Depurazione, la Cassazione ha dato “ragione” ai sacilesi
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fonte:
- Messaggero Veneto
un’ altra
sentenza a favore dei cittadini che aspettano il rimborso del canone
interessate circa 3 mila persone, la battaglia legale continuerà quest’
anno
SACILE «La Cassazione ha emesso una nuova pronuncia in materia di depurazione delle acque». Il giudice di pace emerito Raffaele Vairo ha aggiornato la giurisprudenza sulla lunga vicenda che si trascina in città e in tribunale: il mancato rimborso delle bollette pagate da circa 3 mila sacilesi sul servizio “fantasma” di depurazione. L’ azienda che gestiva l’ acquedotto per conto del Comune, intanto, dopo la sentenza favorevole del giudice di pace di Pordenone Francesco Jervolino al sacilese Roberto Marchiò nel 2014, ha presentato ricorso. Ma la Cassazione è stata chiara. «Un cittadino campano ha ottenuto una sentenza favorevole dal giudice di pace e la restituzione della somma incamerata per un servizio mai reso dalla società concessionaria del servizio pubblico – ha ricostruito Vairo -. La società ha proposto appelli al tribunale che, invece, ha confermato la sentenza del giudice di pace. Contro la sentenza del tribunale la società ha proposto ricorso in Cassazione che, rifacendosi a una precedente decisione (numero 8318/2011) ha deciso che non vi è obbligo del pagamento del canone, se il Comune è sfornito di impianto di depurazione centralizzato delle acque». Le decisioni della Cassazione confermano quelle della Corte costituzionale (sentenza numero 335/2008), secondo la quale era costituzionalmente illegittimo l’ articolo 14 della legge numero 36 del 1994 (disposizioni in materia di risorse idriche). «La tariffa riferita al servizio di depurazione non è dovuta dagli utenti nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione – ha citato Vairo – o questi sono inattivi». Il giudice di pace di Pordenone sul caso di Sacile dei servizi non resi ma pagati, ha ribadito il principio che il canone di depurazione si configura come il corrispettivo di una prestazione commerciale complessa. «Quindi è irragionevole l’ imposizione all’ utente dell’ obbligo di pagamento della quota riferita al servizio di depurazione – ha confermato Vairo – se manca la prestazione». La sentenza del giudice di pace Francesco Jervolino ha cambiato gli scenari giuridici a Sacile, sul caso dell'”acqua sporca”. Il sacilese Roberto Marchiò con l’ avvocato Andrea Poletto dello studio legale Vampa, ha vinto la causa e aperto la strada a tremila rimborsi. Circa 800 euro medi a testa di rimborso nell’ arco 2001-2009 (stime del Codacons) e costi virtuali salati per l’ ex Siba che gestiva l’ acquedotto.(c.b.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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