Crac Veneto Banca Codacons: appello ai risparmiatori
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fonte:
- Il Gazzettino
`l’ associazione invita tutti gli azionisti a presentare la propria costituzione di parte civile e chiedere il risarcimento dei danni
L’ INCHIESTA TREVISO Sull’ udienza preliminare del procedimento per falso in prospetto, ostacolo all’ esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e aggiotaggio che vedrà il 24 ottobre prossimo sul banco degli accusati l’ ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli stanno per piovere una marea di costituzioni di parte civile. Prima gli avvocati Luigi Fadalti e Sergio Calvetti, poi il Movimento per la Difesa del Cittadino, ora anche il Codancons riapre la possibilità per gli azionisti danneggiati di presentare la propria costituzione di parte civile e chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti. «Il Codacons – recita una nota – ha deciso di avviare una costituzione di parte civile di massa in favore degli azionisti di Veneto Banca: tutti coloro che intendano partecipare al processo e chiedere il risarcimento dei danni materiali e morali subiti possono partecipare all’ azione». Morale: migliaia e migliaia di carte che il gup dovrà prendere in esame in apertura di dibattimento. L’ INDAGINE Partita come una maxi inchiesta che coinvolgeva anche l’ ex presidente dell’ istituto di credito, Flavio Trinca, il condirettore Mosè Faggiani, e il responsabile dell’ amministrazione centrale Stefano Bertolo, per cui però i pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama hanno chiesto invece l’ archiviazione spiegando di non disporre di elementi sufficienti a reggere in giudizio le contestazioni nei loro confronti, questo troncone dell’ inchiesta sul crac della ex popolare ha partorito l’ ipotesi di tre capi d’ imputazione per un solo manager. Vincenzo Consoli è colui che, secondo i magistrati trevigiani «gestiva la banca come fosse una cosa sua. Ogni cosa veniva decisa da lui e chi non si atteneva alle sue decisioni veniva sostituito». Consoli è accusato di aver comunicato a Bankitalia, tra il 2012 e il 2013, un patrimonio gonfiato, perché dai 2,3 miliardi dichiarati dovevano essere tolti 430 milioni di azioni baciate, 131 di accantonamenti su rischi aggiuntivi e ulteriori perdite su crediti per 1,1 miliardi, oltre a 600 milioni di euro in più di crediti in sofferenza. Se contabilizzati, il patrimonio da 2,3 miliardi sarebbe sceso a 613 milioni. Veneto Banca fu in realtà il risultato di un effetto domino reputazionale, a partire dalle voci sulla necessita di cambiare il cda alla perquisizione della Guardia di Finanza avvenuta in diretta televisiva si era difeso l’ ex amministratore delegato nelle tre ore di interrogatorio davanti ai sostituti De Bortoli e Cama, ripercorrendo le tappe che hanno portato la ex popolare di Montebelluna da un ruolo di primo piano nello scenario del credito nazionale al crollo che ha condotto nell’ estate del 2017 alla sua messa in liquidazione amministrativa coatta. «Leggeremo le carte della richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Treviso – ha spiegato Andrea Arman, del coordinamento Don Torta – e poi faremo le nostre valutazioni. La strategia processuale dei truffati che rappresentiamo è comunque chiara: è evidente che c’ è stata una cattiva gestione della banca da parte di Consoli ma noi riteniamo che vi siano gravissime responsabilità da parte degli organi di vigilanza, a cominciare dalla Banca d’ Italia per finire con la Consob». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
denis barea
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