Crac Parmalat, assolte le banche ed è bufera
MILANO Tutte assolte le quattro banche e sei manager imputati a Milano con l’ accusa di aver «gonfiato» con false comunicazioni al mercato i titoli della Parmalat e per aver emesso bond spazzatura facendo credere ai risparmiatori che il gruppo fosse sano quando in realtà sano non era: era già travolto da una valanga di debiti che, nel dicembre 2003, al momento del crac, hanno sfiorato i 15 miliardi di euro. E’ questo il verdetto con cui i giudici della seconda sezione penale del Tribunale, presieduti da Gabriella Manfrin, hanno scagionato Morgan Stanley, Citigroup, Deutsche Bank e Bank of America, finite sotto processo in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, così come i sei manager degli istituti di credito accusati di aggiotaggio. Tutti assolti o «per non aver commesso il fatto» o perchè «il fatto non sussiste». Una sentenza che ha sollevato molte critiche da parte delle associazioni dei consumatori truffati, ma che tra i «tecnici» in fondo non era poi così inaspettata, visto il precedente: il giudizio di primo e secondo grado – tra non molto arriverà anche quello della Cassazione – con cui in sostanza Tanzi è stato condannato, sempre a Milano e sempre per aggiotaggio e altri reati minori, a 10 anni di carcere mentre sono stati assolti i manager di Bofa e lo stesso istituto americano come responsabile civile. E così in un’ aula gremita di avvocati, manager, giornalisti, fotografi e cameramen, subito dopo la lettura del dispositivo, sono seguite strette di mano e abbracci tra i legali, mentre i pm Eugenio Fusco e Carlo Nocerino se ne sono andati scuri in volto. Tra i piccoli investitori, contando che circa 30 mila hanno transato con le banche, oltre 2 mila, tanti sono rimasti come parti civili al processo, non verranno risarciti a meno di un’ azione civile. E questo ha provocato una dura reazione delle associazioni: il Codacons ha definito le decisione «vergognosa»; Adicom, per voce del segretario generale Pietro Giordano, ha bollato la sentenza come «scandalosa». «Una truffa di questo genere – ha sottolineato Giordano – non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle banche che hanno collocato i titoli». E se tutti e quattro gli istituti di credito si sono detti «soddisfatti», perchè hanno sempre «agito nel rispetto della legge e con professionalita» e perchè «sono state riconosciute le nostre ragioni», ancor di più lo sono stati i difensori: «A 65 anni», ha commentato Nerio Diodà, difensore di Citigroup, «è l’ emozione per un grande atto di giustizia vera. Voglio fare i complimenti al tribunale di Milano che in una situazione difficile, in cui c’ erano pressioni, ha avuto la forza, la capacità e l’ indipendenza per un atto di grande correttezza. La Procura ha fatto l’ impossibile, ma gli elementi che le difese hanno portato in aula dimostravano inequivocabilmente l’ inesistenza del reato». Sulla stessa linea Guido Alleva, legale di uno dei manager di Deutsche Bank: «Questa sentenza», ha affermato, dimostra ancora una volta l’ indipendenza e la libertà di giudizio della magistratura giudicante milanese. A parer mio crolla il teorema che voleva le banche con il ruolo preconcetto di responsabili nel crac Parmalat e che vi fosse pertanto una comunanza di interessi con il gruppo di Collecchio». Il perchè i giudici sono arrivati ad assolvere tutti gli imputati lo si sparà fra 90 giorni, tanto ci vorrà per il deposito delle motivazioni, anche se par di capire che il Tribunale, pur riconoscendo l’ esistenza del reato di aggiotaggio, abbia ritenuto non ci sia la prova del concorso tra gli ex vertici del gruppo con le banche e i banchieri. Intanto in Procura il verdetto ha lasciato l’ amaro in bocca anche se è stata rivendicata la doverosità dell’ indagine che comunque in passato ha visto patteggiare Nextra e Ubs. I pm non sanno ancora se impugneranno in quanto, prima dell’ avvio del processo di secondo grado tutto sarà cancellato dalla prescrizione determinata dal «processo breve».
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