15 Maggio 2020

«Così i nostri anziani sono stati colpiti e uccisi dal virus in casa di riposo»

morti e contagi nelle rsa: in procura i primi 3 esposti dei familiari. «né tamponi né mascherine, ci dicevano che andava tutto bene mentre il covid dilagava»
verona «Non venivano effettuati i tamponi né agli ospiti, né al personale e neppure ai nuovi ingressi nella casa di riposo». E poi «mancavano i dispositivi di protezione, le mascherine non c’ erano» e «noi parenti venivamo lasciati senza informazioni», «ci davano vaghe rassicurazioni, intanto i contagi si moltiplicavano e i nostri cari si ammalavano». I loro anziani sono stati uccisi o, nel «migliore» dei casi, contagiati dal virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, e adesso i familiari si appellano alla magistratura di Verona invocando «verità e giustizia». Nel loro caso, è accaduto a Villa Spada, struttura in centro a Caprino, dove in queste settimane i parenti degli ospiti hanno anche costituto un comitato per avere più voce e ottenere maggiore ascolto. Tre famiglie, però, hanno deciso di andare oltre: si sono rivolte all’ avvocato Stefano Cuoghi e hanno depositato 4 giorni fa altrettanti esposti-denuncia in Procura. Le storie che raccontano si snodano seguendo, purtroppo, lo stesso straziante copione: erano i giorni in cui l’ emergenza Covid stava dilagando ovunque, soprattutto in quelle case di riposo diventate improvvisamente da luoghi di protezione per i più fragili, a focolai di contagio e in tanti, troppi casi, di morte. Verona e provincia hanno pagato il dazio più elevato e doloroso in Veneto. E mentre i decessi nelle Rsa scaligere non si fermano (altri 4 sono avvenuti nelle ultime ore) e il totale ha ormai raggiunto quota 150, scocca adesso l’ ora delle denunce di figli e parenti. Finora,ad aver chiesto alla Procura scaligera di indagare sui «troppi errori commessi all’ interno delle strutture di residenza per anziani durante l’ emergenza sanitaria», erano stati Codacons e alcune rappresentanze sindacali. Da lì, il procuratore Angela Barbaglio ha delegato alla polizia giudiziaria l’ effettuazione di una serie di accertamenti ad ampio raggio per verificare se sussistano o meno i presupposti per l’ apertura di un’ inchiesta con ipotesi di reato ed eventuali indagati. Quelle profilate da consumatori e sindacati erano comunque denunce generiche, mentre questi primi tre esposti giunti dai parenti degli ospiti di Villa Spada risultano precisi, dettagliati e circostanziati. A partire dal fatto che, accusano i familiari, «all’ interno dell’ istituto sono entrati, provenienti da strutture ospedaliere, ospiti che non sono stati sottoposti a tampone e risultati in seguito positivi al virus Covid 19. Tali ingressi erano volti a non sovraccaricare gli ospedali che erano impegnati a fronteggiare i casi più gravi del contagio. L’ ingresso dei nuovi ospiti è stato fatto – obiettano – senza dividere gli entranti dagli ospiti già in struttura e ciò potrebbe aver determinato la diffusione del virus all’ interno di Villa Spada». Dal 5 marzo 2020 «la dirigenza comunicava, tramite il sito internet, che la struttura era chiusa fino a nuova disposizione impedendo così ai familiari la visita dei propri parenti – aggiungono – consentendo solo occasionalmente telefonate o videochiamate che avvengono tra le difficoltà dovute all’ età degli ospiti ed alla tecnologia utilizzata». Si punta il dito, inoltre, sul fatto che «non sono stati distribuiti i dispositivi di protezione individuale tra gli ospiti, né, sembrerebbe, tra i dipendenti e lavoratori dell’ Istituto, alcuni dei quali si sono ammalati di Covid 19». Secondo i parenti,«Villa Spada ha comunicato notizie contrastanti sulle condizioni di salute degli ospiti, almeno sette lavoratori della struttura risultano contagiati, non si hanno notizie certe sul numero dei decessi per Covid 19 nella struttura. I deceduti potrebbero essere molti di più, non tutti i familiari degli ospiti sono stati informati sulla diffusione del virus nella struttura». Errori,omissioni, negligenze? Interrogativi a cui, ora, i familiari attendono risposte dai pm.
laura tedesco

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