27 Aprile 2021

Dehors, mascherine e distanze La cena è servita secondo le regole

 

 

di Giovanni Rossi ROMA È un lunedì anomalo. L’Italia riapre e lo fa con gioia. Nel giorno della settimana abbonato al broncetto, il copione si ribalta in generale soddisfazione. La felicità per la ripartenza contagia un po’ tutti. Mascherine e gel difinfettante a portata di mano. Le regioni gialle (la maggioranza) formano un grande banchetto a cielo aperto, compatibilmente con i ritmi imposti dal lavoro e il traffico generalmente più sostenuto, a Torino come a Milano, Roma come a Napoli. Ma la differenza c’è eccome. Camerieri e clienti condividono il gusto della consumazione al tavolo negli esercizi con spazi esterni, spesso solide pedane o eleganti dehors fioriti dall’asfalto in queste settimane. Sistemazioni che assicurano il distanziamento. Le norme anti Covid sono quasi sempre rispettate. Dai gestori e dai clienti. La strada per la normalità è la- di imprevisti – la variante indiana tracciata ieri in Veneto non sarà l’ultima iattura – ma l’Italia sente finalmente di poter svoltare. Ci crede. dopo un weekend introduttivo di bel tempo e mobilità più accentuata persino con qualche chiusura da eccessivo affollamento, 206mila controlli e oltre 4.100 sanzioni, un migliaio in più della settimana scorsa – ora avverte la qualità della posta in palio. Guai a rianimare il virus sotto parziale controllo, significherebbe rischiare di richiudere in estate e stroncare per sempre attività economiche che faticosamente provano a rialzarsi. In stazione Centrale, Milano, c’è chi parte per ricongiungersi ai familiari in altre regioni e chi arriva per abbracciare parenti rimasti isolati. Tutti indossano la mascherina, c’è attenzione alle regole, la superficialità è bandita. E in ogni caso le forze dell’ordine vigilano con discrezione. Ovunque, riti e piaceri piallati dal Covid riconquistano la scena. Su tutti caffè e cappuccino in tazza. Roma, dove il meteo è complice, già di prima mattina i bar sono decisamente frequentati. Tra camerieri e clienti non si sa chi sia più contento. Schiumato, macchiato freddo, macchiato caldo, in vetro, anzi, mi porti un marocchino. Ogni ordinazione al tavolo è legge, ogni consumazione un sorriso. «È bello vedere la gente che viene e si siede», sintetizza il barista di piazza dell’Alberone zona circonvallazione Appia. Identico buonumore in centro. Nei ristoranti, nelle trattorie, nelle pizzerie, l’apparecchiatura per il pranzo simboleggia il ritorno alla vita. Alla pizzeria dei Marmi a Trastevere – per metà dei romani All’Obitorio per l’altra metà Dal Cassamortaro – Marco sta sistemando i tavoli. «Sai qual è la cosa più brutta? Che uno poi si abitua, essere chiuso, e non è così facile tornare alla vita di prima». Invece nella capitale nove locali su dieci riaprono. «Siamo pronti. Sai qual è la cosa più bella? Vedere che la cucina è tornata a vivere. Sembrava morta, ferma. Trasudava tristezza: troppo pulita», è la scherzosa autoanalisi di Flavio, titolare del Velavevodetto in via Monte di Testaccio. Stella, proprietaria della omonima trattoria in via Partenope a Napoli, scappa anche una lacrima: «Viviamo per il contatto con i clienti e per il nostro lavoro». Sul lungomare Caracciolo la gente affluisce ai tavoli. «Seduta a pranzo in una bella giornata: quella che prima era la norma oggi appare un privilegio», confessa una cliente con saggezza da ex reclusa. Chi vuol cenare fuori casa prenota con largo anticipo e predilige locali con funghi riscaldanti perché non è ancora così caldo. Tra le 19 e le 19.30 partono le prime ordinazioni. Bisogna finire entro le 21.30 e tornare a casa per il coprifuoco. Ma non c’è pressione, in fondo è solo lunedì. Nel weekend sarà diverso. Non tutti festeggiano. Il Codacons prende le parti dei ristoratori senza spazi esterni, condannati a servizio di asporto e consegna, degli organizzatori di matrimoni. Tutti frenati dal decreto vigente. «È incostituzionale», scrivono i legali nel ricorso al Tar del Lazio. In Sardegna, unica regione in rosso, l’umore degli esercenti è pessimo. In Valle d’Aosta Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia – confinate in zona arancione – la speranza è che i dati accelerino la promozione. In vista dell’estate restano in allarme gestori di discoteche, promoter di feste e organizzatori di catering. Il loro «quando?» è un urlo che attende risposta.

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