Era operaio per scelta. Non per ripiego. Quello che faceva nella sua vita, Matteo Armellini, lo faceva per passione. Da sempre. E di passioni ne aveva tante, prima tra tutte la musica, così portava sempre con se la chitarra. E poi il cinema e i lunghi viaggi. L’ operaio morto schiacciato, romano di 31 anni, aveva visitato a fondo Vietnam, Cambogia e Giappone. Era diventato da diversi anni un rigger, operaio specializzato nell’ arrampicarsi su tralicci per montare impianti sonori o luminosi. Era esperto, un vero professionista, dicono i colleghi: «Lui non era un tecnico qualunque. Era un vero professionista, da anni lavorava per grandi artisti. Perciò anche noi vogliamo sapere di più. Capire cosa sia successo». Matteo, ricordano amici, si era laureato in Storia all’ Università Roma Tre. Prima aveva frequentato il Liceo classico Mamiani, uno degli storici della Capitale. Al liceo le prime passioni: la politica e la filosofia. Ma, su tutte, la musica. REGGIO CALABRIA È accaduto tutto in un attimo. La struttura che viene giù, un rumore assordante di lamiere che sbattono e sul parquet del Palazzetto dello sport di Reggio Calabria resta il corpo senza vita di un tecnico di 31 anni. Per la seconda volta in tre mesi l’ allestimento di un concerto provoca morte e dolore. Dopo il caso del dicembre scorso a Trieste, in occasione dello spettacolo di Jovanotti, l’ altra notte la tragedia si è ripetuta a Reggio Calabria. Era in allestimento il palco per il concerto che Laura Pausini avrebbe dovuto tenere ieri sera. Concerto da tutto esaurito e, ovviamente, annullato. La vittima è un tecnico addetto alle luci, Matteo Armellini, 31 anni, romano, dipendente della Coop Insieme di Castelvecchio Subequo (L’ Aquila), mentre due suoi colleghi, anche loro romani, Pablo Consoli (33), e Pablo Cesareo (27), sono rimasti feriti. Il primo ne avrà per 30 giorni per la frattura di spalla e omero, l’ altro è solo contuso. E mentre numerosi messaggi di solidarietà giungono alla vittima, il caso rinfocola le polemiche sulla sicurezza dei megaspettacoli allestiti in luoghi chiusi come i palazzetti. La tragedia di Reggio poco prima delle tre. Tecnici e operai sono impegnati nell’ allestimento del palco. I lavori procedono ininterrottamente per montare il palco largo 30 metri, profondo 36 e alto 20. Una struttura di ultima generazione, spiega l’ organizzatore locale Maurizio Senese. Ma mentre i lavori procedono la struttura viene giù di lato, con una violenza da danneggiare anche le gradinate in cemento. Il palco trascina con sé alcuni operai che si trovavano in cima a sistemare luci e ne investe altri. Tra loro Armellini: viene colpito alla testa. I soccorsi sono immediati ma non c’ è niente da fare. La Polizia sequestra il palco su disposto della Procura. Le ipotesi sono varie, dal cedimento della struttura sotto il peso dei macchinari e degli stessi operai, al cedimento del parquet del palasport o a un errore nella costruzione. Solo le perizie potranno fare chiarezza. La notizia della morte raggiunge Laura Pausini nell’ Albergo Altafiumara, vicino Reggio. Sul suo sito Internet appare un «ciao Matteo …» e, in tarda mattinata, il suo pensiero sul suo profilo Facebook: «Il nostro lutto è totale. E devastante. Matteo era un tecnico esperto, un ragazzo giovane, forte, riservato, gentile; voleva che il nostro lavoro fosse il migliore di tutti. Sono vicina alla famiglia e alla fidanzata con tutto il mio cuore». La seconda tragedia in tre mesi, però, non passa inosservata. Lo stesso Jovanotti su Tweeter evidenzia la necessità di una «discussione molto seria tra organismi competenti su come migliorare il livello di sicurezza per addetti e pubblico». Interventi contro le “morti bianche” sono invocate da partiti, sindacati, Codacons. Qualcosa non va e lo indica Ruggero Pegna, storico promoter e dirigente nazionale di Assomusica: «È la gigantomania di molti cantanti. Basta con produzioni e allestimenti che neanche entrano nei palasport».

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