20 Ottobre 2005

E adesso la paura fa il tiro al piccione

E adesso la paura fa il tiro al piccione

L?Ue: servono controlli

Decine di telefonate di cittadini al Servizio veterinario per le morie di colombi nei parchi: l?Ulss tranquillizza

Il virus dei polli contagia la psicosi collettiva cittadina e a finire sotto tiro adesso sono i piccioni, in una Vicenza decretata come possibile ?miccia? per l?alta concentrazione di animali da allevamento dagli esperti dell?Unione europea; città tra quelle che dovranno attivare delle misure di sicurezza in un Veneto ?a rischio?.
La paura dei volatili corre lungo le linee telefoniche e assedia il centralino del servizio veterinario dell?Ulss, in questi giorni diventato il bersaglio di chiamate di chi segnala allarmato la presenza di un aumento di carcasse sospette, o di cittadini impauriti che vogliono informazioni sulla prevenzione in atto sui colombi; forse neppure lontani parenti di quei migratori per cui è partito un appello per lo stop alla caccia, quale atto di precauzione e responsabilità.
Persino il Codacons nazionale è sceso in piazza contro i piccioni, chiedendo che siano allontanati dalle città per «evitare contagi». La tensione per l?influenza aviaria, dunque, non deve ?contagiare? i consumi e i consumatori, mentre in Piazza S. Marco non c?è preoccupazione che tenga di fronte ad una foto ricordo sorridente col piccione che prende il grano direttamente delle mani.
I pennuti vicentini, intanto, continuano a zampettare ignari in centro, tra gran parte dei passanti che sembra noncurante della loro presenza, o a becchettare ai giardini Salvi a pochi passi dai bambini che giocano nel cortile della vicina scuola. I piccioni, in fondo, ad essere additati come untori delle città sono abituati. Ma forse se la caveranno anche stavolta.
«In realtà – spiega Gianni Riondato, coordinatore dei servizi veterinari dell?Ulss – non c?è motivo per allarmarsi: il piccione non è una specie bersaglio del virus. Fino a prova contraria ha dimostrato una resistenza naturale all?influenza aviaria già negli scorsi anni».
Il medico si riferisce agli episodi che nel 1997 e successivamente nel primo triennio del nuovo secolo hanno interessato con focolai anche il territorio della nostra provincia. «Certo, si trattava di ceppi di diverso tipo, oggi ulteriormente mutato nel genoma che tiene con il fiato sospeso il mondo scientifico e non. Ma ripeto, molto raramente si è rintracciata una positività a questi virus nei piccioni. Per ora, quindi, la gente può stare tranquilla e passeggiare in città».
All?Ulss si cerca di spegnere il fuoco delle emozioni di chi telefona impaurito perché ha notato un piccione morto ai giardini. «Si tratta di una mortalità normale, che aumenta soprattutto con i primi freddi e a causa della sovrappopolazione di questi volatili in città. Non si tratta di decessi dovuti ad episodi virali. Da quando non è più possibile diminuire il numero dei colombi con i sistemi previsti nelle ordinanze comunali, non c?è da allarmarsi se si nota un normale aumento della mortalità», dice Riondato.
Il servizio veterinario dell?Ulss ricorda che ormai anche i piccioni sono sottoposti al monitoraggio programmato dall?Istituto nazionale fauna selvatica, nonché ai controlli del servizio di zooprofilassi quando avviene una moria di volatili e un aumento di carcasse sospette. Riondato invita quindi i cittadini ad una maggiore serenità assicurando costanti controlli: «È in atto un monitoraggio, su base scientifica, sugli allevamenti e sugli animali selvatici eseguito direttamente con prelievi dal nostro servizio, e da quello di altri enti, che ci consente il 99 per cento di possibilità di incrociare un?eventuale riscontro di positività all?aviaria in tempi accettabili e brevissimi per poter intervenire».

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