Dieselgate, battaglia davanti al gip sull’archiviazione chiesta dal pm
- fonte:
- Corriere del Veneto
“Nessun processo il dieselgate». Sul caso delle (presunte) emissioni «truccate» il pm scaligero Marco Zenatelli ha chiesto l’archiviazione delle accuse contestate ai vertici di Volkswagen Group Italia, scagionando di fatto i 6 indagati dal reato di frode in commercio. Ieri la vicenda è finita davanti al giudice per le indagini preliminari Raffaele Ferraro che dovrà decidere se accogliere l’istanza della Procura oppure disporre ulteriori accertamenti e far riaprire il caso: da una parte, il pool di legali che assiste i vertici della compagnia automobilistica tedesca e che nel corso dell’udienza si è associato alla richiesta di archiviazione formulata dal pm. Sul fronte opposto, invece, si sono schierate le sei parti offese, a partire dal Codacons secondo cui «l’archiviazione rischia di vanificare non solo l’imponente lavoro svolto in sede di indagine, che aveva portato al riconoscimento dell’esistenza sulle automobili Volkswagen del “defeat device” installato per manipolare le emissioni, ma anche le esigenze di tutela di migliaia di consumatori italiani». L’inchiesta era infatti legata a un software che Volkswagen – stando alle ipotesi accusatorie iniziali – avrebbe utilizzato per falsificare le emissioni dei propri modelli, che sarebbero così risultate inferiori rispetto a quanto comunicato ufficialmente. Già nel dicembre 2019, inoltre, la stessa Procura scaligera aveva proposto l’archiviazione della posizione degli stessi sei manager di Volkswagen Italia per un’ulteriore ipotesi di presunti reati ambientali. Quanto all’udienza che si è tenuta ieri davanti al gip Ferraro, quest’ultimo si è invece riservato la decisione. Bisognerà quindi attendere ancora, prima di pronunciare o meno la parola «fine» su questa vicenda. Ma il Codacons non si rassegna: «In tutto il mondo è stato riconosciuto l’utilizzo del software “truffaldino” – protesta l’associazione dei consumatori – solo i tribunali italiani si ostinano a negarne l’esistenza con affermazioni che, nei Paesi in cui la giustizia funziona, suonerebbero come ridicole». Il caso partì con le perquisizioni e i clamorosi avvisi di garanzia nel 2015 ai sei manager della compagnia automobilistica tedesca, «tutti indagati in relazione alla commercializzazione di auto dei marc h i A u d i , S e a t , S ko d a e Volkswagen Veicoli Commerciali aventi caratteristiche differenti, in senso negativo, rispetto a quelle dichiarate». e indagini che adesso, sei anni di distanza dal blitz della Finanza nella sede veronese di Volkswagen, in caso di archiviazione rischiano di finire in un cassetto.
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