20 Febbraio 2012

Costa Concordia:il mistero della cocaina sui capelli di Schettino

Costa Concordia:il mistero della cocaina sui capelli di Schettino

 
Schettino drogato o no? Medici incaricati di eseguire le analisi dei campioni biologici, competenti o cialtroni? E’ giallo. Ma non è il solito mistero creato dalla stampa per far notizia. Questo è davvero un giallo : la droga sui capelli del comandante Francesco Schettino. Si tratta di un dubbio investigativo che possiamo definire ” vergognoso” sia perché è trascorso più di un mese dalla tragedia e i risultati sembrano essere ancora in alto mare, sia considerandone l’ importanza proprio ai fini delle indagini. Ma inchiesta a parte, questo aspetto doveva essere già stato chiarito, una volta per tutte, per rispetto di oltre 4.200 passeggeri e per tutti i familiari dei morti e dispersi della Costa Concordia . Insomma, Francesco Schettino ha o no assunto droga quella sera o nelle ore precedenti alla tragedia del 13 gennaio? Per il Codacons le analisi sulle urine e sul capello del comandante che escluderebbero l’ uso di sostanze stupefacenti sono totalmente inattendibili . “I risultati delle analisi sui capelli del comandante, condivisi il 16 febbraio dal consulente della procura di Grosseto, professor Marcello Chiarotti con i consulenti del Codacons – sostiene l’ associazione – hanno evidenziato la presenza di cocaina sui capelli e nell’ involucro che li conteneva ma totale assenza di metaboliti della cocaina nei capelli dello stesso Schettino”. Ma sui risultati dei prelievi cala un’ altra ombra ancora più inquietante: le analisi hanno accertato anche l’ assenza di sostanze di abuso nelle urine, compresa l’ assenza di benzodiazepine , che al contrario sarebbe dovuta essere presente nella pipì di Schettino dal momento che il comandante della Concordia aveva dichiarato di aver assunto ansiolitici. Sembra proprio che le analisi non siano state fatte attentamente. Certo, la cosa potrebbe non sorprendere nessuno considerando che non sarebbe la prima volta che ad un cittadino (Schettino o non Schettino) la malasanità consegni un referto che non è il suo. Ma questa volta il laboratorio d’ analisi non avrebbe dovuto sbagliare. Ammesso, ovviamente che lo abbia fatto. Certo è, che se la droga sia finita accidentalmente sulla folta e riccioluta criniera del capitano di Meta di Sorrento come se se la fosse spalmata nell’ atto di accarezzarsi i capelli, ci deve essere finita dopo lo ” sbarco” sull’ isola del Giglio. Sì, perché sembra quasi impossibile non immaginare che il comandante durante l’ abbandono della nave non abbia avuto nessun contatto con l’ acqua ( lui stesso ha ammesso di essere scivolato dentro la scialuppa) e considerando poi che anche la maggior parte dei naufraghi erano bagnati e infreddoliti. Inoltre è quasi inimmaginabile che non si sia lavato e “docciato” appena arrivato in albergo. Dunque come è possibile che la droga sia rimasta aggrappata al capello? Se sull’ argomento si potesse ironizzare verrebbe da chiedersi se anche lei, miss cocaina, abbia avuto paura del naufragio. Il consulente di parte nominato dal Codacons, professor Settimio Grimaldi “ritiene inattendibili i risultati della perizia, a causa del cattivo stato di conservazione dei reperti (urine e capelli) e ha chiesto dunque nuove e approfondite indagini per capire da dove provenga la cocaina rinvenuta sui capelli di Schettino”. Se quanto sostiene Grimaldi fosse vero, cioè i reperti in pessimo stato di conservazione, c’ è un altro aspetto che deve essere approfondito dalla procura grossetana: come è possibile che colui o coloro che vengono incaricati di svolgere dei rilievi così delicati conservino in modo non corretto reperti così importanti? Incompetenti o cialtroni? E poi: se davvero, come sostiene qualcuno, la cocaina fosse stata all’ interno del sacchetto di plastica che conserva i reperti, chi ce l’ avrebbe messa? Chi e quante persone hanno maneggiato il sacchetto? E’ un complotto contro Schettino? Altro aspetto curioso da approfondire. Purtroppo gli incidenti precedenti dovrebbero insegnare ma spesso vengono ignorati. Dopo la collisione del cargo Jolly Grigio con il peschereccio Giovanni Padre , il comandante della Capitaneria di Porto di Napoli, capitano Pasquale Lombardi non ha urlato come De Falco ma ha avuto un atteggiamento ancor più risolutivo e determinante che ha portato all’ arresto e all’ incriminazione per uso di droga del marittimo che era al timone della nave cargo, che assieme all’ ufficiale in plancia ha ucciso due persone: è salito a bordo, ha bloccato immediatamente tutti i membri dell’ equipaggio e li ha portati tutti, ma proprio tutti, in ospedale a fare le analisi drugs & alcol. I risultati? Senza nessun dubbio il timoniere è risultato fatto di cocaina.

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