De Gregorio verso il patteggiamento «Dovevo parlare»
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fonte:
- Corriere della Sera
NAPOLI – L’ ex senatore del Pdl Sergio De Gregorio chiede di essere condannato per essersi fatto corrompere da Silvio Berlusconi e aver accettato di passare, durante il secondo governo Prodi, dalle file del centrosinistra (era stato eletto con l’ Italia dei valori) a quelle del centrodestra in cambio di tre milioni di euro. È questo l’ elemento a sorpresa venuto fuori ieri in avvio dell’ udienza preliminare svoltasi davanti al gup del Tribunale di Napoli Amelia Primavera, del procedimento in cui, insieme a De Gregorio, sono imputati Berlusconi e Valter Lavitola, l’ ex direttore dell’ Avanti! , che nella compravendita dell’ allora senatore avrebbe avuto il ruolo di mediatore. Nell’ aula al sedicesimo piano del palazzo di giustizia napoletano, le attese erano ovviamente tutte per Berlusconi, anche perché nei giorni scorsi si era sparsa la voce che il leader del Pdl avrebbe potuto decidere di presentarsi davanti al giudice, e sarebbe stata per lui la prima volta in un tribunale dopo la condanna al processo Ruby. Ma Berlusconi non è venuto, e probabilmente non ne ha mai neanche avuto realmente l’ intenzione. A rappresentarlo c’ erano gli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, che in udienza hanno sollevato questioni legate alla competenza territoriale (i legali di Berlusconi, come anche l’ avvocato Gaetano Balice che difende Lavitola, ritengono che il processo dovrebbe essere trasferito a Roma) e hanno cercato di smontare l’ impianto accusatorio sostenendo che non si può sottoporre a giudizio la scelta di De Gregorio di appoggiare il centrodestra pur essendo stato eletto con il centrosinistra perché, in base a una norma costituzionale, le scelte dei parlamentari sono insindacabili. Secondo questa tesi il giudice dovrebbe chiudere il processo con un non luogo a procedere, ma dall’ altra parte c’ è De Gregorio, difeso dall’ avvocato Carlo Fabbozzo, che chiede il patteggiamento e di essere condannato a un anno e otto mesi con sospensione della pena. Richiesta appoggiata dalla Procura, che ieri in aula era rappresentata dai pm Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio (titolari del fascicolo insieme ai colleghi Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock). Al suo arrivo in tribunale De Gregorio, che recentemente ha potuto lasciare gli arresti domiciliari, aveva lasciato intendere che per lui si stava avvicinando quasi il momento della verità: «Ho deciso di parlare con i giudici dopo aver sognato mio padre che mi diceva di raccontare tutto sui miei rapporti con Berlusconi. Se non lo avessi fatto sarei stato inseguito tutta la vita, come Al Capone, e io questo non lo avrei mai voluto. Guardate invece che cosa sta passando Lavitola (dopo essere stato a lungo in carcere, è ora ai domiciliari con il braccialetto elettronico, ndr ) per mantenere non so quali segreti». La condanna di De Gregorio metterebbe un punto fermo al processo, perché stabilirebbe, con una sentenza di primo grado, che la corruzione ci fu, e che quindi se ci fu un corrotto (De Gregorio, appunto), ci fu necessariamente anche un corruttore. Il gup Primavera ha stralciato la questione e deciderà il prossimo 19 luglio, quando dovrebbe esprimersi anche sulle eccezioni presentate dalle difese di Berlusconi e Lavitola. Ieri ha invece respinto la richiesta di Antonio Di Pietro di essere ammesso nel processo come parte civile, e ha accolto le analoghe istanze dell’ Italia dei valori e del Codacons. Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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