Dati Ocse: guadagnamo il 44 per cento in meno degli inglesi
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fonte:
- L`Unione Sarda
ROMA La busta paga degli italiani è tra le più leggere non solo dei grandi Paesi industrializzati ma anche nell’eterogeneo mondo dei Paesi Ocse. Sui trenta paesi che fanno riferimento all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia, con un salario medio annuo netto di 21.374 dollari, si colloca al ventitreesimo posto. Più avanti, in termini di salari, oltre a Gran Bretagna, Giappone, Usa, Germania, Francia, ci sono tutti i Paesi europei, tranne il Portogallo e i paesi del recente allargamento Ue. Mediamente, dunque, il salario di un italiano non arriva a 16mila euro l’anno, poco più di 1.300 euro al mese. IN CODA I dati sono contenuti nel Rapporto Ocse 2008 sulla tassazione dei salari, appena pubblicato. L’Italia è nella stessa posizione dello scorso anno. Gli italiani nel 2008 hanno guadagnato mediamente il 17 per cento in meno della media Ocse. Salari penalizzati anche se il raffronto viene fatto con la Ue a 15 (27.793 dollari di media) e con la Ue a 19 (24.552). I dati si riferiscono al salario netto medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. È espresso in dollari e a parità di potere d’acquisto, includendo cioè la dinamica dei prezzi interna a ogni Paese. L’Italia arriva al ventiduesimo posto se si considera il salario al lordo. A pesare negativamente sulle buste paga degli italiani è anche il cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente arriva al lavoratore. Il peso di tasse e contributi, sempre sul salario medio di un single, è del 46,5 per cento. In questa classifica l’Italia risulta al sesto posto tra i 30 paesi Ocse. Più leggero è il drenaggio di imposte e contributi se si esamina il caso di un lavoratore sempre con un salario medio, ma sposato e con due figli a carico. In questo caso il cuneo è al 36 per cento e l’Italia scivola qualche posizione più in basso, collocandosi all’undicesimo posto nell’Ocse (partendo sempre dai Paesi dove massimo è il peso fiscale sulle buste paga). Facendo un po’ di conti, un italiano in un anno guadagna mediamente il 44 per cento in meno di un inglese, il 32 in meno di un irlandese, il 28 in meno di un tedesco, il 18 in meno di un francese. Solo sette i Paesi con salari inferiori: Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Polonia, Repubblica Slovacca, Ungheria e Messico. LE REAZIONI Secondo il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, lo svantaggio dei salari italiani è legato «alla vecchia contrattazione collettiva centralizzata e agli alti livelli di pressione fiscale»: fattori che con l’attuale governo, ha aggiunto, stanno cambiando. Per il segretario dell’Ugl, Renata Polverini «i dati non sorprendono e serve una riforma fiscale». Sulla stessa linea d’onda l’associazione dei consumatori Codacons: «Sui salari pesa il caro-vita e per questo è necessario detassare gli stipendi». Per il responsabile economico del Pd Cesare Damiano «i dati Ocse testimoniano che le retribuzioni nette dei lavoratori italiani sono ben al disotto della media dei 30 paesi più industrializzati. Questo dimostra quanto sarebbe necessario un intervento del governo, con risorse fresche e aggiuntive per potenziare il potere d’acquisto delle retribuzione e delle pensioni». Se il leader Prc Paolo Ferrero parla di «dati scioccanti», Daniele Capezzone (Pdl) rileva: «Il governo Berlusconi sta facendo i conti con una fase delicata a livello internazionale, eppure non mette le mani nelle tasche degli italiani». Felice Belisario, capogruppo Idv al Senato, non la pensa così: «Berlusconi la deve smettere con le sue politiche a favore delle banche e contro i lavoratori».
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