27 Settembre 2012

CRISI: VIA FRUTTA E VERDURA DA MENU’, 9 KG IN MENO IN 1 ANNO

CRISI: VIA FRUTTA E VERDURA DA MENU’, 9 KG IN MENO IN 1 ANNO

IL CODACONS RICONFERMA LO “SCIOPERO DELLA VERDURA”:  NON ACQUISTATELA SE  SUPERA I  3  EURO AL CHILO!

IL GOVERNO INTERVENGA SULLA FILIERA E FACCIA METTERE IL DOPPIO PREZZO

Secondo una analisi di Confagricoltura, Cia ed altri, resa nota oggi, nell’ultimo anno il 41,4 per cento delle famiglie ha ridotto gli acquisti di frutta e verdura. Nel 2011 ogni famiglia ha acquistato 5 chili in meno di frutta, 3 chili in meno di verdura e 1 chilo in meno di ortaggi surgelati, per un totale di 9 chili. In 11 anni gli acquisti sono diminuiti del 23 per cento, passando dai 450 chili a famiglia del 2000 ai 347 chili del 2011, ossia 100 chili in meno a famiglia.
Per il Codacons questi dati sono solo la conferma di quanto l’associazione va dicendo dal 2002: i prezzi di frutta e verdura, con l’arrivo dell’euro, sono immediatamente raddoppiati, secondo la nota equazione 1000 lire uguale 1 euro. Una speculazione bella e buona che ha determinato un progressivo crollo dei consumi.
Per questo il Codacons ha lanciato proprio quest’anno, e lo riconferma, lo sciopero della verdura, invitando i consumatori a non acquistare frutta e verdura quando i prezzi varcano la soglia fatidica dei  3 euro al chilo, un tetto che, salvo rarissime eccezioni, dimostra che è in corso una speculazione o che il prodotto è decisamente fuori stagione.
Ma è l’inerzia del Governo a consentire queste speculazioni, sia perché non è stato fatto nulla per accorciare la filiera, sia perché non si vogliono obbligare i fruttivendoli a indicare il doppio prezzo.
E’ evidente, infatti, che se ci sono 7 passaggi prima che il prodotto arrivi dal campo alla tavola ogni aumento diventa esponenziale. Per questo vanno stabiliti incentivi e disincentivi per accorciare la filiera e favorire la vendita diretta produttore-consumatore.
Inoltre per abbattere i prezzi basterebbe prevedere il doppio prezzo, ossia l’obbligo per i fruttivendoli di indicare sia il prezzo al dettaglio che all’ingrosso, ossia non solo il tradizionale prezzo di vendita ma anche il prezzo pagato dal commerciante stesso al grossista, con la percentuale di incremento, come si fa in occasione dei saldi, un meccanismo che, in nome della trasparenza del prezzo, magicamente bloccherebbe inflazione e speculazioni.

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