Credit crunch, allarme in Europa: Italia, Lituania e Lettonia in testa
-
fonte:
- Il Mattino
Cinzia Peluso Cipro in testa, Italia ultima. Il credit crunch esplode nel Bel Paese. Dai 16 anni in su, appena il 5 per cento riesce a spuntare un prestito. Eppure, non è un problema solo «tricolore». La magnanimità degli istituti di credito dell’ isola (dal 2004 membro Ue), supera abbondantemente quella delle banche francesi e inglesi. Pronte a finanziare appena il 19 per cento delle famiglie le prime. E ancora più avare le seconde, dove la percentuale si riduce al 13 per cento. Una scala decrescente, se si guarda sempre ai Grandi. Nel Regno Unito si scende ancora un po’, al 12 per cento. Una percentuale che allinea, comunque, il Paese alla media europea, appunto del 12. La «fiducia» parla invece finlandese e svedese. Nei due Paesi si vola a vette del 24 e del 23 per cento (rispettivamente). Mentre l’ Italia è tanto indietro da essere superata persino da Lettonia (con il 7%) e Lituania (6%). Poco credito. Persino in famiglia, dove si ragiona con la logica del banchiere. Nello Stivale amici e parenti solo nel 3 per cento dei casi sono pronti ad allargare i cordoni della borsa. Cifra che sorprende di fronte ad una media europea ben più alta. 13 per cento. È la stretta raccontata dalle cifre ufficiali della Banca mondiale riferite al 2011. Qualche giorno fa la Western Union, uno dei leader mondiali nel trasferimento di denaro, le ha messe sotto la lente in un rapporto sull’ Italia in relazione all’ Europa. Non c’ è dubbio, comunque, che il credit crunch stia cominciando ad avvertirsi in tutta l’ Eurozona. Soffrono non solo le famiglie. Forti i riflessi sulle piccole e medie imprese. Ed è una vera spada di Damocle che pende sulla ripresa. Tra aprile e settembre scorsi c’ è stato un calo del 22 per cento nell’ erogazione dei prestiti in tutta l’ area euro. Ancora peggio della riduzione del 20 per cento che si era registrata due anni fa. Lo ha calcolato l’ Eurotower nel consueto rapporto biennale realizzato con la collaborazione della Commissione europea. Francoforte parla chiaro. «C’ è stato un deterioramento nell’ accesso al credito da parte delle imprese». Per il nostro Paese quest’ atteggiamento potrebbe bloccare i primi aneliti di ripresa. È il monito del presidente dell’ Istat Enrico Giovannini. L’ Istituto di statistica ha infatti calcolato che ben il 30 per cento delle imprese soffre per il «razionamento». Il grido d’ allarme? «Per le piccole imprese siamo ancora ai limiti massimi per la difficoltà di accesso al credito dall’ inizio del 2008», avverte Giovannini. Dall’ allarme alle denunce. In Italia, i consumatori del Codacons si sono rivolti alla Procura di Milano. In un esposto hanno chiesto di «verificare come mai, nonostante i prestiti della Bce alle banche e la continua richiesta di finanziamenti di famiglie ed imprese sull’ orlo del fallimento, i prestiti siano sempre più in calo». «In Italia c’ è uno spread sui mutui, che hanno costi elevatissimi. I tassi superano dello 0,8-0,9 per cento il livello europeo. È un triste primato», denuncia il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti. Anche se, ammette, «va considerato che quello del credito non è solo un problema italiano. I salvataggi sono serviti, infatti, alle banche per mettere i bilanci a posto piuttosto che a favorire la ripresa dell’ economia». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- BANCA
- ECONOMIA & FINANZA