14 Ottobre 2008

Dopo il successo della lotta ai fannulloni il ministro pensa alla “mobilità formativa”

Sessantamila dipendenti pubblici in più al lavoro: è il risultato incassato dal ministro Renato Brunetta, dalla sua politica di lotta ai fannulloni e all’assenteismo. In tre mesi, le assenze per causa di malattia si sono «ridotte del 50%», e questo significa, su base annua, poter contare su una forza lavoro superiore di 60 mila persone, appunto, spiega lo stesso Brunetta, sostenendo la sua azione di riforma del settore pubblico, nel corso di una conferenza internazionale sulla formazione presso la Scuola superiore della P.a., con accanto il segretario generale della Presidenza del Consiglio, Mauro Masi. Premesso che la pubblica amministrazione non può più essere «la palla al piede dell’economia», è il suo ragionamento, bisogna agire perchè si cambi rotta: essa, al contrario, «può essere il settore trainante per il recupero di competitività e produttività del Paese». Ad oggi, invece, «gran parte» del divario di crescita con gli altri Paesi «è dovuto proprio alla bassa produttività del settore pubblico», ha sottolineato Brunetta, rilevando che, nonostante dinamiche salariali doppie rispetto al privato, nel suo complesso ha la «metà della produttività del privato». Intanto i primi risultati non mancano: negli ultimi mesi il calo delle assenze per malattia è andato via via aumentando, passando dal 22% circa registrato a giugno, al 37,1% di luglio sino al 44,4% di agosto ed al 44,6% di settembre, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Non a tutti, però, la linea Brunetta piace, e in migliaia si preparano ad un ricorso collettivo contro le stesse norme, a partire proprio, per esempio, dalla corresponsione del solo trattamento economico fondamentale, senza indennità o emolumenti, nei primi 10 giorni di assenza per malattia. «Mentre il ministro sbandiera numeri, il popolo dei "fannulloni operosi" è in continua crescita», ha riferito il Codacons, che sostiene il ricorso, facendo sapere di avere anche il sostegno di alcuni sindacati, come l’Ugl e quello di polizia Consap. Da parte sua Brunetta va avanti per la sua strada e propone altre novità: la riconquista di efficienza e produttività deve passare anche attraverso una formazione migliore, in grado di stare al passo con le più alte professionalità. In questo contesto, si inserisce dunque un progetto di mobilità formativa nella P.a.: i dipendenti pubblici, come gli studenti universitari, dovrebbero partecipare ad «Erasmus di massa», ha annunciato Brunetta. La riforma dovrebbe prevedere che «ciascun dirigente a ogni passaggio di carriera debba fare almeno sei mesi all’ estero. Così, nell’arco di 5-10 anni, non solo finalmente si impareranno le lingue ha sottolineato Brunetta ma si creerà anche un network di esperienze con i colleghi delle P.a. degli altri Paesi».
 

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