12 Dicembre 2010

Crolla la produzione, Como ultima in Lombardia

Peggio di noi ha fatto soltanto Lodi. In 15 anni il Lario ha perso 20 posizioni

Un tracollo per l’economia di Como. Un vero collasso. È quanto emerge dai dati presentati ieri all’assemblea dei presidenti delle Camere di Commercio, che si è tenuta a Firenze.
Peggio di Como, tra le province lombarde, soltanto Lodi. Unioncamere ha stilato una graduatoria delle province, in base al Pil (prodotto interno lordo) pro capite nel 2009. L’indagine ha evidenziato anche il confronto con la posizione occupata da ogni città nel 1995.
Como perde ben venti posizioni. Per trovare il nome della provincia lariana occorre scendere fino alla casella numero 46. Il valore assoluto del prodotto interno pro capite ammonta a 26.702 euro. A rendere dolorosa la retrocessione è il confronto con le altre province della Lombardia. A partire da Milano, che occupa oggi, così come nel 1995, il primo posto della classifica nazionale, con i suoi 36.530 euro di Pil pro capite.
Bergamo, al settimo posto, rimonta due gradini. Cade Lecco, che perde 10 posizioni, ma si stabilizza al 27° posto sopravanzando Como di diciannove lunghezze. Lecco è seguita in graduatoria da Varese, al 28° posto, che recupera una posizione. Il confronto con altre province lombarde è impietoso: Sondrio guadagna 26 posizioni e si piazza 12esima; Brescia scende di una casella ma resta 16esima. Lodi è l’unica provincia alle spalle di Como: è 52esima e perde 21 posizioni. Balza agli occhi il parallelo di Como con Biella, che perde 22 lunghezze e scivola al 43° posto. Due città a vocazione industriale, in particolare nel settore tessile.
Ambrogio Taborelli, presidente dell’Unione Industriali, non cede a facili allarmismi e ancora meno all’autocommiserazione. Anzi: fornisce una lettura organica dei dati.
«Il fatto stesso che Lodi perda ventuno posizioni – commenta – significa che la crisi del tessile non è una spiegazione. Lodi, infatti, ha un’economia agricola. È innegabile che stiamo soffrendo, ma sono sempre scettico su alcuni raffronti. Noi comaschi siamo un popolo attento e risparmiatore; in tempi di crisi, gli imprenditori preferiscono chiudersi a riccio per proteggere il posto dei dipendenti. A Como la cassa integrazione è stata pesantemente utilizzata, ma abbiamo perso meno posti di lavoro».
«La graduatoria di Unioncamere – prosegue Taborelli – denuncia semmai che a pagare la crisi sono le province manifatturiere. La congiuntura ha colpito con violenza proprio le province che lavorano di più. Le province legate a posti pubblici, dove il lavoro è più sicuro, non hanno perso una sola posizione in classifica».
La ricerca di Unioncamere, che pure apre per il 2011 ai primi segnali di ripresa, prospetta anche la tendenza dei consumi nel prossimo anno. Qui, però, inquadra una situazione di staticità, con incrementi bloccati a un +0,7%.
Una previsione che è in linea proprio con le osservazioni delle associazioni dei consumatori lariani. «Anche per queste festività non prevediamo acquisti significativi – commenta Giuseppe Doria, presidente dell’Adoc – ancora più che in altri anni, le tredicesime saranno impiegate per pagare mutui, assicurazioni e rate accumulate nei mesi precedenti».
«In questo momento bisogna evitare di comprare regali impegnativi all’ultimo momento, senza poter effettuare confronti – replica Doria – Soprattutto, per gli acquisti di necessità, meglio aspettare subito dopo Natale, anche se questo consiglio non piacerà ai commercianti».
«Il trend degli acquisti è identico all’anno scorso – aggiunge Mauro Antonelli, presidente del Codacons di Como – E il 2009, non dimentichiamolo, è stato l’anno buio. Ci si aspettava un aumento dei consumi, che però non si è verificato. È tornata la moda dei regali tradizionali – aggiunge Antonelli – Il consiglio è di creare in casa cesti alimentari, senza acquistarli. Si risparmia e si fa un regalo utile. Inoltre esiste sempre la possibilità di riciclare i regali, purché sia fatto con intelligenza».
 

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this