari e del governo: Comuni, associazioni dei consumatori, opposizione. Adiconsum chiede all’ Anas di restituire quanto pagato da tutti coloro che hanno pagato il sovrapprezzo fra il primo luglio e il 4 agosto, il Codacons, in caso di mancati rimborsi, promette un’ azione collettiva dei consumatori. Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, deus ex machina del maxiricorso, celebra la «tenacia dei ricorrenti» e ingaggia un botta e risposta con il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli. Il leghista invita il governo a fare un decreto ad hoc per reintrodurre il sovrapprezzo, il presidente della Provincia di Roma gli dà dell’ azzeccagarbugli e il secondo replica dandogli del marziano. Per dividere i contendenti il sindaco di Roma Gianni Alemanno consiglia al governo una strada diversa: invece di far pagare l’ autofinanziamento dell’ Anas agli utenti, chiede di caricarlo sulle spalle dei concessionari delle autostrade, riscrivendo il contratto di servizio con l’ Anas. L’ Italia dei Valori è convinta invece che il governo sceglierà proprio la strada del decreto ad hoc.

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