Crolla il palco del concerto Operaio muore schiacciato
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- Avvenire
Crolla il palco del concerto Operaio muore schiacciato
DA REGGIO CALABRIA PAOLA SURACI N Matteo Armellini aveva 31 anni ed era un tecnico delle luci La cooperativa per cui lavorava: ora vogliamo la verità Aperta un’ inchiesta on aveva ancora iniziato a lavorare Matteo. Aspettava giù, sul parterre, guardava gli altri operai allestire il palco per il concerto di Laura Pausini. Si muovevano velocemente, mani esperte intente a fissare le illuminazioni aree, nel cuore della notte, per esser pronti già la mattina alle prove all’ artista. All’ improvviso un boato, all’ interno del Palacalafiore. E il remake di una scena vista appena due mesi fa a Trieste, quella volta in occasione dello show di Jovanotti. La struttura viene giù, il rumore di lamiere è assordante e sul parquet del palazzetto dello sport di Reggio Calabria resta il corpo senza vita di un tecnico di 31 anni. Si chiama Matteo Armellini, è romano, dipendente della coop «Insieme» di Castelvecchio Subequo (L’ Aquila). Due suoi colleghi, anche loro romani, Pablo Consoli (33), e Pablo Cesareo (27), rimangono feriti. Il primo ne avrà per 30 giorni per la frattura di spalla e omero, l’ altro riporta solo contusioni. E mentre il palazzetto viene messo sotto sequestro (le perizie che il pm Rosario Ferracane disporrà nei pros- simi giorni potranno fare chiarezza), il concerto annullato (insieme alle tappe di Acireale del 7 e 8 marzo), mentre per prima Laura Pausini esprime tutto il suo dolore sulla pagina web del suo sito (completamente bianca e con la sola scritta: ‘Ciao, Matteo…), il caso rinfocola le polemiche sulla sicurezza dei megaspettacoli allestiti in luoghi chiusi come i palazzetti. C’ è rabbia e dolore nelle parole di Patrizia Di Meglio, la presidente della cooperativa Insieme per la quale lavorava Matteo. «Matteo era un professionista, uno che sapeva riconoscere i pericoli. Ora vogliamo sapere di più: non è possibile morire così ». Le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono varie, dal cedimento della struttura sotto il peso dei macchinari e degli stessi operai, al cedimento del parquet del palazzetto o ad un errore nella costruzione. La seconda tragedia in tre mesi, però, non può passare inosservata. Lo stesso Jovanotti, su Twitter, evidenzia la necessità di una «discussione molto seria tra organismi competenti su come possiamo migliorare il livello di sicurezza per addetti ai lavori e pubblico». Interventi contro le morti bianche sono invocate da partiti e sindacati. Per il Codacons un crollo può essere una tragica fatalità, «ma due sono l’ indizio di qualcosa che non quadra». E quale sia questo qualcosa prova a indicarlo Ruggero Pegna, storico promoter calabrese e dirigente nazionale di Assomusica, l’ associazione italiana dei produttori ed organizzatori di spettacoli dal vivo: la «gigantomania» di molti cantanti. «Basta – il suo appello – con produzioni e allestimenti che neanche entrano nei palasport, buone solo ad aumentare rischi per la sicurezza e la stessa vita di chi lavora, turni assurdi di lavoro, danni alle strutture ospitanti e, spesso, anche sprechi economici». La ricetta di Pegna è semplice: «Per fare musica, ci vogliono i musicisti; il resto deve essere contenuto nei limiti del buon senso e della misura». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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