Crac Parmalat, Tanzi chiede perdono
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fonte:
- Libertà
Crac Parmalat, Tanzi chiede perdono
“Mi scuso con le tante persone danneggiate. E anche con i miei figli“
MILANO – All`inizio chiede perdono “alle tante persone che sono state danneggiate e che avevano creduto in me“. Alla fine chiede perdono ai propri figli “per aver compromesso il loro futuro“. Calisto Tanzi, imputato al processo Parmalat in corso a Milano, chiede ai giudici di rilasciare una “dichiarazione spontanea“. Si presenta in aula di buon ora ma viene chiamato davanti al tribunale solo alle 13. Tanzi si alza, si aggiusta il microfono e toglie dalla tasca un fascicolo di 16 pagine. E` il suo memoriale. C`è dentro il suo “mea culpa“, ma ci sono anche accuse alle banche. Le mie responsabilità. “Ribadisco di assumermi tutte le mie responsabilità come azionista e come amministratore di Parmalat“. Tanzi ha il groppo in gola, parla a voce bassa. “Parmalat, la mia Parmalat, non era e non doveva divenire quella che è stata definita una grande truffa“. L`ex patron di Collecchio dice di voler ripercorrere “le tappe di un sogno naufragato, il sogno della vita“. Già, ma perché si è infranto il sogno? Perché si è arrivato al crac? Se, come dice Tanzi, il latte, i biscotti, i succhi e i pomodori erano buoni ed erano venduti nel mondo, che cosa non ha funzionato nel meccanismo? L`ex numero uno di Parmalat punta il dito contro le banche e spiega: “Soltanto mesi dopo il mio arresto ho compreso le reali finalità di molte operazioni finanziarie poste in atto sotto la guida e il consiglio di importanti banche internazionali“. “Erano le banche d`affari ad inseguirci, malgrado i bilanci non fossero il massimo della trasparenza. Per mia incapacità ho trascurato la finanza della mia Parmalat. Io ho curato solo il lato industriale“. Una lunga crisi. Le difficoltà finanziarie, per Tanzi, cominciano addirittura “alla fine degli anni `80“. Allora Parmalat si salva grazie a “operazioni finanziarie“. Poi nel 1990 debutta in Borsa ma gran parte dei soldi raccolti dal collocamento delle azioni servono per pagare i debiti con le banche e ben poco finisce in cassa. “E` stato un rapporto drogato con gran parte degli istituti di credito – spiega – Loro mi proponevano operazioni che non ho mai compreso e credo non le abbia capite neanche Tonna“ (l`ex direttore finanziario del gruppo). I bond ai risparmiatori “Non ho mai saputo che le nostre obbligazioni fossero vendute a man bassa ai risparmiatori e lotterò fino alla fine per far sapere questa verità. Questa responsabilità io non ce l`ho“. Tanzi, in pratica, sostiene che quei bond (alla fine non rimborsati) erano destinati agli investitori istituzionali e che non dovevano finire sul mercato. Insomma, le banche lo avrebbero finanziato per guadagnare sulle commissioni, sul collocamento dei vari prodotti finanziari, sulle transazioni che Parmalat faceva in tutto il mondo. Tanzi cita alcune importanti banche straniere, Chase Manhattan Bank e Bank of America su tutte, ma aggiunche che “anche Mediobanca inizialmente si mostrò favorevole all`operazione di salvataggio“. I figli “Nel 2003, quando ho capito che la famiglia doveva fare un passo indietro, ho chiesto ai miei figli di prestare la loro fidejussione, compromettndo anche il loro futuro. Anche ai miei figli chiedo perdono“. Immediata la riposta del Codacons alle parole di Tanzi. “I risparmiatori italiani non vogliono le scuse, ma rivogliono indietro i propri soldi investiti in Parmalat. Questi cittadini non perdonano chi ha dilapitato i loro risparmi di una vita e non si fanno abbindolare da chi chiede perdono solo adesso, e chiede scusa solo per ottenere uno sconto di pena che non merita“. I falsi di Tonna Prima e dopo la deposizione di Tanzi hanno parlato il commissario straordinario Enrico Bondi e la consulente della procura Stefania Charuttini. Bondi, a proposoto di bilanci falsi, ha ricordato che “la centrale delle falsificazioni era senz`altro Parmalat e non c`è dubbio che le falsificazioni fossero fatte dagli stessi dirigenti“. Addirittura spietata l`analisi del perito della procura. Ha spiegato che i bilanci sono sempre stati falsificati, che i dati sulla liquidità erano fasulli. E altrettanto quelli sul fatturato. “Parmalat – ha detto – ha sempre pagato al Fisco tasse non dovute perché i bilanci reali erano in rosso. Ma i bilanci erano mascherati per dimostrare che tutto andava bene. E sull`utile fasullo Tanzi pagava le tasse“. “Messi insieme tutti i pezzi, all`appello manca ancora 1 miliardo di euro“. La Chiaruttini non può escludere niente, nemmeno che siano finiti in tasca a Tanzi (oltre alla scoperta di 930 distratti dalla famiglia).
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