Disabile gay aggredito: tre condanne
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fonte:
- Messaggero Veneto
Erano accusati di avere aggredito, la sera del 23 gennaio 2009 in piazza XX Settembre, a Pordenone, un 31enne omossessuale disabile. Ieri i tre imputati sono stati condannati, anche al risarcimento dei danni morali alla vittima, dal giudice monocratico del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin. L’ avvocato dell’ Arcigay: pena un po’ bassa. Uno dei difensori: sentenza più lieve delle richieste del pubblico ministero, ma ricorreremo in appello. La famiglia della vittima: «Il Comune di Pordenone non ci ha aiutati». Il giovane stava attendendo suo padre quando, secondo il capo di imputazione, venne insultato e aggredito (davanti a molte persone che non intervennero) dopo essere stato trattenuto per i vestiti e accerchiato anche da altre due persone mai identificate. L’ ipotesi di accusa contestata era di concorso in violenza privata aggravato dallo stato di disagio della persona offesa. Dopo essere ascoltati gli ultimi due testimoni, Jana Matcas e Alessandro Caufin, requisitoria e arringa. L’ accusa. Per il pubblico ministero Federico Facchin «i capigruppo» di una «manifestazione teppistica più che di un atto di bullismo» furono Nicola Tuan, 24enne di Pordenone, e Federico Scabbio, stessa età, di Porcia; «secondaria», invece, la posizione di Stefano Orsaria, 44enne di Pordenone. Il pm ha parlato di un «comportamento odioso, in pieno centro, rivolto a un disabile al 100 per cento, già vittima di una feroce aggressione nel 2002, a seguito della quale è sopravvissuto per miracolo». Un gruppo «lo ha vigliaccamente aggredito» attraverso un’ azione «mossa da puro odio». Da qui la richiesta delle aggravanti del gruppo che ha agito con violenza nei confronti di una persona disabile, da parte di «soggetti che non si sono mai scusati e che addirittura hanno sghignazzato in aula» in totale assenza di «responsabilità etica e morale». Il pm ha quindi chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione per Tuan e Scabbio e un anno e 2 mesi per Orsaria. Le parti civili. Non esiste un’ aggravante omofoba, ha spiegato l’ avvocato Francesco Furlan per l’ Arcigay, che ha chiesto il risarcimento simbolico di un euro «neppure offerto dagli imputati». Una pena di giustizia è stata chiesta dal Codacons Fvg rappresentato dall’ avvocato Alessandro Magaraci. Per il Comune di Pordenone l’ avvocato Fulvia Bressan ha chiesto 10 mila euro di risarcimento: «Il Comune è stato leso nel suo interesse fondamentale della convivenza sociale. L’ episodio ha dato una connotazione negativa alla città». Per la famiglia dell’ aggredito, l’ avvocato Esmeralda Di Risio ha chiesto che il Comune devolva il risarcimento alla vittima: «E’ stato vergognoso che gli imputati abbiano riso in aula. Il mio assistito è stato trattenuto, preso a calci, insultato». La difesa. L’ avvocato Massimo Ranaldi, chiedendo l’ assoluzione per Tuan ha spiegato che «non c’ è stato spargimento di sangue, nessun accanimento contro i gay»; Enzo Del Bianco, per Scabbio, ha chiesto l’ assoluzione e, in subordine, il minimo della pena; Lorenzo Marzona ha puntato sul ruolo secondario di Orsaria. La sentenza. Dopo un’ ora di camera di consiglio il giudice ha condannato i tre imputati a un anno e 2 mesi di reclusione ciascuno e al pagamento delle spese processuali senza la sospensione condizionale della pena (esclusa la recidiva per Orsaria); ha stabilito il risarcimento dei danni morali quantificati in 15 mila euro per la vittima, 5 mila per il Comune di Pordenone, mille per il Codacons e uno per l’ Arcigay. Gli imputati dovranno anche rifondere le spese legali alle parti. I genitori della vittima. Padre e madre erano presenti in aula: «Ci eravamo rivolti alle assistenti sociali del Comune di Pordenone perché una persona accompagnasse nostro figlio quando esce: ci hanno detto di rivolgerci ai privati, pagando 50 euro alla volta». Il giovane ha una pensione di 700 euro, in famiglia lavora solo suo padre: «Anche dopo questo fatto – ha ricordato –, nessuno del Comune si è fatto sentire». Per l’ avvocato Furlan «è stato riconosciuto il ruolo di Arcigay; ritengo che la pena sia stata un po’ bassa, vedremo le motivazioni. Ora venga approvata la legge che riconosce le aggravanti per la violenza omofoba». Infine l’ avvocato Ranaldi: «E’ stata una sentenza molto più lieve rispetto alle richieste del pm. Comunque ricorreremo in appello». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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