Dimezzate le pillole al supermercato I farmacisti ringraziano, ma è polemica
ROMA UN PASSO indietro che sembra uno stop: sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, anche quelli con obbligo di ricetta, accolta con entusiasmo dalle parafarmacie e bocciata dalle farmacie tradizionali, ha prevalso alla fine la linea del compromesso che fa rientrare la minacciata mobilitazione dei farmacisti di Federfarma (il giro d’ affari è di 3 miliardi l’ anno). La misura è stata modificata martedì notte in Commissione da un emendamento che prevede la liberalizzazione dei soli farmaci di fascia C senza prescrizione medica. Ma quali saranno questi farmaci lo decideranno ministero della Salute e Agenzia italiana del farmaco entro 4 mesi dall’ entrata in vigore del decreto. In ogni caso, il nuovo testo della manovra all’ esame già esclude diverse tipologie di farmaci di fascia C, a partire da quelli con effetti stupefacenti o psicotropi (come il Tavor), passando per quelli che intervengono sul sistema endocrino, ad esempio la pillola contraccettiva, e quelli iniettabili. Si allarga, però, la platea dei Comuni in cui potranno aprire le parafarmacie, passati da quelli con almeno 15mila abitanti i municipi con oltre 12.500. LA SCELTA dell’ ultimo minuto è stata subito stigmatizzata dal Pd e accolta positivamente da Federfarma. Le parafarmacie e la grande distribuzione, ovviamente, l’ hanno contestata a gran voce perché «il governo ha abdicato alle pressioni della casta». In una manovra «che risulta estremamente pesante per tutti, gli unici interventi che si potevano fare a costo zero e far risparmiare in maniera considerevole i cittadini non si faranno ? stigmatizza Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento consumatori ?. Alla fine , ci troviamo di fronte ad una liberalizzazione fasulla. Il cittadino andrà in una parafarmacia con la lista dell’ Aifa». IL CODACONS , partendo dal presupposto che comunque nei corner è obbligatoria la presenza di un farmacista, chiede per quale ragione «non si possano vendere non solo tutti i farmaci di fascia C, ma anche quelli di fascia A». Pollice verso anche dal Tribunale del malato. Altroconsumo stima un mancato risparmio, per i cittadini, di 500 milioni l’ anno. Anche perché, spiega Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale, «i farmaci di Fascia C costano troppo e ormai sono privi di grande valore terapeutico. Spesso si tratta di pomate e pomatine che costano in maniera esagerata. Dato che sono i cittadini che li pagano, al di là di dove vengono venduti, devono costarealmeno il 30% in meno». Plaude, fra gli utenti, solo Federanziani: «A nome di tre milioni di italiani ? dice il presidente Roberto Messina ? ringraziamo il governo Monti»: è sventato, dice, il pericolo che prodotti sensibili diventassero oggetto di strategie di marketing, tipo il tre per due.
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