Dal bar all’ auto, i furbetti dei prezzi
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fonte:
- Alto Adige
- Corriere delle Alpi
- Gazzetta di Mantova
- Gazzetta di Modena
- Gazzetta di Reggio
- Il Centro
- Il Mattino di Padova
- Il Piccolo
- il Tirreno
- La Città di Salerno
- La Nuova Ferrara
- La Nuova Sardegna
- La Nuova Venezia
- La Provincia Pavese
- La Tribuna di Treviso
- Messaggero Veneto
- Trentino extra
ROMA Al supermercato l’ acqua minerale costa già di più, insieme al caffè tostato, ai succhi di frutta, al detersivo e allo shampoo: tutti prodotti aumentati oltre il 3 per cento. E sarà meglio rinunciare anche al digestivo di fine pasto, visto il rincaro sugli alcolici fino al 7 per cento. Per non parlare di quanto costerà caro mettere mano al guardaroba: vestiti e scarpe costano dal 3 al 6 per cento in più. Sono questi i primi, tangibili effetti prodotti dell’ aumento dell’ Iva (passata dal 20 al 21 per cento) scattato il 17 settembre scorso con la manovra rastrella soldi (4-5 i miliardi annui che dovrebbero entrare nelle casse dello Stato). In meno di due settimane il ritocco dell’ imposta sul valore aggiunto pesa già sul portafogli degli italiani. Ed è solo l’ inizio. Le associazioni dei consumatori avvertono che solo ad ottobre si vedrà il vero contraccolpo degli arrotondamenti in negativo. Perché il rischio maggiore in questa fase «incontrollata» è quello della speculazione. All’ aumento dell’ Iva dell’ 1% infatti, non corrisponde un aumento della stessa percentuale sui prodotti. E Federconsumatori, Adusbef, Codacons, Altroconsumo sono già sul piede di guerra. Come funziona l’ aumento. Il Codacons ha spiegato che sebbene l’ Iva sia passata dal 20 al 21 per cento, un bene che prima costava 1 euro non arriverà a 1 euro ed 1 centesimo. L’ associazione spiega che bisogna «scorporare e considerare il prezzo del bene senza Iva, e su quello applicare l’ Iva maggiore al 21%». In realtà, anche imbarcandosi in questa operazione di calcolo, il risultato non corrisponde ai listini dei prodotti in vendita. La spesa nel carrello. Proprio il Codacons è alle prese con l’ elaborazione di una prima parziale lista di prodotti di largo consumo rincarati dal 17 settembre. «Si tratta solo di alcuni prezzi di grandi città – spiega Mauro Antonelli del Codacons – come Roma, Milano, Napoli, e di negozi che hanno già ritoccato i listini». Il dato dunque non è ancora una media nazionale, ma dà già l’ idea di quanto sta accadendo: ad esempio una cassa di 6 bottiglie d’ acqua minerale è passata da 2,40 euro a 2,45 (+2,08); una commerciale birra da 1 litro, da 1,75 a 1,80 (+2,86), il caffè per la moka da 1 chilo passato da 11,25 a 11,40 (+1,33); il dentifricio da 2,40 a 2,50 (+4,17). Di 5-10 centesimi sono stati ritoccati anche sapone, shampoo, bagnoschiuma, cartaigienica, detersivi per la lavatrice e per i piatti, con un aumento percentuale medio oltre il 3%. Il caro shopping e l’ amaro indigesto. Secondo le prime stime dell’ Osservatorio di Federconsumatori, l’ aumento dell’ Iva ha ricadute pesanti sui settori dell’ abbigliamento (81 euro in più la spesa media), delle scarpe (+25 euro), dei vini e degli alcolici (+12 euro). Tutti beni che in percentuale, hanno registrato aumenti dal 3% (come i cappotti da donna e da uomo o la tuta da bambino) fino al 6-7% (per vini, spumanti, prosecchi e amari). Cosa c’ entra il caffè al bar? Sotto la mannaia dell’ Iva non è finito il caffè del bar, né annessi e connessi, cornetto e cappuccino. Ma tant’ è: la tazzina dell’ espresso e la colazione sono stati "aggiustati" eccome dai bar. E sono proprio i clienti abituali di un esercizio ad inviare al Codacons segnalazioni di protesta come questa: «Ho riscontrato un aumento del 20% (da 1 euro a 1,20 euro) per un cornetto dolce presso il Caffè….di Firenze…)». Un altro cittadino da Roma scrive: «Ma non avevano detto che il caffè non sarebbe aumentato? Stamattina al solito bar, la tazzina di espresso mi è stata fatta pagare 0,90 euro (fino a ieri la pagavo 0,80 euro!). È una truffa?». Tra gli aumenti singolari segnalati, c’ è anche quello sulla seduta di lampada abbronzante: «Salve, vorrei segnalare nel paese … in provincia di Rovigo, dove abito, un aumento di 0,50 euro sul servizio di lampade abbronzanti che offre un centro estetico. Credo che 50 centesimi siano oltre modo eccessivi considerando un aumento dell’ 1% di Iva che su 7 euro dovrebbe essere di 0,7 cent e non 50!». Mentre in Liguria, nel negozio di una conosciuta catena specializzata in elettronica, è stato esposto questo cartello: "non riuscendo a cambiare nell’ immediato tutti i frontalini con i prezzi, la maggiorazione dell’ Iva verrà fatta alla cassa", «non mi sembra corretto» aggiunge il cittadino nella sua segnalazione. Stangata sull’ auto. Tra le segnalazioni che il Codacons bolla come «scorrette» nei confronti dei cittadini, c’ è l’ aggiustamento dell’ Iva (dai 200 ai 300 euro) da parte dei rivenditori di automobili anche sulle macchine acquistate tra fine agosto e primi di settembre, dunque prima dell’ entrata in vigore dell’ aumento. «Ho stipulato il contratto per l’ acquisto di un’ auto nuova ad agosto 2011, con Iva al 20%. – scrive un cittadino – Il 26 settembre sono stato contattato dal concessionario che mi dice che l’ auto è in consegna ma c’ è una modifica al contratto già firmato riguardante l’ aumento dell’ Iva, con una differenza di 251 euro. Ora, sentendo parecchie réclame che parlano dell’ Iva bloccata sull’ acquisto di auto nuove, e considerato che il mio contratto è stato firmato prima del nuovo aumento mi chiedo, è giusto che io debba dare la differenza?». L’ Associazione spiega che «da un punto di vista legale si può fare, ma è un danno ingiusto al cittadino». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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