2 Dicembre 2013

Di chi è la colpa se Pompei crolla?

Di chi è la colpa se Pompei crolla?

Le forze politiche si rimpallano le responsabilità, mentre i capolavori di Pompei continuano a cedere e sfaldarsi. Un crollo dopo l’ altro, nel sito archeologico visitato da da oltre due milioni di persone all’ anno e inserito tra i patrimoni dell’ Unesco, ormai “eletto” a simbolo del patrimonio artistico italiano in declino. Se in passato fu Sandro Bondi , durante l’ ultimo governo Berlusconi, a finire sotto accusa per i continui cedimenti del sito – fu bocciata anche una mozione di sfiducia , ndr – in rete non manca chi tenta di “vendicarsi”, attaccando l’ attuale titolare del Mibac (il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) Massimo Bray: “Nuovo crollo a pompei. Aspetto la richiesta di dimissioni di Bray da parte della sinistra e la sua difesa di Bondi”, ha tweettato sarcastico il giornalista Nicola Porro. nuovo crollo a pompei. Aspetto la richiesta di dimissioni di Bray da parte della sinistra e la sua difesa di Bondi – nicola porro (@NicolaPorro) 2 Dicembre 2013 Non è l’ unico, tra i social network , a parlare di “doppiopesismo”: in particolare gli elettori di centrodestra criticano “la doppia morale del Partito democratico e della sinistra”. Al contrario, non manca chi difende Bray, ricordando come il suo lavoro sia influenzato dalla “situazione tragica ereditata”. POMPEI TRA CROLLI E POLEMICHE – Le piogge abbondanti che si stanno scatenando su tutto l’ hinterland vesuviano continuano a mettere a dura prova gli scavi di Pompei. Il degrado del sito resta, nonostante i finanziamenti promessi con il “Grande Progetto Pompei”, un piano del valore di 105 milioni di euro, ottenuto in parte con i finanziamenti dell’ Unione Europea, dopo che il 6 novembre 2010 le immagini del cedimento della Domus dei Gladiatori avevano creato scalpore tra i media di tutto il mondo. La Sovrintendenza ha spiegato come i lavori di recupero inizieranno nel mese di dicembre: programmati interventi di messa in sicurezza per tutte le murature della Regio VII del sito. A seguito delle decisioni prese con il decreto “Valore cultura”, il Mibac ha precisato come verrà nominata nei prossimi giorni la squadra gestita da un direttore generale. Intanto con i due crolli di ieri, in un mese si è arrivati a cinque cedimenti. Questa volta a sbriciolarsi sono stati un muro d una bottega di via Stabiana e una parte di un intonaco nella Casa della Fontana Piccola. A novembre episodi simili si erano verificati nella domus numero 21, nella Casa del Torello di Bronzo e alle Terme Centrali, a causa delle precipitazioni abbondanti Un mese “nero”, quello di novembre, considerato come la stessa Schola Armatorum tre anni anni fa crollò in questo periodo. Sotto accusa questa volta è la gestione Bray, che via Twitter ha però ricordato come i bandi per i lavori di messa in sicurezza siano già partiti. Si partirà proprio dal muro danneggiato ieri: “Il danno, seppur limitato, necessita di intervento”, ha precisato il ministro. Entro il 9 dicembre dovrebbe invece essere nominato il direttore generale del progetto “Grande Pompei”, che coordinerà i lavori. RIMPALLO DI RESPONSABILITA’ – Le polemiche contro Bray si sono concentrate anche sui tempi dell’ iter del Dl “Valore Cultura”, con i decreti attuativi che procedono a rilento, nonostante le rassicurazione del ministro. Come ricorda anche il Sole 24 Ore, c’ è bisogno di fare in fretta: anche perché, entro il termine del 2013, sarà obbligatorio presentare il piano di gestione dell’ area archeologica all’ Unesco. Altrimenti, Pompei verrà etichettato nella lista dei siti patrimonio dell’ umanità ” in danger ” (la black list dell’ Unesco dove sono elencati tutti i beni storici a rischio distruzione, ndr). Le risorse messe a disposizione attraverso i fondi comunitari dovranno essere spese entro