E’ assalto a benzinai e supermercati
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fonte:
- La Sicilia.it
carburanti e generi di prima necessità cominciano a scarseggiare. «pane fino a venerdì»
Palermo. La corsa ad accaparrarsi l’ indispensabile è già partita. Con lunghe code. Benzina, cibi in scatola e surgelati, detersivi, carta igienica. Gli effetti della protesta del movimento «Forza d’ urto», dopo 72 ore di blocchi stradali, cominciano ad avere le prime conseguenze nella vita di ogni giorno. A Palermo, come a Caltanissetta e a Canicattì, è già scattato l’ allarme carburante, con la chiusura delle stazioni di servizio che hanno esaurito le scorte. Luciano Benincasa, presidente della Faib di Palermo, auspica che le forze dell’ ordine scortino le autobotti per rifornire i distributori. E l’ allarme si espande progressivamente, al punto che la Prefettura di Palermo annuncia la costituzione di una unità di crisi per affrontare l’ emergenza, mentre nei negozi cominciano a salire i prezzi di frutta e verdura. Anche per il pane, teme qualcuno. Ma Natale Spinnato, presidente dell’ Unione Panificatori della provincia di Palermo, getta acqua sul fuoco: «Almeno fino a venerdì prossimo», sottolinea. «Perché – spiega – i panifici dispongono della farina dei rifornimenti settimanali. Ai mulini basteranno poche ore, conclusa la protesta, per rifornire i panifici e quindi non dovrebbero esserci problemi». I guai cominceranno se la protesta proseguirà ancora. E gli aumenti del prezzo del pane, se scarseggerà la farina, sarebbero inevitabili. «Ma è ancora troppo presto – sostiene Spinnato – per ipotizzare questa eventualità». Qualche difficoltà, comunque, c’ è stata. Come nel caso della fornitura di lievito. «Per fortuna – aggiunge – siamo riusciti ad aggirare i blocchi utilizzando dei piccoli mezzi furgonati per la consegna». A rischio, a Palermo, ieri sera, i collegamenti navali con Genova e Napoli, con gli ingressi del porto presidiati e bloccati dai camion del movimento Forza d’ urto. L’ isolamento comincia a pesare, al punto che la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, insieme con il Codacons, chiede l’ intervento delle autorità «per garantire la libera circolazione di merci e persone». Non solo, ma i metodi di attuazione della protesta «ledono le libertà e i diritti dei siciliani, arrecando loro un danno ulteriore invece di agevolarli e procurare miglioramenti nelle condizioni generali di vita». Secondo Cia e Codacons, lo sciopero e il blocco stanno «ottenendo l’ effetto di penalizzare ulteriormente la Sicilia, la sua fragile economia e in particolare la commercializzazione dei prodotti agricoli siciliani». «Se questi non potranno attraversare lo Stretto – sostiene Francesco Costanzo, presidente provinciale della Cia di Catania – i mercati e la grande distribuzione del resto d’ Italia e dell’ estero si rivolgeranno ad altri fornitori non solo per il periodo dello sciopero ma anche successivamente, con il rischio di non volere più contrattare merce proveniente della Sicilia. I danni potrebbero essere incalcolabili». Francesco Tanasi, il segretario nazionale di Codacons chiede l’ intervento delle Procure siciliane «per il reato di blocco stradale» e propone una "class action" per la copertura dei danni causati a persone e attività commerciali. In campo, contro lo sciopero, anche la Coldiretti regionale. «Milioni di euro di merci – affermano il presidente Alessandro Chiarelli e il direttore Giuseppe Campione – rischiano non arrivano a destinazione con perdite che nessuno risarcirà. Pur nella legittimità dello sciopero, riteniamo che quanto sta avvenendo si ripercuota solo sui tanti comparti produttivi che si reggono sul trasporto gommato. Ci sono accordi commerciali che rischiano di saltare per la mancata consegna. Bisogna trovare un soluzione che garantisca lo svolgimento del lavoro».
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