12 Settembre 2017

Dai led alla crisi idrica, l’ annus horribilis di Acea

LA PARTECIPATA/ L’ AZIENDA PROMETTE ADESSO MAGGIORI INVESTIMENTI NEL SETTORE INDUSTRIALE DANIELE AUTIERI SE l’ azienda che fornisce luce e acqua smette di fornire luce e acqua, allora c’ è un problema. E la trincea sollevata intorno allo spauracchio dell’ emergenza non basta più per frenare la rabbia di quelle famiglie che da domenica sono rimaste ventiquattro ore senza corrente e il disappunto dei Comuni intorno a Bracciano, obbligati a un braccio di ferro estivo per evitare che la multiutility controllata dal Campidoglio prosciugasse le acque del lago. Fare soldi non è sufficiente, nemmeno per l’ Acea, colpita dall’ acquazzone di domenica al termine di un anno difficile, dove il cambio al vertice culminato ad aprile con la nomina del presidente Luca Lanzalone non ha ancora impresso un balzo in avanti alla politica industriale. I problemi degli ultimi dodici mesi iniziano nell’ autunno del 2016 quando viene studiata la nuova illuminazione del centro storico. Il progetto prevede la sostituzione di 186mila lampioni con luci al led. In una notte il giallo diventa bianco ed è come se un enorme blackout avesse costretto le vie storiche della Città Eterna alle lampade di emergenza. La protesta dilaga, non solo tra i cittadini, e a marzo arriva lo stop della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio che ricorda all’ Acea il vincolo che sussiste su molte zone della Capitale. Passano pochi mesi e con l’ arrivo dell’ estate l’ emergenza diventa idrica. A Roma non piove per settimane e il Tevere viene sottoposto a una cura dimagrante che lo fa assomigliare al Fosso dell’ Acqua Traversa. Acea lancia l’ allarme e inizia una battaglia sull’ utilizzo delle acque del lago di Bracciano che arriva ai primi giorni di settembre, quando minaccia il razionamento della fornitura idrica in molti quartieri della città. Anche stavolta il paravento è quello dell’ emergenza, smontato però dalla realtà dei fatti. La dispersione di acqua nei quasi seimila chilometri di tubature che corrono nel sottosuolo è pari al 45%, una perdita che per il Codacons si traduce in un extra costo in bolletta di 95 euro a cittadino. Secondo il dossier 2016 di Cittadinanzattiva, negli ultimi dieci anni la bolletta idrica dei romani è aumentata del 57,8%. Questo non basta per evitare l’ ennesima gaffe: una lettera di fine luglio firmata dalla segreteria dell’ Ato2, l’ Ambito territoriale che riunisce i comuni serviti da Acea, che paventa la possibilità di un aumento della bolletta per coprire i costi degli investimenti. Il bisogno di investimenti è sacrosanto, ma l’ azienda – almeno fino al 16 maggio scorso (giorno dell’ assemblea dei soci) – sembra voler rinviare il problema preferendo dirottare tutto l’ utile del 2016 (quasi 140 milioni di euro) ai suoi azionisti, primo tra tutti il Comune di Roma. Dopo l’ ennesimo caso che coinvolge la società, l’ imperativo è invertire la tendenza. Anche per il presidente Luca Lanzalone che il 2 settembre scorso, a margine del workshop Ambrosetti a Cernobbio, annuncia la presentazione a novembre del nuovo piano industriale. «Il piano prevede un maggior incremento degli investimenti nel settore industriale», spiega l’ avvocato che per la sindaca Raggi ha gestito la partita stadio della Roma, inserendo tra le parole una promessa che guarda al futuro con l’ intenzione di far dimenticare il presente. La sfida è ambiziosa ma difficile da vincere, almeno fino a quando basterà il primo acquazzone autunnale a spegnere le luci nelle case dei romani. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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