giugno 2015. In caso contrario, verranno revocate. Nonostante le difese di ministro e Sovrintendenza, i sindacati hanno comunque attaccato per i nuovi crolli: è stato Antonio Pepe della Cisl a spiegare come i cedimenti siano “il segnale che la Sovrintendenza si deve dare da fare, perché la manutenzione ordinaria è stata trascurata da troppi anni e i crolli ne sono la conseguenza”. Nonostante non sia stato esente da responsabilità, lo stesso Bondi – durante la sua passata gestione – non era certo l’ unico responsabile di una situazione che va avanti da tempo, con l’ Italia incapace di valorizzare e curare il proprio patrimonio. Lo scorso anno, l’ ex ministro si era lamentato, ricordando come la situazione non sia cambiata: “Constato con amarezza che a Pompei continuano a cadere pezzi di manufatti storici e di vecchi restauri. Spero che a nessun altro ministro d’ ora in poi siano addebitate delle responsabilità, oltretutto con la violenza che è stata orchestrata e riservata contro di me, a causa di avvenimenti le cui cause e responsabilità hanno una storia lunga e complessa”, aveva replicato, ricordando la mozione di sfiducia ai suoi danni, poi bocciata dal voto dell’ aula. Anche con Lorenzo Ornaghi ministro, durante la parentesi del governo tecnico di Mario Monti, la situazione per Pompei non era cambiata. Alcuni mesi fa era stato invece il Codacons a denunciare: “Alla magistratura contabile abbiamo chiesto di aprire una indagine al fine di verificare eventuali illeciti o utilizzi impropri del denaro pubblico legati al sito archeologico, che configurerebbero un evidente danno erariale per la collettività. Qualora Pompei dovesse uscire dai siti considerati “patrimonio dell’ umanità”, chiederemo che i responsabili di tale sfacelo rispondano con i propri beni personale per i danni arrecati al paese”. L’ avvio del progetto con i fondi comunitari resta ormai una priorità per un sito, più volte eletto a parole come “simbolo della rinascita”, ma rimasto tra le pagine della cronaca quotidiana per i continui cedimenti. Sul sito del ministero dei Beni Culturali, sono descritte le linee fondamentali del Grande Progetto Pompei, al quale sono vincolati 105 milioni di euro, tra fondi Fesr e nazionali. L’ obiettivo resta quello di riqualificare il sito archeologico entro il mese di dicembre 2015. Tra gli interventi mirati sono previsti la riduzione del rischio idrogeologico, attraverso la messa in sicurezza dei terrapieni non scavati, lavori di manutenzione e adeguamento sulle insulae; il consolidamento e il restauro di murature e superfici decorate. Il ministero intende poi aumentare le aree visitabili dai turisti, proteggendo gli edifici dalle intemperie e potenziando allo stesso tempi i sistemi di videosorveglianza. Negli scorsi mesi era stato lanciato anche un concorso internazionale (“99 ideas. Call for Pompei”), indetto da Invitalia e promosso dal Ministro per la Coesione territoriale con la collaborazione del MiBAC. Ben 97 erano state le proposte presentate, anche dall’ estero, per la valorizzazione ed la conservazione creativa del sito archeologico di Pompei. Cinque erano state quelle vincitrici, chiamate a contribuire al progetto di riqualificazione, tra utilizzo di infrarossi per far risaltare i lati nascosti del sito, la realizzazione di un festival di archeologia, concorsi di design, parchi floreali e marketing interattivo. Progetti e lavori di riqualificazione restano poi oggetto di monitoraggio da parte della Direzione investigativa antimafia : negli scorsi mesi non sono mancate le ispezioni della Dia nei cantieri dell’ area archeologica, per il timore di condizionamenti della criminalità organizzata. Di fronte a risorse per 105 milioni di euro, il pericolo della “longa manus” della camorra per i magistrati non può essere sottovalutata.
 

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